Capitolo 14;

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«quindi... le faccio vedere questa qui e poi.. Dio Niccolò ma perché! Non posso solo dirle che sono sua mamma e basta?»

«no, spiegale tutto per bene una volta e per sempre, così non avrà nessun ripensamento, non è meglio così?»

«si ma non so come parlarle.. io in confronto a te per lei non sono niente, perché dovrebbe accettare il mio ritorno nella sua vita da un momento all'altro?»

Giusy si reggeva il capo con le mani e se ne stava seduta con l'ansia a mille su una sedia in cucina, era arrivato il fatidico momento di confessare alla loro bambina chi davvero fosse la sua mamma.

«ascoltami, io tu e lei siamo come un puzzle a tre, senza di te avrei provato a cavarmela e avrei sicuramente cercato di fare tutto il possibile, ma ricordati sempre che è figlia tua, avrete sempre un intesa nonostante lei ti abbia visto da poco.
E poi credimi, in questi anni mi è sembrato avere una te in miniatura, siete uguali in tutto, sia caratterialmente che fisicamente» parlò Niccolò abbassandosi sulle gambe e prendendo le mani della sua ragazza.

Ci lasciò due baci sopra e poi la fissò negli occhi, si vedeva a un miglio l'ansia che aveva anche per le piccole cose.

«e poi se non le spieghiamo che sei sua madre, mi sa che stanotte io e te dormiamo sul divano, non dorme in camera sua neanche sotto tortura» aggiunse facendo scoppiare a ridere la ragazza.

«e se lei non vuole? Cioè se non mi accetta..»

«mi sa che per ora dovremmo mettere i dubbi da parte» disse il moro sentendo il campanello della porta.

Appena la aprì, come al solito la bambina gli saltò in braccio e gli stampò un grosso bacio sulla guancia.

«papà ho tanta fame, che hai.. si la pizza!»

La piccola scese dalle braccia di suo padre e si catapultò a tavola, o almeno ci provò.

«ferma qui signorina, dobbiamo parlare» la bloccò nuovamente lui facendola sedere sul divano, di fianco a Giusy.

La bambina aspettò impaziente cos'avevano da dire data la sua fame, ma poi capì che non sarebbe stata esattamente una notizia breve dato lo sguardo di suo padre.
Niccolò si sedette di fianco alla sua ragazza e le lasciò un bacio sui capelli, poi prese la foto che c'era sul tavolino e gliela porse.

«cos'è questa?» chiese la piccola sporgendosi.

«un ecografia» rispose prontamente Giusy deglutendo e cacciando un respiro per farsi forza.

«e questo dentro è un bambolotto? Papà mi hai preso una nuova bambola?»

«no monella, quella sei tu» disse Niccolò scuotendo la testa divertito.

La bambina inarcò un sopracciglio e sfiorò con le mani l'ecografia, poi portò lo sguardo sui due davanti a lei.

«qua ero nella pancia della mia mamma?» chiese alternando gli sguardi.

«si, qui eri ai sei mesi»

«oh..e come mai avete coi questa foto e non lei?»

Giusy si voltò verso Niccolò con le lacrime agli occhi e scosse la testa, le sue labbra erano come incollate tra di loro, non riusciva neanche a spiccicare parola.
Il moro cacciò un sospiro e le lasciò una carezza sul viso, poi guardò sua figlia, uno dei due doveva pur dirlo.

«perché lei è la tua mamma»

La bambina non pronunciava una sola parola, per essere così piccola nella sua testa si era andato a creare un enorme casino.
Chiunque avrebbe notato che tra quella ragazza e suo padre era diverso, Niccolò a stento parlava con le altre, invece con lei gli veniva naturale passarci tutto il suo tempo.
Aveva tanti punti interrogativi nella sua testa, e solo una persona avrebbe potuto darle le sue risposte.

«ma tu.. tu avevi detto che non c'era più la mia mamma..» balbettò lei abbassando lo sguardo sulle sue scarpine.

«lo so amore, è molto complicato da spiegare, però è così»

Lei annuì silenziosa e guardò un'ultima volta sua mamma, ancora era confusa nel definirla in quel modo.
Lasciò il salone e si chiuse nella camera, per poi sedersi sul letto con le gambe a penzoloni.
A quel punto Giusy non potè fare altro se non alzarsi dal divano e raggiungerla, non poteva evitare di parlarle per sempre, tra le due non era lei la bambina.
Prese posto vicino alla piccola e spostò una ciocca di capelli biondi che le erano ricaduti sul viso, poi si fece un po' di forza per incominciare un discorso, ma venne preceduta.

«dove sei stata? Perché non eri con me e papà?» chiese lei con gli occhietti velati di lacrime mentre la guardava fisso negli occhi.

Giusy si sentì il mondo crollare sulle spalle, non era stata una sua scelta fare quell'incidente e mancare per ben cinque anni, eppure in quel momento si sentì responsabile delle lacrime che c'erano sul viso di sua figlia.
Si sporse nella sua direzione e l'abbracciò in silenzio, potendo avrebbe fatto di tutto per tornare indietro.

«quando ti ho visto per la prima volta, il tuo viso era grande quanto il palmo della mia mano, eri bellissima.
Vedendo una bimba così bella mi ero promessa di rimanere, sia con te che con il tuo papà, ma purtroppo io.. non mi è stato permesso, ecco»

«e non potevi venire qua con me?»

«se avessi potuto l'avrei fatto senza batter ciglio, credimi piccolina, mi dispiace da morire..
Non fa niente se sei arrabbiata, hai ragione tu» parlò Giusy tirando su col naso e asciugando le lacrime dal viso di sua figlia.

«non piangere anche tu però..» balbettò la bambina indicando il viso di lei, il quale era bagnato di lacrime.

«no ecco.. non sto piangendo, avevo qualcosa nell'occhio»

«no stai piangendo, sei triste?»

«non sono triste, anzi, è che mi dispiace non esserci stata, vorrei fare qualcosa per rimediare..»

La piccola ci pensò qualche secondo su, poi un sorrisetto si fece spazio sul suo viso.

«potresti convincere papà a venire sui pattini con me! Non vuole andarci mai»

«e poi mi potresti perdonare?»

«certo, un patto è un patto»

Giusy scoppiò a ridere per la sua faccia compiaciuta e scosse la testa, per poi lasciarle un bacio tra i capelli e ascoltare attentamente tutto ciò che aveva da dirle sua figlia.

«lo sai, ho subito pensato che tu stessi con papà, ti guarda sempre e sorride come me quando vedo le caramelle»

«ah si? Allora mi sa che avevi proprio ragione»

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