Parte 1 - IRLANDA 1856

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Tutte le volte che Newt sognava, faceva sempre lo stesso sogno, ricorrente e assillante.

Non è che ci volesse molto per quello, la sera era così stanco che chiudendo gli occhi piombava subito in quello stato, senza nemmeno accorgersene.

Bam.

Cadeva addormentato.

E' che il sogno non era di quelli che poteva fare uno come lui,cresciuto dalla terra granulosa, con i piedi sempre scalzi e uno straccio per vestiario. Non c'erano nel suo sogno le rane e i rospi,le pecore rustiche o le foche d'Irlanda a cui era abituato.

Rumore di onde.

C'erano creature alate magnifiche, mani guantate da iridescenti scaglie che brillavano come gemme, lingue lunghe due metri che ti si attorcigliavano attorno ai fianchi come le corde delle altalene per bambini che si appendono per gioco sugli alberi.

Risate.

Nel sogno c'erano truppe, roccaforti diroccate, gallerie e tunnel sotterranei, alberi dai pomi enormi e coloratissimi, fiori con le spine nel centro dei loro piccoli soli, dai luccicori come il miele appena stillato dal favo.

Però non era qualcosa che aveva visto. Non c'era eroismo nella sua vita,c'erano cavoli marciti nel fango, piantagioni di patate invase di paglia e scogliere rocciose talmente affilate, che ti sanguinavano i polpastrelli solo a pensarle.


Quando dormiva, accoccolato come un Irish Wolfhound- un levriero irlandese-sentiva genti in armature scintillanti, con lunghissimi pennacchi di code di un pavone, le dita allungate culminanti in luci balenanti e artigli, come nei racconti. Dopo banchetti e feste che duravano settimane intere. C'era sempre tanto cibo a quelle feste, ma aveva un aspetto insolito, qualche volta si muoveva oppure si nascondeva e incerti casi se stuzzicato con un cucchiaio dentellato- un'altra delle stranezze di quel luogo onirico- si ribellava con uno spruzzo vigoroso, suscitando le risate di quelle comparse tutt'attorno.


«Newt! Vieni subito a darmi una mano!»

Si svegliava completamente sudato e aveva bisogno di ben due immersioni della faccia nel secchio d'acqua,

Arrivo,ho ancora addosso questo sudore come una schifosa patina.

Gli pareva di doversela togliere, era come avere una pellicola sulla pelle. No, lo era, una pellicola sulla pelle.

Una cosa che, tolto il freddo, lo faceva rabbrividire.

L'attesa,la faceva sempre urlare.

«Ho detto arrivo.»

-Dorme in piedi il tuo unico erede -

Accusava lei al tavolo ogni ritorno al marito.

Il padre diceva che il figlio aveva i folletti nella testa e un cuore da Puca e l'umore di una banshee. Ma non faceva sul serio, era solo per fargli prendere sul serio i suoi doveri. Le occhiate di sua madre e i suoi inviti alla preghiera cattolici erano più pesanti per lui da sopportare, si lamentava di essere o troppo piccolo per capire o troppo grande per quelle cose. Sopportava meglio con più stoicismo le botte che la religione.


La verità era che nemmeno lui aveva una qualche spiegazione, non ne faceva alcun cenno, si sentiva così. Che era meglio non dire niente.

Soprattutto quando gli raccontavano di come erano passati dal coltivare alla scogliera e alle barche, alle reti e al mare, come tanti altri che morivano di fame durante la Grande Carestia. In quei momenti non la finivano più di dargli del lavoro da fare e farglielo svolgere tutto continuando a ripetere che doveva essere grato, che loro avessero faticato un'intera vita, che con immensa generosità erano sopravvissuti e perchè vivesse lui. Grazie, grazie.

Tornerò lì anche stanotte?

Non un sogno qualunque. A volte è stare qui che sembra non essere vero.

Era la vita reale a sbiadire a confronto. Ma perchè lo sentiva sempre più intenso?




Dietro il campo c'era la tomba di due sorelline più piccole di lui,morte a quattro e cinque anni. Li separava da lui un paio di anni appena e le ricordava con i loro unici abitini, non tanto diversi dallo straccio che aveva lui, con il quale le avevano sepolte. Se le era portate via una malattia e il freddo, gracili come erano, tutte e due nello stesso anno a distanza di otto mesi.

Non doveva andare così. Quell'inverno abbiamo avuto così poco in tavola.

Sua madre aveva pianto molto. Infine aveva ripreso a darsi da fare, a stare all'aria aperta. La mamma non riusciva più a fare le cose come prima, da allora, sembrava che i pesi le fossero diventati intollerabili, pur continuando a reggere con infinita fierezza.

Allora lui la aiutava e sapeva di renderla felice in qualche modo, anche se non sorrideva mai.


Era suo padre a sorridere spesso.

Che tipo!

Una rada barbetta, un occhio mezzo chiuso per il calcio di un somaro e su quel lato la bocca un pò storta, le sue mani erano ruvide, callose.

Il sale della terra.

Andava matto per le patate quando c'erano, proprio come tutti loro. Un marchio irlandese nel sangue. Nella sua vita Newt aveva mangiato carne di montone solo 4 volte a sua memoria, ma la mamma sapeva fare il brodo con qualsiasi uccello, roditore e qualche volta con le rane o un piatto se andava bene con qualche piccolo uovo trovato nei campi.

Era lui a procurare questi ingredienti, cioè a parte il montone,camminando dove sapeva che poteva fare la posta e prendersi qualche cosa di buono. Aveva imparato i colori e gli odori delle foglie migliori per la minestra, anche se ci andava bene anche dell'ortica,nel caso peggiore.

Tutto pur di non sentire quelle ragazzine cantare: ti si vedono le costole Newt, tutte le volte che vado a pescare alla scogliera a torso nudo.

Il pesce lo mangiava come tutto quello che gli capitava, ma dato che si erano solo convertiti alla pesca i genitori, non erano poi tanto bravi. Miglioravano ma non erano niente di che.

Il pesce ha un cattivo odore e gli occhi strani, sembra sempre vivo e da vivo sembra sempre morto.


Farsi degli amici in quei posti sperduti era difficile, tutte le famiglie si conoscevano ma a quanto pare non si sopportavano molto.Soprattutto odiavano sua madre e quando ne parlavano così male, a Newt passava ogni fantasia di stare ad ascoltarli e se ne andava da solo a camminare e schiarire le idee, per far passare il tempo.

Non sapeva per cosa ce l'avessero, aveva solo capito che sua mamma dopo essere rimasta incinta era sparita di casa per un periodo.

Rubata dal tempo.

Il padre non ne parlava mai, anzi se chiedeva veniva battuto. Se chiedeva a sua madre, anche lei lo batteva, e così aveva smesso di domandare.

Si era però reso conto che questo evento aveva cambiato un pò il rapporto fra i genitori, perchè ogni tanto suo padre faceva battute e allusioni sull'andarsene a fingere di fare la guerra come i feniani.

La mamma taceva imbarazzata e sbagliava sempre la cottura in quei casi se stava cucinando e si cenava con cose bruciate o mezze crude.

Passavano gli anni, lui diventato grande, ancora ignorava tutta quella storia.

Irish FolkWhere stories live. Discover now