diciassette

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Nonostante avessi dato l'ultimo esame, in quei giorni ero uscita davvero poco.
Dopo la conversazione con mio padre, il mio umore era atterra.
I ragazzi erano preoccupati e Occhi Verdi pure, ma nonostante ci vedessimo abbastanza spesso, avevo sempre sviato l'argomento.
Credevo che finchè non ne avrei parlato, il problema non si sarebbe posto.
Ma così facendo mi portavo dietro un peso nel petto, che mi stava atterrendo sempre di più.

Dopo aver discusso con Marco e Vincenzo per mezz'ora, mi convinsero a raggiungerli in piazza insieme agli altri.
La mia voglia di togliermi il pigiama era totalmente inesistente, così mi infilai una tuta e  uscì di casa, chiudendomi la porta dietro.
Mi trascinai con passo strisciante verso il punto di ritrovo e al mio arrivo, tutti i ragazzi si alzarono iniziando a venirmi in contro.
Salutai tutti, mentre Loris mi trattenne in un abbraccio, comunicandomi quanto gli fossi mancata.
Lo strinsi a me e successivamente mi feci spazio, sedendomi tra Fabio e Luigi, che mi stamparono due baci sulle guance.
"Allora, che fine avevi fatto?"Loris mi guardò con aria dispiaciuta "ci sei mancata piccì".
Subito guardai Vincenzo e Marco, che mi guardavano preoccupati.
"Ho avuto un po' di problemi in famiglia e sto dando gli ultimi esami, quindi ero un po' stanca. Mi siete mancati anche voi" forzai un sorriso in mezzo a quegli sguardi carichi di pietà, che erano ciò che volevo evitare.
Gli unici al corrente della situazione erano Andrea, Mavi, Marco e Vincenzo.
Mi fidavo ciecamente di tutti i ragazzi, ma non volevo che si spargesse la voce, stare al centro dell'attenzione era l'ultima cosa che mi interessava.
"Ci dispiace, ma lo sai che per qualsiasi cosa noi ci siamo, sempre e comunque"Fabio mi avvolse un braccio sulle spalle, baciandomi la tempia.
"Grazie mille ragazzi, davvero".
Vedendomi in difficoltà, Luigi cambiò argomento, guadagnandosi uno sguardo riconoscente da parte mia.

Uscire con i ragazzi, mi aveva fatto bene ed ero riuscita a distrarmi per qualche ora.
Era bello sentirsi così coccolata e cercata da tutti, sopratutto nei momenti come questo.
Adesso eravamo a casa nostra, Andrea ci aveva raggiunto dallo studio, Mavi era tornata da lavoro e Marco e Vincenzo mi avevano riaccompagnata.

"Stai un po' meglio?"il riccio mi guardava preoccupato.
"Si, un pochino si"forzai un sorriso e spostai lo sguardo per cercare di troncare la conversazione, ma lui continuò.
"Giuls molti di noi sanno com'è andare avanti senza un genitore. Capiamo il tuo dolore e la tua voglia di stare sola,ma non ti chiudere a riccio ogni volta che si apre l'argomento.
Appunto perché puoi confrontarti con persone che l'hanno vissuto dovresti sfogarti il più possibile" Mavi lo incenerì con un'occhiataccia.
"Paky ha ragione piccola"ci voltammo tutti verso Andrea, che mi accarezzava le gambe, stese sulle sue, "se non sei pronta lo capiamo, ma dovresti sforzarti e provare ad aprirti. Siamo tutti qua con te, pronti a darti una mano, non lasciare che questo ti distrugga".

E fu così che, dopo un ora di discussione con i ragazzi, mi decisi.
Non so con quale forza, dopo cinque giorni, ricomposi il numero di mio padre sul display.
L'altro giorno, quando mi ero sentita dire quelle parole ero rimasta pietrificata, senza riuscire neanche a pensare ad una risposta buona.
Ma dopo qualche giorno, tante riflessioni, sigarette e lacrime, ero riuscita a farmi coraggio e a richiamarlo.
"Adesso hai il coraggio di rispondere?"ed ecco che, dopo cinque squilli, la sua voce prendeva posto nelle mie orecchie.
"Non hai nessun diritto di parlarmi così.
Ti fai sentire dopo un anno, non mi chiedi neanche come sto e l'unica cosa che fai è darmi della puttana? Ma ci stai con la testa?
Sarò sempre tua figlia, ma sono anche una persona a cui devi portare rispetto.
Vergognati del modo in cui mi parli e di come parli di ciò che ho passato.
Non ti sei degnato neanche di chiedermi una volta come stessi durante quel periodo e hai anche la faccia tosta di dire che era tutto una finzione? Chiedilo a mia madre, chiedilo a Maria Vittoria, chiedilo alla mia psicologa. Chiedilo alle persone che mi sono state affianco, alle persone che mi hanno aiutato con i miei problemi nonostante ne avessero altri mille a cui pensare per i fatti propri.
Non ti interesserà sapere come sto, ma non ti permettere di mettere bocca su cose che non sai.
Non sai com'è stata la mia vita in quest'anno, non sai cos'è successo e cosa ho vissuto, quindi non provare neanche a giudicarmi. L'unico che dovrebbe farsi un cazzo di esame di coscienza sei tu, perché riesci a essere una persona di merda anche con la tua unica figlia".
Dopo aver finito di parlare, cominciai a fare dei respiri profondi, aspettando una risposta.
Dopo quasi un minuto di silenzio, decisi di smorzarlo e mettere fine a tutto quello.
"buona notte, papà" chiusi la telefonata e tirai un forte respiro, per poi sdraiarmi sul letto.
In quel momento la porta si aprì, mostrando Mavi, Occhi Verdi e Vincenzo.
La bionda si copriva la bocca con le mani e gli occhi lucidi.

"Avete ascoltato tutt.."
"Si"mi interruppe lei, sedendosi di fianco a me, affiancata dai ragazzi "Sono così fiera di te G, non immagini quanto.
Sei diventata un altra persona, sei totalmente cambiata.
Anzi, sei tornata quella di prima, ma molto più forte.
Hai di nuovo il sorriso stampato sulle labbra, gli occhi allegri e il volto meno stanco.
Sei riuscita ad affrontare tuo padre, per la prima volta nella tua vita.
Non immagini l'immensa gioia che provo nel vederti così bella e forte" si gettò tra le mie braccia, stringendomi forte.
Andrea e Vincenzo si tenevano a debita distanza e assistevano alla scena con un sorrisetto sollevato.
E dopo aver trattenuto il respiro fino a quel momento, scoppiai con lei in un pianto di gioia.
Solo in quel momento mi resi conto di ciò che avevo fatto.
Avevo affrontato mio padre.
La persona che mi aveva messo più di un difficolta durante tutta la mia vita.
La sua violenza non era fisica, ma psicologica.
Mi aveva sempre presa in giro, per qualsiasi cosa, usando parole pesanti che ti colpivano al cuore come lame.
Dopo 19 anni ero riuscita a fargli capire quanto lo disprezzassi come persone, ma soprattutto come padre.
Vedere la bionda in lacrime davanti a me, mi fece battere il cuore all'impazzata.
Mi resi conto, per davvero questa volta, che ce l'avevo fatta.
I crolli e le crisi c'erano ancora, ma meno frequenti e pesanti di un po' di tempo fa.
Grazie alle persone che mi circondavano (vecchie e nuove), ero uscita dal baratro in cui ero caduta mesi prima.
A testa alta.

SantanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora