17. Eijiro Kirishima

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Richiesta di: Kia0402
Spero ti piaccia!

Ancora una volta si era ritrovata sommersa dalle voci dei suoi compagni. Non li trovava fastidiosi, ma il suo mal di testa sì.
La mattina era arrivata fin troppo in fretta per lei, lasciandole un sentimento di insoddisfazione dopo aver passato così poche ore a dormire.
Non era raro per lei dormire così poco, ma generalmente non succedeva per due giorni di fila, quindi si era ritrovata particolarmente più stanca del normale.
Era entrata in classe senza essere notata, come al solito. Non dava la colpa ai suoi compagni, almeno, non tutta. Era anche colpa sua se nessuno in classe era effettivamente suo amico.

Tendeva sempre a starsene per conto suo, con i suoi pensieri e i suoi libri e dopo tanti tentativi falliti buona parte dei suoi compagni aveva smesso di tentare un approccio verso di lei.
Non voleva essere dura o ostile, ma era sempre spaventata dal parlare con tante persone contemporaneamente. Cosa sarebbe successo se avesse fatto una brutta figura? Avrebbero riso di lei? L'avrebbero presa in giro?

Erano tutte domande che le frullavano in testa ogni volta che dei suoi compagni la avvicinavano.
Certo, riusciva a parlare con loro se la approcciavano in solitario o in coppia, ma la sua ansia cresceva ogni volta che si aggiungevano persone.

L'unico momento che riusciva a sopportare con tante persone era il pranzo.
Nonostante la sua tendenza a passare quel periodo con suo padre, aveva accolto la richiesta dei suoi compagni e piano piano si era trovata a passare il pranzo con loro quasi tutti i giorni. Piano piano il disagio se ne era andato ed era riuscita a chiacchierare amichevolmente con loro.

Nonostante questo loro contatto, non riusciva ancora a definirli amici, tanto meno riusciva a stare troppo tempo in loro compagnia. Cosa sarebbe successo se avesse perso il controllo un'altra volta?
Uno dei motivi per cui aveva sviluppato ansia sociale era proprio lei stessa.

Le ombre. Una cosa tanto affascinante quanto scontata. Chiunque da piccolo voleva essere un maestro con le figure in controluce. Ideare piccole storie con personaggi creati dal movimento delle mani. Tutti i bambini sognano di poter manipolare quelle figure scure a loro piacimento, ma non lei.
Per lei era una specie di maledizione. Non odiava il suo quirk, anzi, ne era affascinata e la incuriosiva conoscerne le abilità, le debolezze e i punti di forza, ma non poteva fare a meno che esserne terrorizzata.
"Un'arma a doppio taglio". Era così che lo descriveva.

Era una cosa affascinante da vedere. Uno spettacolo di ombre. Una danza di figure scure e tetre che davano sollievo. Alcune persone glielo ripetevano in continuazione. "È un quirk potente, dovresti esserne grata".
Cosa ne sapevano loro?
Cosa ne sapevano di tutto quello che passava per controllarlo?
È vero, era un quirk potente ed era effettivamente grata di averlo ricevuto, ma non poteva fare a meno di chiedersi perché non riuscisse a controllarlo al livello che voleva. Perché perdeva sempre quel minimo contatto che la teneva ancorata?

Non aveva mai conosciuto i suoi genitori o magari li aveva semplicemente scordati, ma era felice di questa cosa. Grazie a questo aveva incontrato qualcuno che la poteva aiutare, che poteva tenere sotto controllo gli scatti del suo Quirk, ma per quanto a lungo poteva andare avanti?

Ormai era al liceo ed era ancora spaventata di perdere il controllo, ogni volta che doveva combattere contro un suo compagno il cuore le batteva nel petto, le mani cominciavano a sudare e il respiro a mancarle.
Non riusciva a capacitarsi di come il suo quirk stesse anche manipolando la sua vita.

Una voce la risvegliò dai suoi pensieri, così girò lo sguardo verso la persona in questione, anche se non le serviva guardarlo per sapere chi fosse.
-Buongiorno.
Il sorriso del ragazzo dai denti appuntiti era sempre presente sul suo viso ogni volta che le dava il buongiorno.

One shots - My hero academiaWhere stories live. Discover now