XVI

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MARSEILLE, OVVERO PAROLE NON DETTE

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MARSEILLE, OVVERO PAROLE NON DETTE

«Fai piano o li sveglierai».

«Togli il flash!».

«Abbassa la voce, idiota!».

Angèle aprì lentamente un occhio senza capire dove si trovasse né perché gli amici di Austin fossero lì in piedi a fissarla con la telecamera di un telefono puntata verso di lei; si sedette lentamente e si stropicciò gli occhi, poi si ricordò tutto: probabilmente si era addormentata mentre guardava Il Signore degli anelli in televisione. Ma se aveva dormito sul divano, allora quello a cui era appoggiata non era un cuscino... Girò il viso verso destra e trovò Austin che si stava stiracchiando e si passava una mano sulla faccia, cercando di svegliarsi del tutto.

Imbarazzo, imbarazzo, imbarazzo.

«Ma buongiorno zuccherini. Devo dire che siete davvero usciti bene» esclamò Logan mentre i due lo guardavano confusi.

«Cosa stai blaterando?» gli chiese l'amico. Lui in risposta si sedette tutto baldanzoso sul divano, tra i due, e aprì la galleria del telefono su una foto in particolare: era ritratta Angèle mentre dormiva rannicchiata e appoggiata ad Austin, il quale a sua volta aveva un braccio intorno alle sue spalle. Era così che si erano involontariamente addormentati la sera precedente.

Angèle stava iniziando a sentire caldo e probabilmente la sua faccia era diventata di un rosso così intenso che l'avrebbero potuta scambiare per un semaforo; Austin invece sembrava calmissimo.

«Quindi? Stavamo dormendo. Io sono stato gentile e non vi ho fatto foto, ma se devo dirla tutta James, per esempio, sembrava stesse per spezzarsi la schiena... avevi praticamente preso la forma del pouf, amico».

«Non rigirare la frittata» rispose James.

«Scusate, io devo andare adesso» disse Angèle che fino a quel momento era rimasta zitta, alzandosi in piedi di scatto e velocemente dirigendosi alla porta.

«Aspetta, ti accompagno» aggiunse Austin alzandosi dal divano e raggiungendola sotto gli sguardi e i sorrisetti non proprio rassicuranti dei suoi amici.

Una volta chiusa la porta e allontanatisi un po' da questa, Austin disse: «Mi dispiace per quegli idioti, non hanno limiti alla loro stupidità».

Angèle ridacchiò: «Fa niente, sono simpatici dopotutto. Era solo un po' imbarazzante il modo in cui mi guardavano stamattina. Poi ho davvero delle cose da fare».

«E io suppongo che dovrò tenere a bada quei tre pazzi là dentro» rispose il ragazzo mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni. «Allora... ci vediamo in giro?».

«Sì» disse lei; poi, mentre l'americano si stava già voltando per tornare indietro, aggiunse: «Austin!» lui si voltò e lei lo abbracciò inaspettatamente «sono felice che siamo tornati amici», poi corse di sopra lasciando il ragazzo sorpreso ma con un sorrisetto in volto. Stava per tornare nel suo appartamento e si stava già preparando a tutte le frecciatine dei suoi amici quando un urlo agghiacciante invase tutto il palazzo, tanto da far uscire persino i tre ragazzi e Madame Boulange con un'aria spaventata.

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