parte ventinove

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"Sil"

Mugugno sentendo il mio nome, che distrugge il silenzio che regna e caratterizza la stanza in cui ci siamo solo noi, da ieri sera, abbracciati sul divano bianco.

"Silvia." ripete, la stessa voce, che ormai conosco troppo bene

"Mmmh" dico, aprendo gli occhi.

Sono davvero qui, con Luca e soprattutto fra le sue braccia?
Qualche giorno fa mi sembrava così impossibile che ciò potesse riaccadere, che mi preoccupo del fatto che questa felicità possa di nuovo sfumare via.

"Amore" dice, allungando la e finale.

Spalanco immediatamente gli occhi al sentire quella parola, girandomi a guardarlo.
Mi ha sul serio chiamata amore o ho le allucinazioni?

"Se per svegliarti velocemente devo chiamarti così, potevi dirmelo prima. È da un quarto d'ora che ci sto provando." continua, facendomi ridere.

Mi lascia un bacio sulla guancia, che immediatamente va a fuoco.
Non ci posso fare niente, ogni volta che si avvicina mi fa sempre lo stesso effetto.

"Scusa, ma non ho dormito molto ultimamente. Devo pur recuperare... amore." calco l'ultima parola, sorridendo come una matta.

"Sei carina a prendermi per il culo, poi vedi come ti prendo io.. in tutti i sensi." continua, schiacciandomi le guance con le mani e prendendosi un bacio velocemente.

"Luca!" lo ammonisco, girandomi dall'altro lato del cuscino del divano in pelle, che in realtà è anche abbastanza comodo, se non fosse per Luca che mi schiaccia.

Non sembra perché è magro come un chiodo, però è pesante.

"Dai, scherzo... forse. Ma tu con solo la mia maglietta addosso mi istighi." si guadagna un'altra occhiataccia da me, ma mi ribacia di nuovo.

"Sei particolarmente affettuoso stamattina, o sbaglio?" replico, accarezzandogli i capelli.

"Lo sono sempre." ghigna, con aria di superiorità.

"Certo, come no. In realtà quando ti ho conosciuto eri acido come un limone." sbuffo, facendogli la linguaccia, ma prontamente si avvicina prendendomi la lingua e mordendola.

Sempre il solito

"Bastardo!" rispondo, avvicinandomi a lui e mordendogli una guancia per dispetto.

"Si ma tu così mi fai male, stronzetta!" si dimena, facendo finta di soffrire.

"Niente in confronto a te che ieri mi hai praticamente demolito il collo. Questi segni non se ne andranno prima di una settimana." sussurro, toccandomi proprio i suddetti punti, dove c'è, appunto, qualche succhiotto di troppo.

Fortuna che siamo in pieno inverno ed esistono i maglioni a collo alto, sennò non basterebbero dieci tubetti fra fondotinta e correttore.

"Meglio, così vedono tutti che sei occupata. E poi so che tanto ti è piaciuto." conclude, facendomi l'occhiolino e poggiandosi su di me.

Sorrido, non potendo negare l'ultima affermazione, e per qualche secondo si sentono solo i nostri respiri.

Ammetto di essere così felice da non volerci nemmeno credere.

Mi erano mancati questi momenti cosi fra noi, tutte le cose accadute avrebbero potuto soltanto spezzarci o renderci più forti, dalla separazione a Milano a tutta la storia di Alice.
Ripensando a tutto, cullata dal suo respiro sul mio collo che mi fa il solletico, una domanda mi sorge spontanea.

"Non mi hai più raccontato di Milano, poi." dico, interrompendo il silenzio.

Per un attimo i suoi occhi vacillano, ricordandosi della notte in cui mi aveva accennato ciò, la notte del mio compleanno in cui io ho scoperto tutto.

Guai; Capo PlazaOnde histórias criam vida. Descubra agora