capitolo 22

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Essere o non essere, questo è il problema. È forse più nobile soffrire, nell’intimo del proprio spirito, le pietre e i dardi scagliati dall’oltraggiosa fortuna, o imbracciar l’armi, invece, contro il mare delle afflizioni, e combattendo contro di esse metter loro una fine? Morire per dormire. Nient’altro. E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore, e le mille offese naturali di cui è erede la carne! Quest’è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire per dormire. Dormire, forse sognare. È proprio qui l’ostacolo; perché in quel sonno di morte, tutti i sogni che possan sopraggiungere quando noi ci siamo liberati dal tumulto, dal viluppo di questa vita mortale, dovranno indurci a riflettere. È proprio questo scrupolo a dare alla sventura una vita così lunga! Perché, chi sarebbe capace di sopportare le frustate e le irrisioni del secolo, i torti dell’oppressore, gli oltraggi dei superbi, le sofferenze dell’amore non corrisposto, gli indugi della legge, l’insolenza dei potenti e lo scherno che il merito paziente riceve dagli indegni, se potesse egli stesso dare a se stesso la propria quietanza con un nudo pugnale?

Pov T/n

Aprì lentamente gli occhi sentendomi tutta rotta, e li ricchiusi per colpa della luce del sole e dal troppo dolore.

Gli aprì lentamente guardando l'orologio accanto a me, erano solo le sei e mezza del mattino, per tutta la notte non feci altro che curarmi le ferite e muovermi nel letto dal troppo dolore, e mi accorsi di essere a terra, ma no nel mio letto.

Mi alzai lentamente sentendo schioccare tutte le ossa del mio corpo fasciato, andai in bagno, togliendomi nel frattempo le garze.

Riempì la vasca di acqua calda sapendo che poi avrei urlato dal dolore.

Misi i piedi nella vasca per poi immegere tutti il mio corpo sussultando dal dolore, affondai la mia testa sott'acqua.

Cominciavo a sentire l'aria mancarmi,ma restai immobile, mentre sentivo le mie maschere supplicarmi ad andare in superficie, ma io non volevo ascoltarlo, sentivo il bisogno di zittire tutto ciò che era intorno in me,insieme alla mia vita, avrei voluto farla finita per sempre, ma poi andai di scatto in superficie respirando affannosamente.

Avevo i capelli davanti agli occhi, mi rannicchiai al bordo della vasca e delle lacrime amare scesero lungo le mie guance, mentre pensavo a ieri, alle parole di Jeff.

Io e te siamo uguali T/n

Cercai di non sentire quelle voci tappandomi le orecchie, ma non avevo ottenuto niente, mi alzai dalla vasca senza mettermi l'asciugamano, e sentì un po' di sollievo nelle ferite, andai in camera mia davanti allo specchio.

Il mio corpo pieno di lividi e cadaverico, i miei capelli lunghi e ricci bagnati ricadevano lungo le mie spalle, mi guardai con una smorfia di disgusto..

"Sei una assassina ecco cosa sei T/n" dissi per poi vestirmi e mettermi in marcia verso la scuola.

Incontrai Alison che mi sorrise e mi salutò calorosamente e io ricambiai.

Mi sedetti al mio solito posto aspettando il suono della campanella, e venne il professore di ieri, che cercava di capire ciò che si nascondesse dentro di me.

Vidi Anna sedersi accanto a Sara e la cosa mi fece rattristare, ma cercai di fare finta di niente, sentivo un nodo alla gola, ma cercai di ignorarlo, e le mie maschere coprirono il mio dolore.

Passò l'ora e Anna non mi considerò non fece altro che parlare con Sara, mentre sentivo un grosso macigno, mi alzai dalla sedia e andai in bagno sentendo gli occhi bruciami.

Mi appoggiai allo stipite della porta, per poi scivolare lungo esso sedendomi a terra portandomi le ginocchia a terra e singhiozzando, sentì una mano sulla spalla, alzai lo sguardo ed era Alison che si sedette dinnanzi a me, la guardai per un momento.

solamente un gioco Where stories live. Discover now