L'amicizia

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Quella mattina il cielo uggioso rispecchiava in pieno l'umore abbattuto e vile della giovane Grifondoro; sebbene la sua migliore amica stesse tentando di farla alzare dal letto, sembrava non esserci alcun metodo efficace per riuscire a far alzare la riccia dal suo comodo ammasso di coperte.

« Dai Leilah, devi alzarti » la supplicò Hermione per l'ennesima volta inutilmente, poiché non riuscì a scuotere l'interesse della ragazza che annoiata, affondò ancora di più la faccia nel morbido cuscino.

Leilah aveva timore di scendere in Sala Grande e dover affrontare lo sguardo dei suoi due amici e doveva persino sperare che questi non avessero raccontato l'accaduto ad altre persone o si sarebbe guadagnata sguardi indispettiti da parte dell'intera scuola e forse, anche di Draco stesso, non sapendo se fosse abbastanza pronto per farlo sapere a tutti gli studenti e, proprio quando la situazione cominciava ad andar bene, non aveva per nulla voglia di affrontare una discussione anche con lui.

« Ma cosa è successo? » chiese Lavanda Brown col suo solito tono pettegolo mentre l'amica al suo fianco, Parvati, annuiva energicamente.

Il rapporto con le due compagne di stanza per Leilah ed Hermione non era mai stato particolarmente semplice ma quel misero legame rimasto era precipitato radicalmente il giorno in cui Ron si sentì male e, steso in uno dei lettini dell'infermeria, pronunciò il nome di Hermione anziché quello della sua allora fidanzata, Lavanda, provocando così la tanto attesa rottura tra i due.

« Non credo sia qualcosa che vi riguardi » dichiarò Hermione il più educatamente possibile, fingendo di non vedere lo sguardo seccato di Lavanda e della sua grande amica Parvati che non esitò a prendere le sue difese.

« Stavo cercando di essere gentile! » affermò lei, abbozzando un largo e finto sorriso.

« Non è successo proprio nulla, sto bene! » esclamò forte Leilah, intenzionata a evitare ulteriori domande indesiderate da parte delle sue compagne di stanza.
Lavanda Brown e Parvati Patil attraversarono la porta della camera borbottando tra loro qualcosa di incomprensibile e lasciando le due amiche da sole; Leilah tirò un sospiro di sollievo e richiuse gli occhi nel tentativo di far calmare quell'insopportabile mal di testa con cui si era svegliata.

« Ho bisogno di stare un po' da sola Hermione, per favore » le disse supplichevole, riuscendo finalmente a far arrendere la sua migliore amica che, dopo avergli rivolto interminabili suppliche, la lasciò stesa in quel letto.

« E va bene » disse infine Hermione, sospirando ed uscendo dalla loro stanza, non prima di averle lasciato un bacio in fronte.

Leilah iniziò a domandarsi se il ragazzo biondo l'avesse cercata non vedendola in giro, e a quel pensiero, cominciò a immaginare quali modi potesse usare il ragazzo per mettersi in contatto con lei.
Cercò di non soffermarsi troppo su quel pensiero, sentiva il bisogno di dover svuotare la mente e chiudere gli occhi per tentare di dormire ancora un poco; la testa continuava a girare ininterrottamente provocandogli un orribile e fastidioso senso di nausea, percepiva il corpo dolorante, come se avesse fatto chissà quale lunga corsa, gli occhi bruciavano, possibilmente a causa di tutte le lacrime versate durante quella notte.
Non aveva neppure la minima voglia di alzarsi dal letto per sgranocchiare qualcosa a colazione o persino per darsi un'occhiata allo specchio poiché era certa di avere un aspetto terribile: i capelli ricci parecchio arruffati, il viso molto più rosso del solito, gli occhi gonfi iniettati di sangue e le labbra gonfie e secche.

Tenne gli occhi chiusi per un'infinità di minuti e alla fine, riuscì a prendere sonno; fu risvegliata però dopo l'ora di pranzo, udendo il rumore dei battiti sulla porta della stanza.
Era sicura fosse la sua migliore amica che veniva ad accertarsi che andasse tutto bene o ad implorarla di nuovo di uscire fuori da quella camera da letto.
Inizialmente non rispose, stordita dal sonno e sperando che quei forti battiti cessassero, ma sentendoli continuare fu costretta ad alzarsi per porter aprire quella porta.

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