6. Termini

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- Signore? Signore? Mi scusi dovrebbe scendere.

Il sorriso della capotreno è l'unica cosa che riesce a distinguere in mezzo alle macchie informi prodotte dalla vista offuscata dal

sonno.

- Signore, il treno termina qui la corsa. Per cortesia, deve scen­dere.

D'istinto guarda l'orologio, nessun ritardo, poco meno di tre ore per percorrere il tragitto, come previsto dal sito delle ferrovie. Fuori dal finestrino il consueto viavai di passeggeri anima i mar­ciapiedi della stazione Termini.

Non dice nulla, si alza dalla poltroncina di prima classe e si ag­giusta la cravatta, la guarda perplesso, non gli era parsa di quel ter­ribile giallo maionese ossidata quando a tentoni l'aveva estratta dal cassetto nell'oscurità rischiarata appena dall'abatjour. Anche se, in fondo, il vero problema è la camicia marrone nutella, una combi­nazione così tossica da renderlo passibile di denuncia ai NAS.

Considerando la giacca blu cobalto a corredo, è forse tra gli accostamenti peggiori riusciti al commissario Sammarchi, solo un poco più raffinato di quello camicia terra di Siena, giacca rosso di Montalcino e calzoni verde prato sfoggiata nel corso dell'interro­gatorio di un pericoloso malvivente: c'erano colleghi pronti a giu­rare che il delinquente avesse risposto a ogni domanda senza reti­cenze, pur di levarsi davanti lo spettacolo offerto da Sammarchi.

Leggende metropolitane, ovviamente, ma d'altra parte che ne sapevano loro di cosa avrebbe significato per lui accendere la luce per vederci meglio e affrontare il risveglio della dolce consorte: tanto valeva cercare di prendere a calci Chuck Norris.

Libera il trolley da sotto il sedile davanti allo sguardo piccato della capotreno che saluta con un cenno della mano accompagnato da un grugnito, poi si dirige verso l'uscita.

La porta pneumatica in fondo al vagone scompare nell'interca­pedine laterale con uno sbuffo, la oltrepassa e scende dal Freccia Rossa.

Sono trascorsi dieci anni da quando ha messo piede lì l'ultima volta; tuttavia, la stazione principale della capitale continua a of­frire il medesimo spettacolo di gente varia che anima quella sorta di set occasionale. Un set dove un regista invisibile gira i ciak dei momenti della partenza e dell'arrivo; protagonisti assoluti, i viag­giatori con i loro bagagli, siano essi pesanti borsoni, semplici ven- tiquattr'ore o intangibili emozioni. Sullo sfondo, come comparse, si muovono manovratori di muletti, agenti dalla Polfer, barboni, ferrovieri, venditori abusivi. Solo la scenografia è cambiata: pan­nelli LCD ovunque forniscono ogni tipo d'informazione, insegne sfavillanti sovrastano vetrine di negozi che espongono merci dei generi più diversi.

Assorbito da queste osservazioni giunge alla fine del binario, si ferma solo un istante per seguire con lo sguardo il treno che senza fretta riparte per il deposito.

- Commissario?

Si gira di scatto verso la voce.

- Commissario Sammarchi? Luca Sammarchi?

Non risponde e si limita a un cenno ambiguo con il capo.

- Buongiorno.

- Le sembra un buongiorno? - dice indicando camicia e cra­vatta.

- Il commissario Delfi me lo ha detto che l'avrei riconosciuta

al volo!

Sammarchi in silenzio fissa la ragazza nell'uniforme blu della polizia.

- Appunto, per via dell'abbigliamento. - indica con un gesto imbarazzato i vestiti indossati dall'uomo.

- Oh certo, Giovanni Delfi, il solito buffone.

- Agente scelto Greco, Barbara Greco. Piacere.

La ragazza sorride e tende la mano aperta, Sammarchi la guar­da alcuni istanti poi le porge la maniglia del trolley - da che parte andiamo? - chiede.

La poliziotta resta un attimo interdetta e afferra la maniglia, poi fa un cenno verso l'atrio principale.

- Di qua.

Una volante è parcheggiata, negli spazi riservati, proprio oltre le porte di cristallo che si aprono sull'animato piazzale davanti alla stazione. Sistemata la valigia di Sammarchi nel baule i due salgono in auto.

- A giudicare dal bagaglio si fermerà pochi giorni.

Gli occhi castani della ragazza guardano alternativamente la strada e Sammarchi.

- Ripartirò domenica, nel pomeriggio.

- Mi accennava il commissario Delfi, che è qui per quel proces­so: la catastrofe edilizia di parecchi anni fa.

- Buffone e indiscreto.

Barbara ride - Lo conosce bene.

-Anche troppo. Comunque sì, domani testimonierò in udienza.

- Da quanto tempo conosce il commissario e come è coinvolto in una faccenda di così tanti anni fa?

- Vedo che frequentando Delfi è rimasta contagiata dalla sua propensione all'indiscrezione.

- Dovrebbe essere una qualità per una poliziotta.

Sammarchi non risponde.

- In questi casi si dice touché.

L'uomo sospira con rassegnazione - Dieci anni fa ero in servi­zio alla questura con l'incarico di ispettore capo e...

Una scarica dalla radio di servizio irrompe nell'abitacolo.

- Vecchio orso! Non ci contavo granché sul fatto che ti avreb­bero recuperato prima che ti smarrissi definitivamente per le strade della capitale.

- Invece, per tua sfortuna, sì.

- Anvedi, è proprio Sammarchi! Come butta?

- Sono stato meglio, ma non mi lamento.

- Tu che non ti lamenti? Ma nun me di'! Comunque, agente Greco, c'è una piccola variazione sul programma.

- Mi dica, commissario.

- Non sono ancora rientrato alla questura, mi raggiunga con Sammarchi qui.

- Sul luogo della segnalazione di stamattina?

- Hai visto, Samma', che ragazza sveglia ti ho messo alle costo­le? Sì Greco, vi aspetto qua e fate in fretta. Chiudo.

Un'altra scarica e la radio si zittisce.

- Fretta in questa bolgia è un concetto che non esiste.

Alle parole della collega, Sammarchi guarda oltre il vetro del finestrino, verso il lungotevere ingiallito dall'autunno romano, la distesa di auto che circonda l'Alfa con la livrea della Polizia sem­bra essere lì da sempre nonostante avanzi di alcuni metri ogni mi­nuto. Se non fosse per i modelli del tutto diversi delle vetture, non saprebbe come giustificare gli anni trascorsi dall'ultima volta che il traffico capitolino lo aveva imbottigliato, anche se allora spesso lo attraversava con l'Alfetta del "pronto intervento", a sirene spie­gate e lampeggianti accesi.

Era stato così anche quella sera in pieno agosto, poco più di dieci anni prima.

Dove scorre il maleWhere stories live. Discover now