Il "è pronta la cena" della madre riecheggiò per tutta la casa. Elisabetta era contenta di risentire quel richiamo ed era sicuramente più contenta del fatto che qualcuno preparasse la cena per lei dopo tanto tempo e che quindi potesse oziare un po'. Era bello lasciarsi un po' viziare.
L'aria di casa, quella quotidianità, le era mancata. Le era sembrato per un attimo di essere tornata indietro nel tempo, quando non era ancora partita, quando tutto sembrava più semplice; questo passato la accarezzava dolcemente.
Certamente, ormai, si era abituata a vivere e a cavarsela da sola. Con il tempo aveva imparato a gestire una casa, a gestire la sua nuova vita, tra le lezioni all' accademia, tra il fare la spesa, tra il divertirsi giusto un po'. Cominciava a prendere la mano in cucina, sorprendendo la sua coinquilina con qualche "esperimento", e, o per fortuna o forse per un talento nascosto, il risultato non era mai pessimo.
Ammetteva di essere un po' disordinata, ma dava un certo ordine al suo disordine. Fortunatamente Antonella, la sua coinquilina, non entrava spesso in camera sua perché, altrimenti, a quella vista, sarebbe potuta svenire. Al contrario di Elisabetta, era una maniaca dell'ordine e della pulizia. Quindi Betta si dava da fare per non farla urtare e per andare d'accordo con lei il più possibile.
Si ricordava, nei primi tempi, l'imbarazzo che si creava quando si trovavano nella stessa stanza insieme. Ma in una settimana erano riuscite a legare molto: il loro carattere socievole e allegro le aveva unite e in quel loro piccolo appartamento, che si affacciava sulla strada di Via Cavour, risuonavano sempre risate. Era bello avere accanto qualcuno che vivesse quella nuova esperienza come lei. Per entrambe era il primo anno all'università, era la prima volta che vivevano lontano da casa, era la prima volta che si trovavano in una città così grande e caotica come quella di Roma. Avevano vissuto in delle città semplici e piccole e per queste due ragazze quello era come un altro mondo: Roma attendeva di essere scoperta da loro.
Il primo giorno arrivata in città Betta se lo ricordava bene.
Quell'ultima domenica di settembre era afosa e per portare tutte le sue cose nell'appartamento aveva sudato un bel po'. L'avevano accompagnata suo fratello Riccardo e la sua migliore amica Sofia ed erano rimasti con lei tutto il giorno. Sistemato alla rinfusa quello che aveva portato, avevano fatto un giro lì intorno, per poi ritrovarsi di fronte al Colosseo, che imponente pretendeva di voler essere guardato. Poi avevano proseguito per i fori romani, avevano ammirato l'Altare della Patria con il fiato sospeso e alla vista della Fontana di Trevi non potevano che emozionarsi.
Betta cercava di imparare le vie, di ricordarsi quale strada avesse preso e quale portasse dove.
Ammirava tutto con meraviglia. Era un dono per gli occhi e per il cuore poter contemplare quegli splendori.
"Qua ci torno sicuro. Qui ci ripasserò. Questo lo guarderò meglio la prossima volta." Questi erano i pensieri che passavano per la testa di Betta quando vedeva qualcosa di nuovo. Si stava rendendo conto che quella ora era la sua nuova casa, la sua nuova città e in un luogo ci sarebbe potuta passare quante volte avesse voluto.
Sofia e Riccardo partecipavano a quella felicità di Elisabetta: non si poteva non notare quel suo sorriso e quegli occhi che ridevano con lei.
Poi, quando si era ritrovata a dover salutare i suoi accompagnatori, avrebbe voluto trattenerli per sempre insieme a lei. Per un attimo si era sentita sola e spaesata. Avrebbe voluto poter vivere quella nuova esperienza insieme alle persone a cui teneva di più. Era spaventata da quello che sarebbe potuto succedere. Ma aveva anche un gran coraggio e la forza di farcela. Sapeva che non era il momento di abbattersi, avrebbe affrontato tutto a testa alta. Anche perché aveva l'appoggio e l'amore di quelle due persone che ora la stavano salutando con un sorriso. L'un l'altro si sarebbero protetti da lontano. Riccardo già andava all'Università, era un anno più grande della sorella, però aveva deciso di rimanere ad Arezzo. Per lui era strano lasciare la sua sorellina li, su quella banchina, mentre il treno si allontanava. Avevano un rapporto molto stretto ed era molto protettivo nei suoi confronti, non avrebbe sopportato l'idea che le potesse succedere qualcosa. Era lui a non essere pronto a questo, ma voleva che la sorella fosse felice.
A Sofia, invece, era scesa una lacrima mentre abbracciava Betta. Le sarebbe mancata profondamente, ma sapeva che niente le avrebbe divise. Questo per lei era una certezza. Anche lei stava per partire: avrebbe cominciato l'università a Bologna il mese prossimo. Era molto agitata, ma anche lei era pronta ad affrontare quel futuro. Non vedeva l'ora di cominciare e sapeva che al suo fianco, anche se da lontano, avrebbe avuto la sua migliore amica.
Si sentivano ogni giorno, aggiornandosi su tutto, dalle cose banali alle cose importanti. Fino a dicembre avevano fatto un calendario di quando vedersi e per far coincidere i loro ritorni ad Arezzo, per poi passare le vacanze di natale insieme.
Ogni volta che si ritrovavano era come se non fosse cambiato niente. Erano sempre quelle due pazze che affrontavano tutto insieme.

-Betta! È pronto! Scendi?-
-Si mamma! Arrivo.-
Betta venne distratta dai suoi pensieri da quel secondo richiamo della madre. Si vide nel riflesso della finestra e poi decise finalmente di scendere.

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⏰ Last updated: Apr 16, 2021 ⏰

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