𝐜𝐡𝐚𝐩𝐭𝐞𝐫 𝟐𝟖 ~ 𝐚𝐥𝐥 𝐦𝐲 𝐟𝐚𝐮𝐥𝐭

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Quella sera Maia era particolarmente frustrata. La migliore amica aveva ripreso a passare il tempo con Atlas, dunque lei era rimasta da sola nel dormitorio. Il lato positivo era che poteva finalmente studiare in pace, solamente che quel passo composto da sottili incisioni di rune antiche era decisamente indecifrabile. Chiuse il libro con un colpo secco, sbattendolo sulla scrivania e lanciandolo da qualche parte nella stanza. Si aspettava di aver rotto qualcosa, la caduta di una pila di libri o di vestiti, ma non certo un mugolio di dolore del suo ragazzo, che si massaggiava la zona dolente colpita dal manuale.
<<Scusami Will, non ti avevo sentito entrare>> Maia si precipitò al suo fianco, visibilmente dispiaciuta.
<<Ehy va tutto bene, non mi fa già più male>> ridacchiò lui, chiudendo la porta e rialzandosi da terra, per poi accomodarsi sul letto della rossa, che lo seguì. Senza il minimo imbarazzo, ormai spazzato via dagli anni di esperienza, diedero inizio a uno scambio di baci e carezze, che Maia intensificò al mormorio <<facciamo l'amore>> dell'altro.

La loro era quella che poteva definirsi un'ottima relazione, con rari momenti bui, composti principalmente da effimeri litigi. Innamorati come il primo giorno, procedevano a vele spiegate verso un futuro che li vedeva assieme in un accogliente cottage contornato da abeti e fiori di campo.

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<<Grazie per avermi riaccompagnata fino a qua>> Roxy guardò Atlas con un sorriso, apprestandosi ad aprire la porta del dormitorio. L'occhio le cadde, fortunatamente, su una cravatta rossa e gialla appesa alla maniglia della porta. Un sospiro lasciò le sue labbra.
<<Stanno scopando vero?>> domandò il moro con tono infastidito, passandosi una mano tra i capelli.
<<Forse no e semplicemente non vogliono essere disturbati, in ogni caso è meglio se aspetto che William esca>> la bionda si lasciò cadere davanti alla porta, con le spalle appoggiate alla parete, dalla quale non proveniva alcun rumore a causa, immaginò, di un incantesimo.

Ad Atlas si illuminarono gli occhi, segno di un'arguta idea che aveva appena bussato alle porte della sua mente.
<<Ti va di stare da me stanotte?>> di fronte allo sguardo sconvolto della cugina, argomentò dicendo che sicuramente Maia e Will avrebbero dormito assieme, dunque lei si sarebbe dovuta arrangiare nel corridoio. La prospettiva di un'ennesima notte sul pavimento non la esaltava, perciò decise di acconsentire, seppur controvoglia.

Era tanto tempo che non metteva piede in quella stanza, ma l'odore di vaniglia che la investì appena varcata la soglia era rimasto sempre lo stesso.
Si sentiva abbastanza in soggezione a trovarsi da sola in uno spazio del genere con Atlas, che da qualche settimana sembrava la stesse mangiando con gli occhi. Quello sguardo accompagnato dal suo sorriso la mandavano in estasi, ma non aveva certo intenzione di cascarci di nuovo.
Intuiva che lui si sentisse solamente in colpa e stesse cercando di farsi perdonare, guadagnandoci pure qualcuno che soddisfacesse i suoi piaceri. Non avrebbe giocato al suo stesso gioco, aveva già ceduto una volta e le conseguenze erano state abbastanza gravi da dissuaderla da simili azzardi. Tuttavia, nel suo profondo, sapeva di essere ormai un caso senza speranza, perennemente e profondamente innamorata del cugino dai capelli color cioccolato.

Una volta sotto le coperte, ricordò di quel giorno quando, al suo risveglio, le braccia di Atlas la circondavano, infondendole il suo inimitabile calore, e arrossì. Si preparò mentalmente a dover rivivere un disagio simile, addirittura peggiore, e magari a dover respingere qualche tentativo del moro. Il suo cuore batteva all'impazzata, terrorizzato da ciò che sarebbe potuto accadere, e si dovette imporre di calmarsi, altrimenti avrebbe dato fastidio a Maia.

Con sua grande sorpresa, At si stese nel letto lasciato vuoto da Will, aggiustandosi le coperte fin sopra al collo, e sbadigliando pesantemente.
<<Delusa fiorellino? Volevi che dormissi con te?>> chiese ammiccando, allungando la mano per spegnere la luce con la bacchetta.
<<Tsk figurati. Mi dispiace solo per William che se tornerà tardi troverà il letto occupato>> rispose prontamente Roxanne. Ringraziò il Fato per essere voltata di spalle e poter arrossire in pace, senza essere disturbata.
<<Farò in modo che se torni non ti molesti nel sonno, buonanotte>> mormorò immerso nell'oscurità, addormentandosi cullato dal suono del respiro regolare di Roxy.

Roxanne non sapeva che ore fossero, ma il suo grido svegliò Atlas e probabilmente anche i vicini di dormitorio, che con il loro caratterino in tipico stile Serpeverde le rivolsero un insulto poco gentile udibile attraverso il muro.
Sollevò il busto, simulando respiri profondi che la potessero in qualche modo tranquillizzare. Non si accorse nemmeno del cugino che ora la stringeva come fosse la cosa più preziosa del mondo.
<<Era un incubo?>> chiese lui con cautela, accarezzandole la schiena con movimenti circolari.
Roxy annuì, inspirando una buona quantità d'aria.

<<Non pensavo ne facessi ancora, scusami>> il tono di Atlas era afflitto, e fece stringere il cuore della bionda.
<<Non è colpa tua>> lei scosse la testa, prendendo un sorso dell'acqua posta in un bicchiere sul comodino.
<<Invece è tutta colpa mia>>

Non si dissero niente, bastò uno sguardo per intendersi delle intenzioni l'uno dell'altra.
Si abbracciarono teneramente, stringendosi come se potessero perdersi da un momento all'altro. Erano solo loro due, in quel letto dalle lenzuola argentate, immersi in un fragile mondo fatto di carezze e coccole, tra le quali Roxanne si addormentò. At vegliò su di lei fino a che i suoi occhi assonnati glielo permisero, tenendola racchiusa tra le proprie braccia. Prima di coricarsi definitivamente, le rubò slealmente un furtivo bacio sulle labbra, godendosi quella sensazione che di lì a poco sarebbe stata tanto familiare quanto appagante.

𝐃𝐞𝐚𝐫 𝐀𝐭𝐥𝐚𝐬...Where stories live. Discover now