28. Conforti

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«Find me and I'm gonna bleed with you.»

Haeun's pov

Non ero riuscita a chiudere occhio quel pomeriggio. Taehyung era andato via dopo aver ricevuto una telefonata da parte del poliziotto dai capelli corvini e non era ancora tornato sebbene fossero passate già quattro ore. Per tutto quel tempo non avevo fatto altro che tormentarmi con i mille pensieri che mi stavano poco a poco rendendo pazza. Jeonghan non mi rispondeva da giorni, Taehyung e la sua squadra avevano trovato un corpo senza vita e i documenti riportavano nome e cognome del mio migliore amico. Le probabilità che si trattasse di lui erano davvero alte, per non dire che era sicuro al 100%. Le lacrime non si erano volute fermare nemmeno per un secondo durante tutto quel tempo. Continuavano a rigarmi la faccia con costanza e il mio cuore faceva male davvero. Sentivo una strana sensazione alla pancia e tutto ciò che riuscivo a vedere era il bel viso del mio migliore amico... come sarei andata avanti senza di lui? Le sue battute, i capelli più belli dei miei, tutti i ricordi che avevo con lui, i bei voti, quelli brutti, gli appoggi per tutte le mie scelte, giuste o sbagliate, i suo sorrisi sinceri. Come avevo potuto metterlo in un pericolo così grande? Lui, che era sempre stato accanto a me, come avevo potuto fargli una cosa del genere? Asciugai una lacrima con la mano mentre stringevo le ginocchia contro al petto. La mia testa era in più totale confusione e più cercavo di pensare più mi faceva male. Avrei voluto tanto correre da lui, andare a vedere se era casa, parlare con i suoi genitori... ma avevo promesso a Taehyung che non sarei uscita di casa da sola, e non potevo tradire la sua fiducia, non a lui che me ne trasmetteva così tanta. Eppure non sapevo che fare. In quel momento mi sentivo così sola, intrappolata. Pensare a mio padre e a tutto quello che stava facendo per trovarmi mi faceva mancare il respiro, mi stringeva in una morsa e persino cercare di prendere aria mi faceva male ai polmoni. Sarei dovuta tornare a casa per il bene di tutti. Singhiozzai ancora mentre tutto mi appariva nero. Non riuscivo a trovare soluzione migliore per non permettere più a mio padre di uccidere qualcuno per causa mia, ma allo stesso tempo avevo una paura terribile di ciò che sarebbe successo quando sarei stato davanti ai suoi occhi. Paura di non riuscire più ad essere libera di sentirmi me stessa, paura di essere di nuovo intrappolata in quella casa infernale, in quella famiglia infernale. Avrei semplicemente voluto sparire dalla faccia della Terra per sempre, come se non fossi mai esistita. «Haeun.» quella voce tutto d'un tratto mi fece sobbalzare.

Presa così tanto dai miei pensieri non avevo sentito la porta aprirsi e con gli occhi ancora bagnati dalle lacrime alzai lo sguardo su quello di Taehyung, che dispiaciuto si grattava il collo mentre si avvicinava sul divano, dove mi aveva lasciata cinque ore prima. Non mi ero mossa da lì nemmeno per un minuto, e ora sentivo il corpo dolorante. «Vorrei davvero tanto poter fare qualcosa per te.» si sedette accanto a me e mi abbracciò all'improvviso forte tra le sue braccia calde. Questo non fece che accrescere il dolore che provavo dentro di me. Avevo così tantra paura di metterlo in pericolo, così tanta paura facesse la stessa fine di Jeonghan, degli altri. «Ascoltami.» aggiunse mettendo le mani sul mio viso, costringendomi a guardarlo. I suoi occhi belli incontrarono i miei ed io sentii l'imbarazzo riaffiorare. Asciugò le mie lacrime con i pollici e mi lasciò un bacio sulla fronte che mi fece perdere, per qualche secondo, la concentrazione. Erano calde. «Adesso non devi pensarci. So esattamente come ti stai sentendo in questo momento. Mia madre è morta quando avevo sedici anni e mio padre è scomparso misteriosamente tre anni fa, ma sai cosa mi ha spinto ad andare avanti?» aver appreso il suo passato mi aveva fatto spalancare gli occhi, anche lui era rimasto da solo e odiai questa cosa. Lui non lo meritava. In risposta alla sua domanda agitai la testa mentre lui asciugava ancora i miei occhi con i pollici. «Il fatto che prima o poi avrei trovato la giustizia che cerco. Sai, ho voluto fare il poliziotto come lavoro perché credevo fermamente che la giustizia dovesse esistere per tutti. Quindi m'impegnerò sempre che giustizia sia fatta per tutti coloro  a cui è stata strappata via la vita, e lo farò anche per Jeonghan. Haeunnie, lui non vorrebbe vederti ridotta in questo modo.» continuò. Agitai la testa sempre più frustata e triste. Non riuscivo a smettere di pensare che era tutta colpa mia. «Se solo non fossi scappata di casa.» risposi arrabbiata con me stessa, stringendo i pugni. Taehyung agitò la testa, spostando i capelli dal mio volto. «Non incolparti per aver voluto rincorrere la tua libertà. Essere liberi di esprimersi, di ascoltare ciò che si vuole e di frequentare chi si vuole non è un reato, ricordalo.» passammo quella serata in quel modo. Per distrarmi mi parlò tanto di lui, quel suo essere per versi bipolare, della sua relazione, della sua infanzia felice, della scomparsa di suo padre e anche se per poco era riuscito a distrarmi. Era calata la notte. Ero mezza addormentata quando Taehyung mi posò sul letto della mia camera, ma prima che andasse via gli afferrai un polso e lo costrinsi a voltarsi. Non avevo aperto gli occhi, mi sentivo così stanca. «Taehyung, come ti comporteresti se la persona per cui più provi fiducia ti tradisse?» non sapevo in realtà perché gli stavo chiedendo una cosa del genere. Se fossi stata io la persona per la quale provava questo sentimento, come era successo a me, ed io avessi deciso di andarmene via per non metterlo in pericolo, tradendo quindi ciò che mi aveva raccomandato di non fare, come si sarebbe sentito? Avevo bisogno di saperlo. Lui in silenzio per un po', poi lo sentii sospirare. «Non lo so. Non so come mi comporterei a dire il vero.» disse. Strinsi ancora la sua mano. «Non te ne andare.» sussurrai prima di crollare stanca. 

||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸Where stories live. Discover now