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-Qui parla la tua voce interiore, dimmi- esordì Caterina, dopo aver letto di sfuggita il nome del chiamante che era apparso sul display del suo cellulare.
-Il matrimonio ti ha resa più divertente- borbottò Valentino con voce atona.
-Nah. Ero un'adorabile stronza anche prima- ribatté la giovane, facendo cenno a Michela di uscire dal pub e di aiutarla ad abbassare la saracinesca, rivolgendole dei cenni confusi. L'altra sollevò un sopracciglio, ma nelle tre settimane appena concluse aveva già imparato abbastanza bene a comprendere la sua nuova datrice di lavoro: dopotutto, si erano scoperte anime affini.

-Come stai?- le domandò Valentino e Caterina sbuffò.
-Al solito. Incasinata. Sempre impegnata a vegliare su quel coglione del tuo ragazzo. Mo sto con Michela. Eravamo al pub per controllare la dispensa. Sai che adesso lavora per me?-
-Sì- le rispose il giovane. -A proposito di questo... ho bisogno di asilo, Cate-
-Asilo?!- urlò la sua amica. -Hai figliato? Cristo! Sei stato fuori un mese... no, aspe'. Non ci stiamo con i tempi-

-Hai capito cosa intendo- sbuffò Valentino.
-Davvero?- lo canzonò ancora Caterina e rivolse l'ennesimo cenno verso Michela, che aveva appena chiuso i catenacci della saracinesca. -Tu lo sapevi?- le chiese e l'altra tornò in posizione eretta, mordendosi un labbro. Le ridiede le chiavi dei catenacci e le rivolse un cenno del capo, indicandole i portici che si aprivano sul lato opposto della strada.

-Che c'è?- insistette Caterina e Michela mosse le labbra, cercando di fornire una risposta alla ragazza e quella aggrottò la fronte. Attraversarono la strada e in pochi secondi si trovarono sull'altro marciapiede e Caterina si guardò attorno con fare circospetto. -Dove cazzo sei?- disse, alzando il tono di voce.
-Qui- sussurrò Valentino uscendo da dietro un pilastro, scoprendosi.

-Porca...!- sbottò la giovane, correndogli incontro. Gli saltò addosso, aggrappandosi a lui come un ragnetto, riempendogli le guance di baci. L'altro la strinse a sé, allargando le gambe per mantenere l'equilibrio, cercando di non farla scivolare. Tuttavia, poco dopo Caterina tornò a poggiare i piedi sul marciapiede, senza lasciare andare la presa sulle spalle dell'amico. -Che ci fai qui? Credevo che fossi ancora a Berlino!-
-Nessuno deve saperlo- si intromise Michela, avvicinandosi agli altri due.
-Cioé?-

Valentino sospirò.
-Ti sei fatto uno schianto- mormorò Caterina. Il suo sorriso si spense lentamente, mentre scrutava il volto del giovane, cercando di dare un senso alle parole di Michela. Accarezzò dolcemente una guancia dell'altro, notando che sembrava dimagrito, nonostante i muscoli delle braccia parevano essersi fatti appena più definiti. Sfoggiava un taglio di capelli all'ultima moda, abiti di marca e dai colori un troppo sgargianti persino per i suoi gusti, eppure i suoi occhi scuri erano rimasti gli stessi di sempre, carichi di un'espressione dolce. Lo vide mordersi le labbra e arrossire e in quei suoi piccoli gesti riconobbe immediatamente il vero Valentino.
-Ch'è successo? Perché sei qui?- gli domandò.

-Diciamo che... non è andata esattamente bene- sussurrò il giovane con imbarazzo. Strinse la mano dell'amica, ancora intenta ad accarezzarlo, e le afferrò anche l'altra, tenendole nelle proprie, sfiorandole i dorsi con i pollici, fissando il proprio sguardo sui movimenti delle proprie dita. -Non era quello che volevo. Non è mai stato quello che volevo. Stare lì me ne ha dato la conferma-
-Ma...?-

-Non mi hanno cacciato via loro. Me ne sono andato io. Non ho voluto rinnovare il contratto in modo definitivo. Ho fatto tutto quello che volevano, seguito ogni stupido corso. Ho persino cercato di imparare due lingue straniere contemporaneamente. Non mi sono mai lamentato di nulla... beh, quasi nulla. Alla fine, mi sono impegnato tanto che anche Hans e gli altri erano entusiasti di me e dei miei risultati. Avevano iniziato a concedermi più cose, ma...-
-Sei tornato- lo interruppe Michela, sbuffando, poggiandosi le mani sui fianchi e rivolgendogli uno sguardo saturo di rimprovero.

NEVER ENOUGHWhere stories live. Discover now