ventitré;

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«Quindi, fammi capire, ti presenti qui allo studio con il collo a pois e pretendi che io non ti chieda nulla?» Mark scosse la testa, puntato un dito contro Taehyung

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«Quindi, fammi capire, ti presenti qui allo studio con il collo a pois e pretendi che io non ti chieda nulla?» Mark scosse la testa, puntato un dito contro Taehyung.

Taehyung guardò il dito che era puntato su di sé, prendendolo e scostandolo dalla sua faccia.

«Puoi chiedermi quante volte lo vorrai cosa è successo-» Taehyung scosse la testa. «Non ti dirò nulla comunque» lo canzonò.

Mark sbuffò, mettendo le mani in congiunzione, come in preghiera.

«Ti prego dimmelo dimmelo dimmelo-» Il ragazzo saltellò. «Tanto lo so che c'entra quel sesso vivente di Jungkook»

Taehyung tossicchiò, strozzandosi con la propria saliva. «C-cosa te lo fa pensare?»

Mark sorrise vittorioso. «Lo sapevo cazzo!»

«Non ti dirò nulla quindi smett-»

«Taehyung»

Il fotografo si girò verso l'entrata, vedendo Jimin entrare a grandi falcate, con un leggero fiatone.

«Jimin? Cosa ci fai qui?» Taehyung posò l'album che aveva in mano sulla scrivania.

«Ti avevo chiamato ma non mi hai risposto-» Jimin si asciugò la fronte con il dorso della mano.

«Sto cercando Jungkook, mi aveva detto che sarebbe venuto da te oggi ma non risponde al cellulare, dov'è?» Jimin fece vagare lo sguardo per lo studio.

Taehyung corrucciò le sopracciglia, confuso. «Jungkook non è mai venuto qui-»

«Cazzo» Jimin strinse i denti. «Hai idea di dove potrebbe essere? Magari ti sta cercando all'università»

«Non credo Jimin, Jungkook conosce i miei orari-» Taehyung parve ragionare un attimo. «Potrebbe essere al locale, forse?»

Il viso di Jimin si illuminò. «Merda, hai ragione! Non ci ho pensato-» Jimin si avviò verso l'uscita, correndo.

«Aspetta!-» Taehyung corse a sua volta verso il ragazzo, prendendo al volo il cappotto. «Vengo con te»

I due ragazzi uscirono, salendo successivamente nella macchina di Jimin.

«Sembri preoccupato» Taehyung si allacciò la cintura.

Jimin si girò verso di lui, mettendo in moto la macchina. «Diciamo che quando Jungkook non risponde al cellulare non è un buon segno»

I due dopo poco arrivarono al locale, entrandovi tempestivamente, dirigendosi verso il bancone.

«Yoongi, dimmi che Jungkook è qui-» Jimin richiamò l'attenzione del barista, poggiandosi con le mani sul bancone.

«Ragazzi, buonasera anche a voi-» Yoongi ridacchiò.

«Jungkook era qui fino ad un'oretta fa, ha bevuto qualcosa come sempre-» Yoongi scosse la testa.

«Poi però ha ricevuto una chiamata ed è scappato via, ha persino scordato di pagare-»

Jimin si irrigidì visibilmente, sbiancando in viso. «Hai sentito per caso con chi stesse parlando?»

Yoongi lo guardò stranito, notando il tono spaventato dell'altro.

«Non sono sicuro eh-» Yoongi alzò le mani in difesa. «Ma credo di aver capito che fosse la madre»

«CAZZO!» Jimin urlò esasperato, avviandosi di corsa verso l'uscita.

«Taehyung muoviti, dobbiamo correre!»

Il fotografo, non capendo cosa stesse succedendo, non provò nemmeno a ribattere e semplicemente lo seguì.

Taehyung, che stava fissando la strada, si accorse solo dopo un paio di minuti, mentre i due erano nel traffico, che Jimin stava piangendo.

Calde lacrime scivolavano dagli occhi del ragazzo, come rivoli di uno specchio d'acqua, per poi cadere giù, sui suoi jeans.

«Jimin-» Taehyung cercò di stabilizzare la propria voce. «Dov'è Jungkook?»

«A casa sua» Jimin rispose con voce tremante, stringendo le piccole mani intorno al volante.

«Ho una copia delle chiavi, appena entreremo dovrai aiutarmi-» Jimin singhiozzò, guidando più velocemente.

Taehyung si spaventò sia per il comportamento del ragazzo sia per la guida che aveva assunto.

«Forse dovremo cambiare un'ambulanza» Jimin parcheggiò, scendendo di corsa dalla macchina.

Taehyung, incespicando con la cintura che si era bloccata, scese di corsa, seguendo il ragazzo che già stava aprendo la porta.

I due entrarono dentro e Taehyung giurò su sé stesso di poter contare i propri battiti al minuto per quanto forte gli stesse battendo il cuore.

Jimin si diresse verso il soggiorno, ed è lì che urlò.

«Jungkook!»

Taehyung corse verso la fonte del suono, non preoccupandosi di chiudere la porta principale.

Quando raggiunse il corvino rimase pietrificato da ciò che aveva davanti.

Vi erano alcuni libri a terra, molti con le pagine strappate. La stanza era a soqquadro, diverse bottiglie di birra erano rotte a terra e una più grande di vodka era sul tappeto.

Taehyung urlò quando vide Jimin in ginocchio, di fianco ad una sagoma che era coperta dal divano, riuscendo a scrutare solo una mano distesa a terra.

Il fotografo si precipitò da lui.

Jungkook era a terra, semisvenuto, emanando un odore fortissimo di alcol dalla testa ai piedi. Era pallido, sudato e tremava visibilmente.

Jimin scosse il ragazzo. «Perché Jungkook, perché cazzo-»

Taehyung si inginocchiò, cercando di richiamare alla testa tutte le sue conoscenze di medicina.

Il fotografo osservò il torace del corvino.

Depressione respiratoria.

Portò le dita alla giugulare, per sentire il battito.

Bradicardia.

Si avvicinò al ragazzo, aprendogli la camicia e scrutando la pelle.

Cute arrossata.

Jimin scosse il corvino, prendendogli la testa e poggiandola sulle proprie ginocchia. Il ragazzo tossì, deglutendo con difficoltà.

«J-Jimin...»

Taehyung, alla voce del corvino, parve risvegliarsi.

«Dobbiamo farlo vomitare-» Il fotografo guardò Jimin negli occhi. «O rischia il coma etilico»

THE GUY WITH THE PICTURES | KOOKVDonde viven las historias. Descúbrelo ahora