Epilogo

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Blessed be the
mistery of
love.

Oggi il tempo non è dei migliori, è l'1 Giugno ma sembra di essere in pieno Settembre.
Soffia un vento freddo che ti costringe a stare dentro casa mentre, allo stesso tempo, il sole rimanda alla pelle una sensazione di piacevole calore.
Dalla finestra del salone guardo Raffaele e Amanda azzuffarsi mentre giocano a calcio e, grondanti di sudore, rincorrono la palla ridendo divertiti, sorrido e bevo un sorso di thè alla pesca mentre appoggio la testa sullo schienale del divano.

Questa mattina mi ha chiamata Sam al telefono, erano secoli che non la sentivo, il lavoro ha diviso me, lei e Carol riducendo la nostra amicizia a delle sporadiche chiamate e ad un'uscita di mezz'ora ogni 13 mesi.
Ogni volta che le sento però è come se il tempo non fosse mai trascorso, come se fossimo ancora delle ragazzine che non fanno altro che prendere decisioni sbagliate e poi riderci su, fiduciose che il tempo sistemerà ogni cosa e che tutto tornerà a risplendere.

Il rapporto con Greta e Ludo, invece, non ha fatto altro che sgretolarsi sempre di più.
Dopo essermi laureata ho ricevuto un'offerta di lavoro a Roma, dove mi sono trasferita, avevamo promesso di non perderci di vista e di chiamarci non appena ne avevamo l'occasione e così fu, per i primi tempi, poi a turno abbiamo smesso di telefonarci e di scambiarci SMS e da un bel po' di anni non ho più nessuna loro notizia.
Inizialmente mi è dispiaciuto ma con tutto quello che è successo subito dopo il mio arrivo qui a Roma, non ho avuto il tempo di pensarci.

Sorrido ripensando a quei giorni piovosi e afosi, a quando il mondo mi sembrava aver assunto la forma di un grande punto interrogativo, a quando il mio cuore, per qualche anno, si era spento e non era stato più capace di riaccendersi e di ritrovare quella luce che aveva scacciato via.
E poi, ripenso al giorno in cui i miei occhi, dopo un tempo interminabile, hanno ritrovato in mezzo alla folla quelle due gemme lucenti che non hanno mai smesso di cercare e ripenso al mio sollievo e alla mia irrefrenabile felicità.

"Possiamo ricontrollare tutto domani Franci, non c'è nessuna fretta" dico alla mia collaboratrice mentre raccolgo le mie cose dalla scrivania, impaziente di arrivare a casa e sprofondare sul divano mangiando una buona pizza e bevendo del buon vino.

"Ma non possiamo lasciare il caso a metà, Chiara!" ribatte lei, oggi non ha nessuna intenzione di lasciarmi andare via e so che se le dicessi 'Va bene dai, dove eravamo rimaste?' non tornerei a casa prima delle 4 del mattino e non ne ho nessuna voglia.

"Francesca, ammiro la tua determinazione ma il caso è già concluso e non c'è nessuna necessità di rimanere qui in ufficio e perdere un'intera notte davanti a queste scartoffie. Torna a casa, ne riparleremo domattina" e dopo aver detto questo, prima che possa ribattere, mi dirigo verso l'uscita, da dentro il mio ufficio la sento urlare:

"Argh! Me la paghi".

Scuoto la testa mentre le do la buonanotte e a grandi passi esco fuori dal grande edificio, l'aria fresca della sera mi arriva dritta in viso come una secchiata d'acqua gelida, respiro profondamente per poi incamminarmi verso la mia auto.

Una volta arrivata dentro, lancio letteralmente la borsa sul sedile posteriore e metto in moto.
Il traffico, a quest'ora della sera, inizia sempre più a scemare e sono grata per questo, arriverò a casa in poco tempo è stata davvero una lunga giornata.

Siamo riusciti a risolvere un caso a cui stavamo lavorando da mesi che ha, letteralmente, distrutto tutti costringendoci a trasferirci in ufficio per settimane e a vivere di cibo cinese e caffè.
Amo tantissimo il mio lavoro e ogni giorno sono felice di fare quello che faccio, sono felice di portare giustizia per le strade del mio Paese ma a volte ho la sensazione che il mio lavoro mi stia prosciugando tutto il resto, che mi stia portando via ogni briciolo di vitalità che mi rimaneva in corpo.

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