CAPITOLO VENTIQUATTRO

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Fatto un semplice giro in macchina con Harris, nel quale abbiamo parlato tanto e ci siamo conosciuti meglio, mi riaccompagna a casa. Mi lascia davanti la villetta di zia Kate, ma prima di farmi scendere dall'auto interrompe il silenzio che si era creato dicendomi: «sono stato davvero bene con te. Voglio essere sincero Luna, tu mi piaci»; prima che io possa dire qualsiasi cosa azera la distanza con un dolce e casto bacio. Le sue labbra sono morbide e carnose, le sue mani viaggiano delicatamente lungo il mio corpo provocandomi brividi lungo la schiena. Mi stacco dal bacio sorridendo debolmente e, dopo averlo salutato e aver preso il borsone, entro in casa. Salgo le scale e vado direttamente in camera mia dove trovo, seduto sul mio letto, Jacob che, appena mi vede, si avvicina a me pericolosamente facendomi indietreggiare e incastrandomi fra lui e la parete. «Perché sei andata con lui?» «Te l'ho detto, gli dovevo un favore» mi giustifico, vedo il suo sguardo incupirsi e la sua mascella serrarsi; i suoi occhi, che solitamente sono luminosi e trasmettono una serena neutralità, sono iniettati di sangue, colmi di rabbia e rancore. «Lui non è chi tu credi che sia, ti farà soffrire ed ora che sa che io a te ci tengo non avrà scrupoli, è capace di tutto pur di vendicarsi. Ti prego stargli alla larga» mi supplica Jacob mettendomi in guardia e cercando di mantenere la calma. Il mio cervello è rimasto al: «io a te ci tengo» ed il mio cuore si scalda sempre di più vedendo il suo volto preoccupato ed i suoi muscoli rilassarsi al mio tocco, gli accarezzo la guancia cercando di calmarlo il più possibile. «Non mi ci sono sposata, mi ha dato solo un passaggio a casa e non credo ci sia bisogno di scaldarsi tanto. Sicuro di non essere semplicemente geloso, Smith?» domando con tono neutro tracciando dei piccoli cerchietti sulla sua guancia, chiude gli occhi e sorride leggermente. «Sei mia amica, una delle più care che io abbia, non vorrei che qualcuno ti facesse soffrire» afferma con tono di voce un po' titubante all'inizio. Sento una fitta sulla bocca dello stomaco, come se mi avessero appena tirato un pugno; fanculo, penso tra me e me. «Ed ora che ti prende?» mi chiede un po' scocciato facendomi rendere conto che ho pensato ad alta voce, cazzo. «Hai un vero e proprio talento per far rimanere di merda le persone, per fargli credere qualcosa che non accadrà mai. Prima fai una cosa e subito dopo altre cento diverse, sono stanca di provare a capirti» sbotto innervosita vedendo comparire sul suo viso un sorrisetto. «Io ti piaccio, non è così?» domanda con uno sguardo furbo, non rispondo e mi limito a stare zitta, ma dopo un po' controbatto. «Ti sbagli, non mi piaci» affermo insicura abbassando lo sguardo e diventando paonazza. «Dimmelo guardandomi negli occhi, dimmi che io non ti piaccio e che se ti baciassi adesso non ti cambierebbe nulla», mi solleva il mento con le dita così da far incrociare i nostri sguardi e unisce le nostre labbra in un piccolo bacio che scatena in me strane sensazioni. Si stacca aspettando una risposta mentre mi guarda speranzoso; spera che gli dica che mi piace? Si aspetta che io affermi cose che ho a stento ammesso a me stessa? O vuole che gli dica che non ho provato nulla? Lui ricambierà i miei sentimenti? «Smith, esci da camera mia per favore» gli dico sussurrando con voce impassibile. Di colpo si stacca da me prendendo la sua giacca ed uscendo, ma prima di andarsene definitivamente dalla mia stanza dice: «io ti ho avvertita su Harris, ora sta a te scegliere come andranno le cose». 

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