Hogwarts Express

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1 Settembre 1991


Leilah diede una spinta al pesante carrello con un grosso baule sopra in mezzo alla grande confusione che quella mattina si era impossessata della stazione di King's Cross; prima di allora non aveva mai neppure visto un luogo tanto grande, affollato e chiassoso, mentre gli sbuffi dei treni si dissolvevano per aria.

Tentava con difficoltà di guidare quel carrello senza scontrarsi con qualcuno. I suoi genitori, che camminavano al suo fianco, quasi non si accorsero della buffa fatica della figlia. Incisa sul volto esibivano un'espressione indecifrabile, come una combinazione di gioia e malinconica. Persino lei, nonostante il suo grande desiderio di arrivare a Hogwarts, si sentì sconsolata al pensiero che quei volti non li avrebbe rivisti molto presto.

Arrivò davanti quel muro in mattoni - tra il binario 9 e 10 - e ci si posizionò di fronte, proprio come le aveva spiegato il padre, ma si voltò poco dopo per tuffarsi tra le braccia della madre. Qualche lacrima scese silenziosamente sui loro volti.

Le sarebbero mancati tanto quei caldi abbracci.

«Mi raccomando» le sussurrò la donna accarezzandole i capelli e tentando di nascondere gli occhi umidi. «Sta attenta.»

«Comportati bene. Studia.»

«Si mamma» le rispose sbuffando, era da giorni che ripeteva le stesse identiche parole.
«Vi manderò un gufo ogni settima, promesso» provò a rassicurarla.

La signora Broadmoor sorrise lievemente, le carezzò ancora quei capelli corvini e a quel punto, cercò di ricacciare giù le lacrime e la lasciò andare. Si era promessa di non piangere, non di fronte agli occhi della sua bambina. Avrebbe dovuto mostrarsi forte, darle coraggio, invece Leilah si accorse comunque dei suoi occhi velati.

«Mamma...» disse in un mormorio. Lei si sforzò di sorriderle nel modo più convincente possibile.

«Va tutto bene. Ci rivedremo per le vacanze.»

Leilah annuì e dopo l'ultimo saluto - cercando di tenere sotto controllo il terrore di schiantarsi contro un muro - afferrò la mano del padre e corse dritta verso quei mattoncini.

Non appena riaprì gli occhi non riuscì a capire se quell'improvvisa ansia fosse generata dal fatto che aveva appena attraversato un muro o per la grande quantità di giovani studenti intorno a lei. Solo allora, osservando quella folla realizzò che non si era minimamente preoccupata della Casa in cui sarebbe finita. Forse certa del fatto di finire tra i Tassorosso.

Suo padre chiaramente sperava esattamente questo, un altro Tasso in famiglia, proprio come lo era stato lui. Eppure Leilah non ci aveva mai dato molto peso, credeva non fosse realmente importante, non aveva alcuno tipo di pregiudizio. Una vale l'altra pensò.

Pure il signor Broadmoor diceva di pensarla in questo modo, ciò nonostante in fondo sperava che sua figlia non fosse mai stata smistata in Serpeverde. Forse perché sapeva l'accoglienza che avrebbero riservato a una ragazzina con la madre babbana. O magari perché un padre vuole sempre il meglio per la sua bambina e Serpeverde non era certo il meglio.

Quasi come se l'avesse letta nel pensiero, l'uomo esordì:

«Non devi preoccuparti per dove sarai smistata, andrà comunque bene» le sorrise dolcemente e lei ricambiò, abbracciandolo.

«In ogni caso?»

«In ogni caso» le sussurrò all'orecchio.

Un po' temeva che il padre potesse rimanere deluso se lei non fosse stata smistata in Tassorosso.

MezzosangueWhere stories live. Discover now