Un grande compromesso - Parte I

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Salve mie care Queenies! Volevo avvisarvi che da Settembre riprenderò la pubblicazione delle storie brevi nella raccolta "Le Scogliere di Dover e altre storie", spero vi faccia piacere :) Nel frattempo, per chi ancora non l'avesse fatto, potete andare a dare un'occhiata alle altre mi storie, lasciarmi qualche commento o stellina se vi fa piacere :)
Grazie di tutto e buona lettura!
Kisses
Manuela-Rhapsody <3

Barcellona – Hotel Casa Mimosa
Venerdì 13 Dicembre 1974
Mezzogiorno circa

Entrai in ascensore, pigiai il tasto -1 sulla pulsantiera d'acciaio e le porte si chiusero lentamente davanti ai miei occhi. Mi voltai, dietro di me c'era una grande specchiera lucida, e da lì scorsi il mio volto rilassato, cosa strana dato che la notte precedente avevo dormito sì e no tre ore, sorridente e, soprattutto, sereno come non lo vedevo da tempo. Sorrisi: Brian mi faceva bene, faceva molto bene alla mia esistenza.

Dopo la fantastica notte trascorsa insieme nella Spa dell'Hotel Marriott ad Amburgo, dove per fortuna nessuno si accorse della nostra trasgressione da rock star, cominciammo la nostra vita da amanti, perché amanti eravamo. La nostra era una relazione strana: durante l'arco della giornata trascorrevamo poco tempo insieme, impegnati ognuno con la propria band tra prove, sound-check e interviste, e se pure ci vedevamo dovevamo farlo furtivamente, semmai in un camerino lontano da occhi indiscreti dato che lui era ancora pur sempre fidanzato ufficialmente con Amalia. Paradossalmente riuscivamo a stare vicini più in aereo, quando dovevamo spostarci da una città all'altra, che sulla terra ferma. Ma la notte, in qualsiasi posto dell'Europa ci trovassimo, eravamo sempre insieme, sempre, e non soltanto per dirci come avevamo trascorso la giornata o cosa ne pensavamo della performance della band. In genere ero io a recarmi in camera sua, sempre impaziente, sempre felice di poterlo riabbracciare. I primi tempi pensavo che sarebbe durata poco tra noi, che per lui fossi davvero soltanto un riempitivo, un modo come un altro per non coricarsi in un letto completamente vuoto, ma più i giorni passavano e più mi rendevo conto di sbagliarmi, che per lui non ero solo un diversivo o un divertimento, no, ero qualcosa in più.

Alle ragazze avevo raccontato tutto, a loro non avrei mai potuto mentire o, peggio ancora, tacere su una cosa così importante della mia vita. Mizzy aveva voluto persino sapere tutti i particolari della nostra notte folle alla Spa e quindi, conoscendoli lei, anche Roger era automaticamente stato informato di tutta la faccenda. Freddie e John cominciarono a guardarmi con occhi diversi, soprattutto quelli scuri del cantante dei Queen divennero più sospettosi, più indagatori. E Amalia? Amalia era a Londra, ignara di tutto quello che il suo timido fidanzato stava combinando in giro per il vecchio continente con la sottoscritta, o almeno così andarono le cose fino al pomeriggio antecedente al nostro concerto a Bruxelles.

Stavo camminando lungo lo stretto e polveroso corridoio dell'Hotel Marivaux quando, d'improvviso, da lontano scorsi uscire una ragazza dalla camera di Brian, una ragazza che mi sembrò di aver già visto prima, ma i suoi movimenti erano così veloci e furiosi che lì per lì non riuscii a metterne bene a fuoco i lineamenti del viso. Sbatté violentemente la porta alle sue spalle e cominciò a camminare, a correre più che altro, nella mia direzione. Io feci finta di nulla, continuando a proseguire verso la stanza di Mizzy non molto lontana, ma allorché la giovane mi raggiunse strinse i suoi grandi occhi arrabbiati su di me e si fermò, esattamente al centro del corridoio, costringendomi a stopparmi a mia volta. Alzai gli occhi e quando i nostri sguardi si incrociarono, o meglio, si scontrarono, capii di chi si trattava.

-Tu sei una puttana!- urlò Amalia piangendo, con tutta la forza che aveva, con tutta la rabbia che s'annidava nel suo corpo -Io ti odio Lilibeth! Ti odio!- e scappò via verso l'ascensore.

Restai attonita, scioccata, senza parole, impalata nel bel mezzo dell'androne per non so quanto tempo. Alcuni clienti che avevano sentito le urla s'affacciarono dagli usci, ma non vedendo nessun litigio in atto tornano a chiudersi nelle loro stanze. Quando mi riebbi dallo shock, perché non è di certo una bella esperienza sentirsi chiamare puttana anche quando si sa di avere un po' la coscienza sporca, mi fiondai nella camera di Brian per chiedergli spiegazioni.

On a Trip to Fame - Brian May FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora