Chapter 6

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La cera colava dalla candela accesa come lacrime su una guancia.

Non era una bella candelina di compleanno: un po' rinsecchita, storta, ed aveva sicuramente visto almeno altri cinque o sei festeggiamenti, ma era pur sempre una candelina e faceva ancora il suo lavoro.

Kirishima si intrufolò nel letto di Bakugou con in mano il duro lavoro di quel pomeriggio: riuscire a rubare dalla dispensa una singola merendina senza doverla dividere con altri, in una casa con una dozzina di persone all'interno, era stata una vera impresa. Era così fiero del suo dolcetto un po' schiacciato, la candelina malconcia e il piatto bianco senza crepe, il migliore che aveva trovato nella dispensa, che non riusciva a togliersi il sorriso dalla faccia.

Porse il piatto all'amico, noncurante della possibilità che fosse addormentato.

-Tanti auguri Bakugou!- gli sussurrò piano all'orecchio, per non svegliare l'enorme mole russante dell'uomo che aveva accettato di tenerli con sé per un periodo di tempo, dormiente proprio nel letto di fianco a quello del biondo. Il suo russare coprì quasi del tutto le parole di Eijiro, che nel mentre, per chinarsi verso l'altro, aveva quasi rovesciato tutto rischiando di mandare a fuoco l'intera casa.

-Grazie- disse Katsuki, ancora sdraiato, che guardava un punto lontano nel buio della camera. Era effettivamente sveglio, ma ormai aveva problemi di insonnia da mesi. Il tremolio della piccola fiamma illuminava parzialmente il suo volto, incavandogli ancor di più le enormi occhiaie sotto gli occhi.

-Beh, non sei contento? Domani usciremo finalmente da questa topaia! Sei un uomo adulto ormai eh? Dai, forza, tirati su! Non sai quanto ho dovuto faticare per rubare questa schifosissima merendina, credo sia pure scaduta- provò a ridacchiare Kirishima, prendendo il ragazzo per un braccio, cercando di farlo alzare. Quest'ultimo tirò su il busto quasi con riluttanza, mettendo l'altezza dei suoi occhi al pari con quelli dell'amico. Guardò il dolce improvvisato con sguardo quasi assente.

-Beh? Cos'è quella faccia da zombie? Andiamo, mangiamoci questa schifezza e speriamo che la notte passi velocemente-

Kirishima si sentiva sconfitto. O deluso. O arrabbiato. Un mix di emozioni, che non sapeva nemmeno lui decifrare.

Ci stava provando, questo era ovvio, e mai avrebbe smesso di provarci. Erano rimasti soli, letteralmente. Potevano contare solo uno sull'altro, ma il ragazzo sentiva che qualcosa non andava.

Ci stava provando.

Bakugou si era completamente lasciato andare, si era perso.

Era difficile portare un macigno simile, la sopravvivenza fisica ed emotiva di due adolescenti appena maggiorenni, solo con le sue gambe.

Era possibile che non vedesse alcuno suo sforzo? I suoi piccoli e grandi gesti erano invisibili?

Quel corpo morto che un tempo ospitava il suo amico, del quale, attualmente, era anche innamorato, sembrava animato da una disperazione animale soltanto quando parlavano dell'epidemia o facevano sesso. La foga con cui gli urlava addosso tutte le sue teorie del complotto era la stessa con la quale gli afferrava i capelli o gli graffiava la schiena pervaso dal piacere. E in quei momenti si innamorava di nuovo. Rivedeva l'animo combattivo del suo vecchio amico di liceo, la grinta, l'esaltazione; era convinto che fosse tutto nascosto, dentro quell'enorme gabbia che lo teneva ancorato a terra.

Ringraziò che il buio nascondesse i suoi occhi ormai pizzicati dalle lacrime, nonostante la luce tremolante della candela. Cercò di dare alle sue corde vocali un'intonazione gioiosa.

-Dai Katsuki. Soffia sulla candelina, esprimi un desiderio-

La sagoma di fianco a lui si mosse leggermente, sentì le gambe dell'altro sfiorargli le sue sotto le coperte. Nonostante fossero fianco a fianco e le loro braccia si sfiorassero, Bakugou appoggiò la testa al muro, allontanandosi dall'amico e dalla sua sorpresa di compleanno. I lineamenti della mascella, del naso, che proiettavano il corpo del ragazzo verso l'età adulta, danzavano sotto la luce ballerina della fiammella.

-Non ho niente da desiderare. Ho finito di credere in queste cazzate anni fa-

La figura nel letto di fianco si mosse; si fermò nuovamente per poi alzarsi e guardare nel buio i due adolescenti, illuminati debolmente. Katsuki aveva usato un tono di voce fin troppo alto.

-Avete finito di gridare a quest'ora della notte, tornatevene a dormi.. hey ragazzino ma quello che è?- disse l'uomo, strappando di mano a Kirishima il piattino con sopra la merendina intatta. La voce era impastata dal sonno, segno che gli ci sarebbero voluti quei dieci o quindici sguardi spostetti in più per rendersi conto del furto subito.

Ormai Kirishima contava i secondi mancanti all'arrivo della sfuriata da parte del proprietario di casa. Si girò verso l'amico, nella speranza di un qualche supporto morale per sorreggere gli insulti e le urla dell'uomo, ma vide che Bakugou si era nuovamente messo a dormire, dandogli le spalle. Il suo cuore sprofondò ulteriormente.

Ci stava provando.

Ma ogni giorno era sempre più difficile.





La leggera brezza che gli soffiava delicata sul naso, passando da quel minuscolo spiraglio della finestra oscurata, gli ricordava i weekend marittimi con la sua famiglia. Era una sensazione stranamente piacevole ricordare le facce dei suoi genitori; non erano esattamente nitide, ma non gli importava. Il sorriso di sua madre aveva l'odore delle foglie di limone: non aspro come il loro frutto, ma comunque vivace e brioso.

"Come posso dimenticarmi il volto di mia mamma?", a volte si chiedeva. Ma il ricordo di quella risata delicata, del tocco delle sue mani sul suo viso, quello strano odore che le lasciava l'aglio sulla punta delle dita.. era quella sua mamma, non due occhi e un naso, ma la sicurezza che gli aveva sempre fatto provare.

Dio se era difficile.

Inoltre quella fastidiosa sensazione allo stomaco era inchiodata lì da anni, mesi, ma nonostante il tempo non si voleva smuovere.

Nemmeno l'abitudine era riuscita ad acquietare quel buco immaginario proprio al centro del suo stomaco, ed ogni mattina era sempre una fatica immane tentare di ignorarlo e muovere le gambe per arrivare in cucina. Ogni giorno sembrava allargarsi sempre di più, lentamente, con malignità; sembrava gli risucchiasse tutta la voglia di vivere, di ridere, di fare qualsiasi cosa.

Fino a quando si fosse mosso, però, non c'era nessun problema.

Dopotutto, una motivazione che lo spronasse a vivere le sue giornate in quel piccolo appartamento buio l'aveva.

Finché avesse avuto quella piccola, grande, fragile e ferrea motivazione viva e vegeta al suo fianco sarebbe andato anche in capo al mondo.

Anche incontro alla morte.





-Sa perché il suicidio non è accettato dalla Bibbia, signor Hinohara?-

La figura di fronte a lui si muoveva a passi lenti, saggiando il pavimento con quelle solcate ampie, così teatrali. Sembrava un attore sul suo palcoscenico, completamente immerso nell'atto che stava recitando, completamente padrone della scena.

Non riusciva a guardarlo in volto, con quel suo sguardo così sinistro, i suoi occhi così ridenti in una situazione così sinistra e contorta: il solo guardarli lo mandava in bestia, lui, che era sempre stato una persona così piacevolmente calma e riflessiva.

-Non credo che lo sappia, dopotutto è uno scienziato. Gli scienziati non hanno fede nel nostro Signore. Voi credete solo nelle verità effettive, come se potessero regolare l'intero universo.. glielo spiego io perché il suicidio non è accettato in molte religioni- fece una piccola pausa sospirando, come se stesse preparando un importante discorso - Se Dio è padre per l'umanità nessuno può suicidarsi, perché la vita umana appartiene a Dio; è un dono gratuito che egli ci ha fatto di cui dovremmo essere riconoscenti e, siccome noi esistiamo in lui, non si può uccidere ciò che appartiene alla Vita stessa- mentre parlava gesticolava con le mani, disegnando degli ampi cerchi facendo roteare i polsi -Ma se invece fosse Dio stesso a volere la nostra morte? Signor Hinohara, sta seguendo il mio ragionamento?-

No, no che non lo stava seguendo. Aveva passato le ultime quattro o cinque ore ad ascoltare tutti i discorsi degli invasati rintanati in quel luogo, e l'unico suo desiderio sarebbe stato quello di addormentarsi sul posto, di spegnere il contatto col mondo esterno e dormire per tante, lunghissime ed interminabili ore.

I tagli e i lividi sul suo corpo pulsavano notevolmente, ed insieme a quella voce che ormai gli ristagnava gracchiante nell'anticamera del cervello, la sensazione della sua stessa presenza in quel luogo gli provocava una frustrazione mai provata prima.

Non sentì il violente schiaffo sulla guancia già gonfia e sanguinante, ma lo spostamento d'aria provocato dall'impatto. Fu come un leggero soffio ristoratore, che lo riportò, purtroppo, completamente conscio del suo corpo.

-Sì- si ritrovò a rispondere, flebile.

-Le stavo dicendo, e se fosse Dio stesso a volere la nostra morte? La storia cambierebbe notevolmente, non trova?- ancora altri passi, così leggeri da non produrre alcun suono nonostante fossero in una stanza piuttosto ampia. Le suole delle scarpe sollevavano piccole nuvolette di polvere ogni qualvolta si posavano sul pavimento.

-Ai nostri politici non interessa nulla della nostra vita, benché meno della nostra morte. Ma a Dio sì. Le faccio un esempio; i giornalisti riportano spesso notizie relative a suicidi di grandi imprenditori, con il fallimento inevitabile della loro azienda. Li descrivono come uomini avari, pieni di debiti, che ricorrono all'ammazzarsi per scaricare i loro problemi sugli altri. Ma dei loro familiari ci dicono qualcosa? Magari anche loro si sono uccisi per aver ereditato debiti enormi, o potrebbero aver rinunciato al patrimonio. Ma non dicono niente. Questo perché la morte di una persona serve solo a far notizia, ai giorni nostri. I politici! Insabbierebbero la morte della loro stessa famiglia pur di non rovinarsi l'immagine. Capisce signor Hinohara in che mondo malato viviamo?-

Hinohara capovolse la testa per guardare il soffitto, una distesa di cemento armato interrotta ogni tanto da qualche sporadica lampadina scadente.

Non aveva recepito una singola parola di quel che gli aveva detto quel pazzo.

Aveva la testa così pesante, così piena di pensieri disperati. Il piccolo fuocherello che gli ardeva ancora nel petto lo spingeva ancora a tenere gli occhi aperti, ad irrigidire i muscoli, nel casso si fosse presentata l'occasione per fuggire.

-In un mondo così malsano, Dio ha deciso che l'unica soluzione è quella di sterminare chi non segue le regole da lui dettate. Coloro che sono felici di vivere devono perire sotto il peso della loro stessa crudeltà! Essere così sereni di fronte a tutte le disgrazie che ci stanno affliggendo è da esseri ignobili, malvagi! Sono coloro che soffrono, gli unici che riescono a percepire il vero dolore che la Terra sta provando, e Dio vuole loro come futuri abitanti di questo pianeta! Dio mi ha donato questo potere per compiere il suo lavoro, sono il suo messaggero, il salvatore. Rischiarerò i cieli delle nostre città. Finalmente, dopo il mio passaggio, i deboli governeranno e potranno smettere di soffrire!-

Il suo tono di voce si era alzato mano a mano che la passione dettata dalle sue parole lo stava avvolgendo.

Con uno scatto improvviso si avvicinò balzando e saltellando di fronte all'uomo seduto su quella solinga sedia in una stanza così grande; una scena surreale, la figura di Hinohara si disperdeva e si rimpiccioliva con intorno quelle pareti.

Quando fu ad un palmo dal naso dello scienziato, gli prese il mento con tre dita, afferrandolo quasi con ferocia, per poterlo guardare bene negli occhi.

Hinohara rabbrividì di fronte a quelle fessure a mezzaluna, così gioiose, che lo scrutavano con un'impazienza animale.

-Io porterò nuovamente una gioia pura in questo mondo, e non permetterò che tu o altri come te possano mettersi sulla strada e intralciare il volere di Dio. Capisce? E' per il bene di tutti. Suvvia signor Hinohara, non faccia quell'espressione.. sorrida!-




**Angolino scrittrice fallita**
Credo che con questo capitolo, nonostante la misera aria di mistero che ho tentato di dargli, sia piuttosto esplicativo. Si capiscono un po' di cose diciamo.
Inoltre, niente sangue.
:(
Sto diventando femili frendli?
Al prossimo dovrò metterci un genocidio di massa per compensare. Inoltre questo è più corto dei precedenti. 
La storia sta arrivando ai suoi attimi finali, nella mia testolina dovrei contare alle'incirca altri 3 capitoli.. vedrò se seguire o meno il mio quadernino delle trame o stravolgere un po' le cose.


Scrivetemi un commentino se vi va! Sono molto triste sob sob. Fatemi sapere cosa ne pensate e se cambiare qualcosa.

Kiss kiss <3
Cekka

IN REVISIONE/PAUSA - BNHA/Kiribaku -【 Apocalypse 】 - L'epidemia del suicidio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora