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Gemma esce fuori di corsa e si sporge sulla tromba delle scale. – Ma chi sbatte le porte a questo modo...?! – protesta, poi si ghiaccia e le parole le muoiono in gola. – Alex! – Vede il ragazzo accucciato sui primi gradini della rampa, con la testa nascosta fra le ginocchia, tremante, mentre il condomino del piano di sopra cerca inutilmente di placarlo.

– Signora Gemma, meno male che è venuta, non so cosa gli sia preso! Non appena mi ha visto è crollato a terra e si è messo a tremare. Mi dispiace, – fa rivolto ad Alex, – non volevo spaventarti.

– Vada pure, ci penso io. – Mentre l'uomo si allontana, si china su di lui: – Alex, tesoro... che è successo?

Il volto rigato di lacrime si solleva; respiro corto, impregnato di angoscia. Gemma allunga una mano per aiutarlo a rialzarsi, ma lui scatta, parando alla cieca le mani in avanti. – Non mi picchiare, ti prego! Basta! Non mi picchiare!

– Mio Dio! – La donna si porta una mano alla bocca. Ricorda ancora quella sera - come dimenticarla? - quando ha raggiunto Alessandro in ospedale, mentre il marito parlava con i poliziotti. Le condizioni in cui versava. Lo scempio che era stato fatto di quel corpo. Non riusciva a crederci. Mentre gli teneva la mano fra le sue, non riusciva a capacitarsi che Roberto Spada fosse arrivato a tanto. Quell'orribile uomo, come il mitologico titano Crono, aveva tentato di divorare l'anima del figlio senza alcuna pietà.

Gli occhi di Alex ora sono pozzi vuoti di terrore, aperti sul riverbero di quell'incubo. Trema senza sosta, come una foglia.

– Dove stavi andando? Che è questa valigia?

Lui si appoggia una mano sulla fronte, lo sguardo che rotea senza trovare un punto di appoggio. – Me ne vado. Devo scappare.

– Alex.

– Antonio. Ha minacciato Antonio a causa mia.

– Alex! – esclama lei – Tesoro, riprenditi! Stai parlando a vanvera, non riesco a capirti. – Gemma gli afferra entrambe le spalle in una morsa decisa.

– Non p...picchiarmi! – rantola lui.

– Ragazzo, ascoltami, non sei in pericolo. Respira, respira, ok? Nessuno qui vuole farti del male, nessuno, ok? Cerca di calmarti. Io sono qui. Sistemeremo tutto, se sei nei guai. Parlami. Dimmi che succede. A che ti serve questa valigia, dove stavi andando?

Alex comincia a riprendere un ritmo di respiro normale e a rendersi conto di dove si trova. – Io stavo... – si porta una mano alla bocca e fissa Gemma senza guardarla. – Se ha fatto questo con me... se è arrivato a tanto... Sono un idiota! – sbotta. – Un completo idiota! Antonio si opporrà, vorrà risolvere tutto alla luce del sole. Lui non lo permetterà. Aveva ragione: non posso andarmene, dobbiamo restare uniti, parlare. Ma prima devo chiamare Sabri, devo chiamarla e dirle di stare da un'amica.

– Tua madre? Che diavolo c'entra tua madre?

Gli occhi di Alex si spalancano, adesso tornati lucidi. – Gemma, Antonio è nei guai. Suo fratello mi sta ricattando, ha minacciato di farci del male. Mi ha voluto spaventare, ha cercato di... farmi perdere la testa. Devo andare da lui subito!

Si alza e scende rapido le scale.

Gemma sfila dalla tasca della vestaglia il biglietto da visita di Bernard Lacroix con il suo numero privato. "Per qualsiasi necessità" le aveva detto con la sua voce profonda. Gira i tacchi e torna in casa a cercare il telefono.


Come petali di Veronica persicaWhere stories live. Discover now