Capitolo 23-Frank

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Il lato positivo di tutta la faccenda fu che non fui costretto a evocare lo zombie.

La lancia che mio padre mi aveva donato prima di partire era identica a quella che mi aveva dato all'alba della mia impresa con Hazel e Percy. Soppesai la lancia, l'oro imperiale dell'asta freddo contro le mie dita e la punta d'osso che non osavo toccare. Non avevo avuto il tempo per usarla, e a dirla tutta non mi era dispiaciuto. Mi chiesi come facesse Nico a governare dozzine di quei cosi senza perdere la calma.
Sbuffai, riponendo l'arma al suo posto e gettandomi sul letto. Sembrava fossero passati eoni dalla mia prima missione, e invece...

-Frank, tutto ok? - chiese Will entrando nel dormitorio.

-Mh? Oh, sì. Tutto bene. Tu, piuttosto? Come ti senti?

-Mai stato meglio - sorrise, togliendosi il mantello della divisa - Una settimana basta e avanza per rimettersi in sesto, tanto più ad un figlio di Apollo.

-Ne sei sicuro? Faceva molto freddo, là sotto.

Will scrollò le spalle e prese un paio di asciugamani. - Sono riuscito a non andare in ipotermia. Sto bene, Frank. Davvero.

-Se lo dici tu...

-Ah, a proposito, ti conviene fare attenzione - aggiunse poi, prima di sparire nel bagno - ho sentito di un gruppetto del terzo anno che ha intenzione di assalirti, vogliono sentire da te lo scontro contro i Lestrigoni versione elefante.

Gemetti. - Di nuovo?!

Sentii la risata di Will dal bagno. -Forza e coraggio, Frank, presto nessuno ne parlerà più.

-È quello che avevano detto due giorni fa - borbottai passandomi le mani sul viso.

Will si affacciò. -Poteva andarti peggio, fidati. Leo è sotto assalto a tutte le ore, e da quando si è scoperto che Nico parla bene l'italiano sono in trenta a chiedergli di insegnare loro qualche imprecazione.

-Non lo starà facendo sul serio!

Will rise. -E chi può dirlo?

Sospirai. Mentre Will si faceva la doccia, mi decisi a completare il papiro che avevo da consegnare per Incantesimi. Rimasi seduto sul letto, una pergamena srotolata sulle mie ginocchia, la penna stretta fra i denti ed il calamaio pieno sul comodino. Passai la successiva mezz'ora a riempire mezzo rotolo per Incantesimi, con il dolce scorrere dell'acqua della doccia come unico rumore di sottofondo. Soleil, la gatta di Will, se ne stava comodamente spaparanzata sul letto del suo padrone, rotolandosi fra le coperte e facendo tintinnare ogni tanto il campanellino che aveva attaccato al collare.
A un certo punto, la gatta balzò giù dal letto di Will e, senza fretta, mi si avvicinò. Annunciò la sua presenza con un miagolio e, senza attendere risposta, mi saltò in grembo.

-Ehi!

-Meow.

Soleil fece un paio di giri su sè stessa e, ritenendosi soddisfatta della sua nuova sistemazione, si lasciò cadere su di me. Sorrisi, prendendo ad accarezzarla. Per essere una gattina così piccola, Soleil emetteva fusa che la facevano sembrare una motosega. Ogni volta che tentavo di tirare via la mano e tornare al lavoro, lei la afferrava con quelle sue zampette vellutate e la tirava giù miagolando in protesta.
Massí, mi dissi mettendo via penna e pergamena, ho scritto abbastanza per l'argomento.

Ripresi ad accarezzarla e intanto ripensavo alla conversazione avuta con Hazel quella mattina.

-Frank, sei sicuro che vuoi che lo tenga io? - aveva chiesto preoccupata.

-Sí, Hazel - avevo risposto chiudendo la sua mano attorno al sacchetto - Ne sono più che sicuro.

I suoi begli occhi dorati erano pieni di apprensione. -Ma Frank, io... e se qualcosa andasse storto? Sicuro non voglia tenertelo sempre vicino, per sicurezza?

Mezzosangue Where stories live. Discover now