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Filippo mi prese per mano e mi trascinò fuori dalla cucina, fermandomi in corridoio.

"mi scuso per il comportamento di mio padre. Spero non si comporti così per tutto il giorno.." affermò con l'ansia che gli usciva ad ogni parola.

"devi stare tranquillo. Sono abituata, te l'ho detto" gli ricordai.

"non è una bella cosa, lo sai vero?" chiese retorico.

"certo, ma non ti preoccupare, non mi sorprendo se non gli vado a genio" conclusi seria.

Mi accarezzò il viso con la mano e mi prese la testa per poi poggiarla sul suo petto. Mi tranquillizzai all'istante e sospirai.

"non voglio interrompere, ma vorrei riferirvi che tra poco è pronto, quindi vi consiglio di sistemarvi" affermò Jolanda, interrompendo quel momento magico.

"arriviamo" rispose lui, ancora con me tra le sue braccia.

La ragazza annuì e ritornò in salotto. Mi feci indicare da Filippo dove fosse il bagno e mi chiusi dentro, lavandomi le mani e sospirando.

Sarà sicuramente il pranzo più lungo di tutta la mia vita.

Uscii dal bagno e raggiunsi il salotto, dove un tavolo di legno era apparecchiato nel migliore dei modi, a cui erano già seduti Jolanda, Lorenzo ed il padre di Filippo.

Mi avviai in cucina, dove immaginai ci fosse la madre e la trovai impegnata a mescolare la pasta con il ragù.

"ha bisogno di una mano?" chiesi e lei mi guardò sorpresa.

"lei chi? Oh tesoro, dammi del tu.." iniziò ed io sorrisi imbarazzata "e no, tranquilla. Va a sederti che porto io tutto!" mi ordinò.

Sorrisi istintivamente, anche se mi sentivo abbastanza inutile a dovermi accontentare di aspettare ad un tavolo.

Filippo comparve in salotto poco prima che presi posto.

"tesoro, siediti qui!" disse la sorella, picchiettando una mano sulla sedia in fianco a lei.

Non ci pensai due volte a prendere posto vicino a lei, tenendomi così Filippo e Lorenzo di fronte ed i suoi genitori a capotavola.

Sua madre pochi secondi dopo portò la pentola con la pasta e percepii il profumo del ragù che mi riportò con la mente ai pranzi assieme a nonna Maria in Calabria.

"allora Laila, da dove vieni?" chiese Patrizia, poco prima di addentare una pennetta al ragù.

"beh, sono di Fabriano, nelle Marche, ma in verità sarei svedese" spiegai guardandola "sono stata adottata, i miei genitori sono morti in un incidente" conclusi deglutendo.

Non mi faceva male parlarne, ma ricordarne i particolari di quella notte fredda e buia.

"oh, mi spiace tesoro" ammise sua madre guardandomi con compassione.

Ho sempre odiato la gente che mi compativa, ma in quel momento lo apprezzai, dato che con i genitori di Marco non era stato così.

"e sei riuscita a superare il lutto?" la voce del padre di Filippo mi fece sobbalzare.

Rivolsi uno sguardo all'uomo che mi guardava serio ed impassibile. Non mi sembrava una domanda aggressiva, ma neanche tanto pacifica.

"beh, no, ovviamente" risposi quasi imbarazzata "ma prima o poi devi accettarlo e fartene una ragione, o per lo meno conviverci" conclusi.

"ho sentito l'ultimo inedito che hai composto, l'hai dedicato a Filippo?" chiese ancora.

"si" affermai.

Mi Drogherò Di Te - IramaWhere stories live. Discover now