14| time of choice

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✍︎ 𝑲𝒆𝒏𝒎𝒂'𝒔 𝒑𝒐𝒗

Più il tempo passava, più avevo paura di morire.
Ormai era evidente. Non sarei nemmeno arrivato alle due settimane. I miei polmoni non reggevano più e ogni giorno che passava sentivo sempre di più qualcosa stringersi nella mia cassa toracica, come un rovo di spine. I gelsomoni hanno le spine? No, non credo, sono arrampicanti. E allora a cosa era dovuto tutto quel dolore? Avevo qualche peccato irrisolto alla quale stavo pagando tutto alla volta? Oppure è solo la mia sfortuna che mi vuole far provare certe pene dell'inferno per nessun apparente motivo?

Non vedo l'ora che tutto questo abbia una fine, non m'importa come

Ci ero cascato alla fine, proprio come mi aveva detto Iwaizumi.
Ma poi, fu proprio Tsukishima Kei, colui che avrei dovuto detestare più di me stesso, mi accese l'ultima luce di speranza.
"A Kuroo-san non piaccio... Lui non mi ricambia."
In quel momento avevo due cose per la testa.
Per prima cosa ero felice, finalmente mi si era sbloccata la strada, io potevo avere ancora una possibilità. La seconda cosa fu che se fossi sopravvissuto all'Hanahaki, Kuroo non sarebbe sopravvissuto a me, non dopo tutto quello che mi stava facendo passare.

Non appena Tsukishima si allontanò, gli altri iniziavano a risvegliarsi e riempire la sala da pranzo pronti per la colazione. Il tempo fuori non prometteva bene, ciò stava a significare un intera giornata chiusi in casa. E mentre la folla iniziava a farsi largo per la stanza, io ero rimasto nel mio angolino a gambe incrociate sulla sedia, con in mano la mia tazza di caffè caldo cercando di pensare a cosa potessi fare. Non avevo altre soluzioni, c'era solo una strada che potevo intraprendere.
"Ehi Kenma" Akaashi tornò da me e si sedette di nuovo nella sedia che avevo davanti. "Allora? Che è successo?"
"Che doveva succedere?" domandai, spostando il mio sguardo da una sua iride all'altra. Akaashi sospirò.
"Intendo, cosa è sucesso con Tsukishima. Che ti ha detto?"
"C'eri anche tu." sospirai. Portai il mio sguardo verso la tazza che tenevo in mano. "Sto arrivando al capolinea Keiji. Per me non c'è più tempo"
Akaashi mi rivolse un occhiata triste e decisamente contrariata.
"Non dire c--"
"Ma è proprio così! Lo so che detto da me suona pessimista, ma questa è la realtà dei fatti." dissi, tornando ad alzare il mio sguardo sul suo. Akaashi non accennava abbassare gli occhi.
"Quindi non vuoi fare niente?" mi chiese.
"Non ho detto questo" il gufo trattenne il fiato per lo stupore. "Tsukishima ha deciso di mettere da parte il suo dolore pur di farmi confessare a lui. Quindi ho deciso. Gli dirò tutto."
Si, era così. Avevo davvero intenzione di dirgli tutto, dalla prima all'ultima virgola di tutte quelle settimane trascorse a tossire gelsomini bianchi, tutti i giorni alla quale non smettevo di pensare lui in qualsiasi cosa facevo, tutti gli anni, da quando lo conosco, che ho sempe finito per amarlo più il tempo insieme passava. Non volevo più tenermi nulla. Volevo affrontarlo e lo avrei fatto fregandomene delle conseguenze e degli imprevisti.
Akaashi sorrise e mi diede una leggera pacca sulla spalla.
"Così ti voglio. E ora va da lui, gattino"
"Come? Ora?" dissi, poggiando la tazza di caffè sulla credenza e agitando le mani contrariato.
"Certo. Ora. Quando vorresti farlo? Quando sei già morto? Su, vai" esclamò, prendendomi un braccio e tirandomi su di peso, lanciandomi, letteralmente, in direzione dell'altro tavolo. Volevo girarmi e gridargli tutte le imprecazioni che conoscevo, quando mentre finivo di fare il mio volo diretto da Akaashi, andai a sbattere contro qualcuno.
Devo riconoscerglielo, però. Akaashi ha una bella mira.
"Ehi Kenma, tutto apposto?" mi chiese Kuroo, portando le sue grandi e calde mani sulle mie spalle per non farmi cadere, e i suoi soliti occhi marroni su di me.

Perché vacillo così tanto? Dove diavolo è finita la mia determinazione di quindici secondi fa?

"Oh si, tutto okay, sono solo...inciampato" dissi, portandomi una mano sulla testa, imbarazzato.
"Sembri stanco e hai delle occhiaie da fare invidia un panda. Da quand'è che non chiudi occhio?" mi domandò ancora, sta volta incrociando le braccia al petto, con fare da papà severo.
"È solo che... ho avuto diversi incubi e molta fatica a dormire" non era del tutto una bugia. Dopo l'incubo che avevo fatto nella palestra della scuola, non c'era notte che passava senza che io facessi un brutto sogno. E più passava il tempo, più avevo rinunciato a chiudere occhio.
"Oh, avresti dovuto dirmelo prima" disse lui.
"Forse, solo che... eravamo troppo impegnati ad... ignorarci" abbassai lo sguardo per non vedere quello di Kuroo.
"Kenma--" iniziò a dire, ma fu bloccato da Bokuto che, facendo le sue solite entrate ad effetto, era passato proprio in mezzo al nostro discorso, prendendo sotto braccio Kuroo e portandoselo via, prima che potesse finire di parlare.
E prima occasione bruciata.

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