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Valentino posò il microfono e scese dal palco, cedendo il posto all'altra ragazza che si sarebbe esibita nel locale, quella sera. Non prestò granché attenzione all'applauso che gli era stato regalato alla fine della propria esibizione, ma lasciò che alcune persone gli dessero delle pacche sulle spalle, congratulandosi con lui per la sua performance. Strinse le mani di un paio di spettatori e ringraziò brevemente coloro che gli elargirono dei complimenti, sentendosi un po' in imbarazzo.

Gli piaceva essere tornato a Bologna, soprattutto avere ripreso a lavorare per Caterina: cantare rimaneva una cosa importante per lui, ma stava cercando di costruirsi una vita solida, priva di fronzoli, poiché era esattamente quello che voleva. Il suo più grande desiderio era quello di venire risucchiato all'interno di qualcosa di semplice, in una routine priva di follie, lasciando che fosse la vita stessa a fornirgli tutti i diversivi che voleva, mettendolo alla prova con avventure meno eclatanti rispetto a quella in cui aveva cercato di imbarcarsi il mese precedente.

Alessandro, una casa, un lavoro stabile. Gli amici e suo padre. Era quella la vita sensazionale che Valentino desiderava per sé e stava cercando, nel suo piccolo, di costruire quel suo castello in aria, mattoncino dopo mattoncino, anche se non aveva ancora rivelato all'uomo che amava di essere tornato a vivere nella sua stessa città. Mentire ad Alessandro si stava rivelando più difficile del previsto e, paradossalmente, dal suo rientro a Bologna, Valentino aveva persino diminuito i loro contatti telefonici, già infastidito dal proprio continuare a inventarsi scuse assurde per tenere nascosta la verità al suo uomo.

Scosse la testa, cercando di allontanare quegli angosciosi pensieri, tornando con la mente al giorno in cui aveva rimesso piede a Bologna: quando era sceso dal pullman che l'aveva condotto in città dall'aeroporto aveva subito percepito un sorriso incurvargli le labbra. Tutto intorno a lui aveva preso come a urlargli la parola casa e il giovane si era sentito rincuorato, finalmente sicuro della scelta che aveva fatto.

Tornare al pub gli aveva dato conferma del fatto che adorava anche lavorare come cameriere: gli piaceva interagire con i clienti, scambiarsi battute frivole e fugaci. Ogni tanto saliva sul palco e si esibiva in un paio di brani, dando tempo al solista di turno di fare una piccola pausa durante la serata. Cantare in quel modo non gli pesava e se anche il locale, spesso e volentieri, era affollato, il panico non era più tornato a tormentarlo: era sicuro che non sarebbe mai più andato oltre quello e la tale sicurezza lo faceva stare bene, evitando di opprimergli il petto con le tante altrui aspettative che, per poco, avevano rischiato di fargli disprezzare quel suo dono.

-Già dato per stasera?- gli chiese Tommaso e Valentino si volse nella sua direzione, limitandosi ad annuire.
-Torno ai tavoli- disse subito dopo, sporgendosi oltre il bancone del bar per recuperare il vassoio. Sollevando gli occhi verso le bottiglie, esposte sullo scaffale di vetro che riempiva buona parte della parete dietro Tommaso, tuttavia percepì una strana sensazione, come se avesse visto qualcosa, senza riuscire a identificarla. Aggrottò la fronte, tornando a guardare lo stesso punto, ma non trovò nulla fuori posto, niente di strano e si strinse nelle spalle, voltandosi verso la sala.

Iniziò a serpeggiare tra i tavolini, ripulendoli dalle consumazioni terminate dai clienti, stando attento a non urtare né a farsi spintonare da quelli che riempivano la pista da ballo.

Entrando nel pub gestito da Caterina, la prima cosa che Alessandro fece fu portarsi una mano a una tempia: nell'ultimo mese era uscito poco di casa, soprattutto si era tenuto alla larga da luoghi come quello, e la confusione improvvisa che lo circondò gli mozzò il respiro, facendolo sentire soffocato. Francesco sembrò accorgersi del disagio dell'amico e lo strattonò gentilmente verso di sé, guidandolo in fondo alla sala, occupando un tavolino che si trovava il più lontano possibile dal palco e dalla pista da ballo, lascianto abbandonato a se stesso proprio perché, probabilmente, non veniva considerato dagli altri avventori come un buon punto dove collocarsi per godersi la serata.

NEVER ENOUGHWhere stories live. Discover now