9- Un altare nel Tartaro. Normale, no?

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Harry
Ho firmato la mia condanna a morte. Pensai, sporgendomi dalla scogliera dalla quale volevano che scendessimo.
Si affacciava su uno strapiombo di oltre venti metri, sul fondo del quale si estendeva una versione da incubo del Grand Canyon: un fiume di fuoco si apriva in una strada in un crepaccio frastagliato di ossidiana. Il bagliore rosso della corrente creava ombre spaventose lungo le pareti di roccia.
"Ehm..." Leo esaminò la scogliera. Indicò una minuscola fenditura che percorreva diagonalmente tutta la parete, da cima a fondo. "Possiamo provare con quella sporgenza. Forse così riusciamo a scendere..."
Almeno non aveva detto: «è da pazzi!»
"....anche se è da pazzi." Concluse.
Okay, rimangio tutto.
"Se restiamo qui, moriamo comunque... quindi tanto vale provare e fallire." Disse Reyna.

A turno partimmo tutti.
La sporgenza era appena sufficiente per appoggiarvi gli alluci, costringendoci ad aggrapparci con le mani a qualsiasi fessura nella roccia.
Pochi passi più sotto, Will sbuffò aggrappandosi a un'altra crepa. "Allora, come si chiama questo fiume di fuoco?"
"Flegetonte." rispose Nico. "Dovresti concentrarti nella discesa."
"Flegetonte?" Ripetei. "Che vuol dire? Il «flagello dei tonti»?"
"L'ho detto anche io!" Borbottò Percy.
"Non farmi ridere, ti prego." Mi supplicò Nico.
"Sto solo cercando di prenderla alla leggera!" Ridacchiai.
"Grazie." brontolò, rischiando quasi di perdere l'appiglio. "Precipiterò verso la morte con il sorriso sulle labbra."

Continuammo a scendere, un passo alla volta.
Alla fine, ci trovammo tutti a terra.
Ginny inciampò prima di toccare il fondo, e io la presi al volo.
"Grazie!" Mi disse scoccandomi un bacio.
"Al fiume." ordina Nico, cercando di non lasciar trasparire il panico nella voce. "Possiamo farcela."
Ma sembrava più una rassicurazione per se stesso.

Avanzammo incerti su lastre di vetro scivolose, girando intorno a massi enormi, evitando stalagmiti che ci avrebbero trafitto al primo passo falso.
"Dobbiamo bere." Disse Annabeth.
"Ehm... dobbiamo bere il fuoco?" Chiesi, credendo di non aver capito bene.
"Il Flegetonte scorre dal regno di Ade fino al Tartaro." Nico riusciva a parlare a stento. "Il fiume è usato per punire i malvagi. Ma alcune leggende lo chiamano... il Fiume della Guarigione."
"Alcune leggende?" Chiese Malfoy facendo un verso di scherno.
Nico deglutì, provando a trattenersi dal rispondergli con una parolaccia. "Il Flegetonte
conserva intatti i malvagi. Dobbiamo bere."
"Ma è fuoco. Come...?"
"Così." Annabeth infilò le mani nel fiume.
Tutti la seguimmo.
Al primo contatto, sembrava freddo. Cioè, significa che era così caldo da sovraccaricare i nervi.
Prima che potessi cambiare idea, raccolsi il liquido infuocato nelle mani a coppa e me lo portai alla bocca.
"Sa di benzina." Commentai, ricordando quando per sbaglio, e non per una scommessa fatta con George, la bevvi.
"No... molto peggio." Mormorò Annabeth, asciugandosi la bocca con la manica della maglietta. "Una volta, in un ristorante di San Francisco, ho commesso l'errore di assaggiare un peperoncino piccante che servivano insieme a un piatto."
Improvvisamente, le gambe mi diventarono di gelatina e Percy sembrava avere quattro teste.
"HARRY!" Quest'ultimo (Percy, non le quattro teste) mi prese per le braccia e riuscì a impedirmi di rotolare dentro il fiume, diventando così una versione tarocca di Leo.
Poi le convulsioni cessarono. Con un respiro strozzato, riuscii a mettermi in piedi.
"Ehi!" Esclamò Ron. "Mi sento molto più vivo!"
"Come vorrei che Bob fosse qui..." mormorò Nico.
"Ottimo... ehm..." balbettai, ancora un po' frastornato. "Ed ora?"
"Ormai abbiamo solo due possibilità: seguire la corrente o andare verso la fonte, costeggiando le rive del fiume Flegetonte." Disse Nico.
"Le Porte della Morte." Ricordò Percy.
"Già. Dobbiamo raggiungerle." 
"Bene... quindi, procediamo su questa ripida discesa?" Chiese Hermione, asciugandosi la fronte madida di sudore.
"Yuppi." Mormorò Leo, sarcastico.

"E comunque..." commentò Will tenendo la mano di Nico, quando ormai eravamo a fine discesa. "...questa è una delle passeggiatine più romantiche che abbiamo mai fatto!"
"Ma che diavolo di passeggiate romantiche fate voi semidei?!" Chiese Ginny.
"Oh credimi..." ridacchiò Nico. "Non vuoi saperlo..."
"La maggior parte delle volte veniamo interrotti da mostri." Mormorò Frank.
"O da Dei." Continuò Jason.
"Tipo quella volta che..."
Qualcosa, dietro di noi, fece SWOOSH! e subito comparve un tipo alto tre metri, con una chioma d'argento arruffata alla Einstein, gli occhi d'argento puro e le braccia muscolose che esplodevano dai resti stracciati di un'uniforme da inserviente. In una mano, il tipo stringeva una gigantesca scopa. E la targhetta diceva: BOB.
Un tonfo, ci fece rendere conto che Ron era svenuto.
"Ops." Commentò Bob ridacchiando. "Il Ketchup è caduto..."
"BOB!" Urlarono Percy, Annabeth e Nico, correndo ad abbracciarlo.
"Amici!" Esclamò raggiante.
"Ti ho portato le foto delle stelle!" Esclamò Percy. "E le ho salutate per te!"
Okay, se non fosse che mi avevano raccontato di tutta questa storia del salutare le stelle e bla bla bla, avrei preso Percy per pazzo.
"... guarda, qui c'è la costellazione della cacciatrice..." la voce di Percy si incrinò. "Zoe Nightshade..."
"Oh si..." anche Bob sembrò rattristarsi. "Sarebbe una specie di nipote, per me, visto che era figlia di Atlante."
"Si, esatto amico." Rispose, rimettendo il cellulare in tasca.
"Nico!" Esclamò poi, vedendolo mentre bisticciava -e quando mai!- con Will. "Hai portato tanti amici!"
"Oh ehm... sì! Loro sono Jason, Leo, Piper, Hazel, Frank, Reyna, Ginny, Hermione, Ron, Harry, Draco e Will, il mio fidanzato!"
"Sei fidanzato!" Esclamò abbracciandolo. "Sono contento per te!"
"Grazie, amico!"
"Hai degli strani amici..." gli sussurrò Will, all'orecchio.
"Bob è a posto!" Rispose Annabeth. "Piuttosto... Bob, potresti riportarci a quell'altare di Ermes? Abbiamo un po' di fame!"
"Oh si!"
"Altari? Nel tartaro?" Chiesi.
"Si, esatto." Rispose Percy, come se fosse la cosa più normale del mondo.
"Se non muoio a causa dei mostri, muoio a causa di overdose di stranezze." Borbottò Leo.

Poco dopo, ci trovavamo davanti l'altare di Ermes che, come Ron ci aveva fatto brillantemente notare, era vuoto.
"NON C'È NESSUN CIBO!" Esclamò arrabbiato: tendeva ad innervosirsi quando era affamato.
"Oh giusto..." ridacchiò Bob. "Voi mortali dovete riposare. Al vostro risveglio ci sarà tanto cibo! Io farò il primo turno di guardia!"
Non bisognava essere Annabeth Chase o Hermione Granger per capire che un ex Titano che faceva il primo turno di guardia non era una buona idea, perciò mi feci avanti.
"Ehi, lo faccio con te, il primo turno." Dissi.
"Forte!" Esclamò raggiante. "Il tipo con la saetta parlerà con Bob! EVVAI!"
"Ehi, amico." Mi chiamò Percy, mettendomi una mano sulla spalla. "Tu dormi. Faccio io il primo turno."
"Ma no, Percy..." gli dissi.
"Tranquillo... se dormo, faccio brutti sogni, quindi meglio non dormire."
***
Essere un semidio significava imparare a convivere con gli Incubi.
Ma io ero un mago, non un semidio, quindi non sapevo convivere con gli incubi.
E poi, non li avevo da quando Voldemort era stato "sconfitto".
Inoltre, il Tartaro aumentava la violenza degli incubi del dieci per cento, se eri fortunato (cosa che, per la cronaca, non ero).
Sognai un forte bagliore, uno di quelli accecanti, che filtrava dalla finestra della mia camera a Grimmauld Place numero dodici.
Una voce sicuramente non-umana mi diceva:
«Harry Potter... unisciti a noi. Non ti puoi fidare degli amici e soprattutto dei nemici... unisciti a noi e vedrai, avrai tutto ciò che desideri: il tuo amico, Ron, sarà ricco, potrai sposare la bella sorella del tuo amico e tutte le persone a te care, ritorneranno in vita. Vieni con noi... unisciti. Riceverai più di quanto tu possa pensa-.»
La voce venne interrotta da un ragazzo: Nico.
Anche lui nel mio sogno. "Harry, non ascoltarlo. Sta mentendo!"
Mi svegliai di soprassalto.
"Nico..." esclamai guardandolo.
Lui ridacchiò. "Ho anche questo potere. Posso scivolare nei sogni altrui." Disse stringendosi nelle spalle.
"Mi hai salvato la vita! Mi stavo quasi per unire a loro!" Esclamai impaurito.
"Qual è il problema?" Chiese Annabeth. "Che hai sognato?"
Quando finii di raccontarle il sogno, lei scosse la testa.
"Ahi ahi..." commentò. "Il tuo difetto fatale é come quello di Percy... forse peggio."
Mi avevano già parlato di quella roba... e non mi piaceva per niente.
"Ottimo." Commentai sarcastico. "E tu me lo stai dicendo così... con la stessa calma con cui mi diresti che è pronto a tavola."
"Ehi!" Esclamò Percy. "A proposito... è pronto a tavola!" Esclamò indicando un tavolo pieno di roba.

Their Green Eyes -Harry Potter e gli Eroi dell'Olimpo-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora