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DI FIDANZAMENTI E MESSAGGI

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DI FIDANZAMENTI E MESSAGGI

Tutta la settimana dopo il fatidico 14 luglio proseguì con la stessa routine: Angèle si svegliava, si preparava per andare a Versailles, alla reggia lavorava con Christian e Céline e, ogni volta che il primo cercava di parlarle durante il tragitto palazzo-stazione, compariva magicamente Austin che intralciava tutti i piani. Un giorno, addirittura, probabilmente preso da un'imminente crisi nervosa per le continue interruzioni, aveva tirato Angèle dietro un gruppo di alberi nel parco della reggia e, esordendo con un poco promettente "ti parlo con il cuore in mano", le aveva dichiarato tutto con un meravigliosamente banale "mi piaci da un sacco di tempo".

La povera Angèle ne restò delusa: nella sua mente doveva essere tutto fiabesco, con un fantastico discorso che provenisse dal cuore... e magari il cuore sarebbe dovuto restare nel petto e non in mano. Gli rispose vagamente dicendogli che sarebbe stato meglio parlarne in un momento più tranquillo e poi, facendo finta che qualcuno la stesse chiamando, si allontanò velocemente.

Trascorsero altri tre giorni prima che Angèle riuscisse a raccogliere un po' di coraggio e a chiedere a Christian di potersi incontrare proprio in Rue de l'Hirondelle; il ragazzo si presentò nel tardo pomeriggio ed era visibilmente soddisfatto: stava per avere la prova inconfutabile che tra Austin e Angèle non ci fosse assolutamente nulla. Suonò il campanello e attese. La ragazza lo raggiunse quasi immediatamente e subito disse: «Prima che la cosa diventi imbarazzante e io inizi a dire cose stupide, ho pensato molto a quello che mi hai detto qualche giorno fa a Versailles e sono certa che anche tu mi piaccia davvero tanto, quindi...».

«Vorresti vedere come può andare avanti tra noi due?».

Angèle annuì e le sue guance cominciarono ad assumere un colorito sempre più roseo.

A quel gesto, gli occhi di Christian si illuminarono di gioia: «È fantastico, Angèle! Tu sei fantastica!» e le diede un bacio a stampo che la scombussolò non poco. Non si aspettava un gesto così improvviso dopo neanche un minuto dalla decisione di stare insieme.

«Ehm, adesso devo andare...» disse lei.

«Vuoi che salga di sopra con te?» chiese il ragazzo già avanzando vero l'entrata del palazzo.

«Oh, a dir la verità devo... ehm... sai, cose da donne, non c'è bisogno che te le spieghi» inventò una scusa al momento, prima che la situazione sfuggisse di mano.

«Ah, certo. Allora ci vediamo domani?». La parigina annuì semplicemente; dopodiché ricevette un secondo bacio prima di rientrare e correre su per le scale fino al terzo piano. Aveva bisogno di raccontare tutto e subito a qualcuno.

Ferma al centro del pianerottolo, a metà tra gli appartamenti di Madame Boulange e Austin, prese dalla tasca dei pantaloni il suo cellulare e compose il numero di Xavier.

Come accadeva troppo spesso in quell'ultimo periodo, il suo migliore amico non rispose.

A quel punto le si presentavano due possibilità: bussare alla porta di Madame Boulange, raccontarle ciò che aveva appena vissuto e venire completamente asfaltata da tutti i discorsi della donna oppure bussare alla porta di Austin e aspettarsi qualsiasi reazione?

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