Capitolo 25: "L'amore è... lotta"

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Marinette guardò il ragazzo precipitare senza provare nulla. L'unico pensiero che le passò per la testa fu 'Idiota, così sarà ancora più facile togliergli quel suo ridicolo anello'. Aspettò che il ragazzo toccasse il suolo e lanciò lo yoyo usandolo poi come sostegno per scendere fino al livello della strada. Nessuno sembrava essersi accorto dell'accaduto, tanto era ognuno preso nella sua personale lite. Marinette non poté fare a meno di sorridere compiaciuta del suo lavoro mentre si avvicinava al ragazzo steso a terra. Evidentemente nel cadere doveva essere riuscito ad ammortizzare con le gambe, che ora erano piegate in una posa del tutto innaturale ma che gli avevano permesso di non morire sul colpo. La ragazza sbuffò. Che fosse vivo o no faceva poca differenza. "Ti odio" sussurrò al ragazzo squadrandolo dall'alto in basso. Sentiva il cuore scoppiarle di rabbia. E sapere che Adrien e Chat Noir erano la stessa persona non aveva fatto altro che alimentare la sua rabbia. Li odiava entrambi, non faceva alcuna differenza. "Scu...sa..." mormorò il ragazzo per terra, tossendo e sputando sangue fra una sillaba e l'altra. Faceva fatica a respirare, ma non aveva ancora perso i sensi. Che ostinato, pensò Marinette. " Non avrà importanza quello che dirai ora" gli disse sprezzante. "Mi...  dispia...ce... " continuò lui imperterrito. Vide che una lacrima gli rotolava giù dall'angolo dell'occhio, fino a cadere sull'asfalto, che nel frattempo aveva cominciato ad assumere il colore rosso bruno del sangue del ragazzo. Marinette ignorò le parole di lui e gli si chinò a fianco. Poi allungò la mano verso la sua per sfilargli l'anello dal dito. Proprio nel momento in cui le sue dita toccarono la punta gelida di quelle del ragazzo, quello disse "Ti... amo...". Marinette sentì una scossa partire dalla punta delle dita e propagarsi fino alla spalla, per poi scendere lungo la schiena. Per un attimo le sembro di fluttuare, poi chiuse gli occhi.
Quando li riaprì vide intorno a sé uno spettacolo raccapricciante. Cosa era successo? Poi abbassò lo sguardo. Chat Noir era steso a terra, sanguinante, gli occhi socchiusi e la gran parte delle ossa probabilmente rotte. "CHAT!" gridò, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime. Non capiva, non riusciva a capire. Che cosa era successo? Allungò le braccia per prendere la testa del ragazzo. In quel momento si rese conto di cosa non andasse. Il suo costume era nero. Richiamò alla mente tutti i ricordi che riuscì a racimolare. La rabbia... il parco... la... oh no... l'akuma...! Marinette spalancò gli occhi terrorizzata. Improvvisamente le tornarono alla mente anche altri ricordi. Sembravano lontani, come di un sogno. No... era un incubo. Lei... Cosa aveva fatto?. Il terrore la invase. Prese la testa del ragazzo fra le mani e la poggiò sulle sue gambe. Cominciò ad accarezzargli i capelli piangendo. "Che cosa ti ho fatto... Che cosa ti ho fatto" da quello che ricordava, a che se tutto appariva molto confuso, era stato lui a gettarsi. Ma se aveva fatto una cosa così folle... era stato solo per lei. "Idiota... Idiota... sei un vero idiota..." ripeteva sorridendogli fra le lacrime. "Ti prego, ti prego rispondimi". Ma il ragazzo continuava a tenere gli occhi chiusi. La ragazza lo tirò un po di più a sé, continuando a scuoterlo fra le lacrime e a chiamrlo. Ma lui non le rispondeva più. Lei lo stese di nuovo per terra, poi si chinò in avanti e poggiò l'orecchio sul suo petto. Sentì la stoffa ruvida della tuta di lui strofinare sulla guancia. Chiuse gli occhi cercando di calmare il respiro e di ascoltare. Nulla. Per un tempo che le parve interminabile tutto rimase inesorabilmente in silenzio. Poi, all'improvviso, sentì un lieve battito. Di nuovo il nulla. E poi ancora un battito. Una lieve fiammella di speranza si riaccese dentro di lei. Ispirò profondamente. Non era ancora morto. Non tutto era perduto. Improvvisamente però si sentì schiacciare da una quantità infinita di pensieri. Come fare per salvarlo? Portarlo via da li da sola era impensabile e chiedere aiuto a qualcuno era anche più improbabile. E poi come sistemare l'intera situazione? Un senso insieme di colpa e di responsabilità cominciarono a farla sentire soffocare. Marinette strinse i pugni afferrando la mano del ragazzo steso ancora ai suoi piedi. "Sei più forte di quello che mi aspettavo ragazzina" sentì in quel momento una voce dire nella sua testa. Sentì il suono rimbombarle così forte che temette che stesse per esplodere. Si portò le mani fra i capelli, affondandole in questi e irrigidendo le dita. Strizzò gli occhi "Va via" sibilò, riaprendoli lentamente. Papillon continuòimperterrito "Nessuno c'era mai riuscito prima d'ora..." disse. Sembrava quasi compiaciuto. A sentire quel tono di voce Marinette sentì la rabbia ribollire nelle vene. Ma era una rabbia diversa. Non più contro Adrien, contro Chat Noir, contro i suoi errori e contro le proprie responsabilità. Solo un odio cieco nei confronti dell'uomo che l'aveva resa una cattiva e che ora le parlava come se stesse parlando ad un essere inferiore dal quale era rimasto piacevolmente stupito. "Non puoi più controllarmi, Papillon" disse, cercando di non far tremare la voce. Per tutta risposta lui rise. "Questo è interessante, vedi. Ultimamente ho scoperto una cosa molto interessante, lascia che te la spieghi". Lei non avrebbe voluto ascoltare, non ne aveva il tempo e lo sapeva ma non poté fare altro che tacere. "Puoi anche aver riacquisto la tua volontà, ma finché avrai addosso la mia akuma, non potrai fare nulla che non voglio." Marinette sbuffò. "Non ci credi eh?" Disse lui. Probabilmente Marinette si sarebbe aspettata che fosse arrabbiato per il suo atteggiamento, invece continuava a tenere quell"odioso tono divertito. "Molto bene" disse. La ragazza si rese conto che la sua voce si era fatta più tagliente nel pronunciare quelle parole, come se stesse precisando qualcosa che lo avrebbe divertito a morte. Poi all'improvviso, senza che lei decidesse di fare nulla, vide il suo braccio muoversi. Nulla di più, il suo braccio si mosse in avanti senza che lei gli avesse ordinato di farlo. Neppure il tempo di riprendersi dallo stupore e senti che anche una gamba si stava muovendo. Provò ad opporsi con tutte le sue forze ma fu inutile. Papillon rise ancora nella sua testa. "Ci credi ora? Sei una marionetta... niente più di questo. E manovrarti ora sarà anche più divertente, visto che saprai perfettamente cosciente di tutto quello che ti farò fare. Marinette si sentì percorsa da un brivido. No... Non poteva lasciarglielo fare, non poteva farsi usare così. "MARINETTE" in quel momento una voce attirò la sua attenzione. Si voltò. Tikki stava volando velocemente verso di lei. "Marinette che cosa è successo?" Disse, la voce mossa da una profonda angoscia. "Tikki devi aiutarmi io..." Sentì la voce strozzarsi in gola. Fantastico, ovviamente Papillon poteva anche azzittirla a suo piacimento. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Era davvero finito tutto così? Non c'era più nulla da fare? Sentì la gola bruciare. Tutto quello che poteva fare era stare lì, in balia di Papillon mentre lasciava morire ai suoi piedi il ragazzo che... In quel momento Marinette spalancò gli occhi, come colpita da una consapevolezza improvvisa. Il ragazzo che amava ecco cosa stava pensando. Se ne rese conto solo in quel momento. Anche se non glielo aveva mai detto, anche se lui l'aveva fatta stare terribilmente male. Lo amava, quella era la pura e semplice verità. La fiammella di speranza che si era accesa in lei poco prima crebbe. In un attimo la sentì divampato, trasformarsi in una fiamma che la bruciava da dentro. Ma sapeva che quella fiamma non la stava consumando, no, la stava rendendo più forte. Fece appello a tutta la forza di volontà che le era rimasta. Si concentrò sul braccio, che era ancora steso davanti a lei. Lo immaginò che si piegava, che si sollevava leggermente e che raggiungeva il lobo dell'orecchio. Strinse i denti. Lentamente, come nella scena di un film  visto in slow motion vide il braccio fare esattamente quello che lei aveva immaginato. Tremava, segno che Papillon stava cercando in tutti i modi di ostacolarla. Ma non ci pensò e andò avanti. Quando senti la punta delle dita toccare il lobo dell'orecchio immaginò le dita piegarsi e sfilare via l'orecchino. Piegare le dita la fece sussultare. Era molto più difficile agire contro la volontà di Papillon, le sentiva come intorpidite, pesanti, immobili. Con fatica riuscì finalmente a stringere l'orecchino fra la punta delle dita. Con un ultimo sforzo lo tirò via gettandolo a terra. Nella sua testa sentì Papillon gridare, ma la voce le arrivava distante, quasi simile a un eco. L'orecchino si ruppe nell'attimo in cui toccò il selciato. Marinette fece appena in tempo a vedere un'akuma sgusciare fuori e svolazzare verso il cielo, poi la vista le si annebbiò e cadde per terra svenuta.

Spazio autrice

Hello people, so che ci ho messo un'eternità ad aggiornare ma preferivo scrivere qualcosa che mi soddisfacesse piuttosto che postare di fretta qualcosa che non mi convinceva. Comunque per farmi perdonare oggi capitolo più lungo del solito. E niente spero vi sia piaciuto, il prossimo dovrebbe essere pronto fra un paio di giorni. 💕

Tempo d'amore - le avventure di Ladybug e Chat NoirWhere stories live. Discover now