2. - maledetto.

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Niall aveva visto la scena di Louis che si abbassava per raccogliere il diario quasi a rallentatore, come se fossero in un film e quello fosse un colpo di scena. Si era avvicinato immediatamente, ma aveva prima aspettato che salutasse la sua ragazza per cominciare il suo lungo monologo.

Tossì in imbarazzo quando le iridi chiare del ragazzo si posarono su di lui, quasi a volerlo giudicare. Niall non era famoso per il suo forte carattere o per la sua innata capacità di incutere timore, ma doveva tentare di riprendersi quel diario.

La precaria stabilità emotiva di Harry dipendeva principalmente da quello e lui non voleva vedere il suo migliore amico a pezzi. Non di nuovo.

«Ciao, non mi conosci, ma- uhm, quel diario,» indicò con il capo la copertina appariscente, giusto per rafforzare il concetto, «mi appartiene, quindi..»
E quindi dovresti ridarmelo immediatamente perché sono anche in ritardo alle lezioni, se solo tu non fossi così preso dal leggere il nome in copertina te ne saresti accorto, avrebbe voluto aggiungere, ma si morse la lingua.

Non voleva cominciare quel discorso con il piede sbagliato. Sperava che Louis, essendo più grande, fosse anche più maturo e che, senza neanche creare un dibattito a riguardo, glielo restituisse. Ma, ovviamente, si sbagliava e le sue erano solo fantasie.

«Il ragazzo che l'ha perso era riccio e no, non voglio restituirlo.» disse, con un ghigno che a Niall parve malefico.

Il biondo lo guardò con astio e insofferenza e in una mossa veloce cercò di afferrare il diario, ricevendo in cambio degli schiaffi sulle mani e delle imprecazioni contro.

«Ridammelo, stronzo!» urlò, come se realmente gli appartenesse. Era pronto a finire in una rissa, anche se non ne aveva mai fatta una, solo per riavere quel diario.

Semplicemente, teneva davvero tanto ad Harry e sapeva che se qualcuno avesse letto quelle pagine così preziose e private il suo cuore si sarebbe rotto ancor di più e Niall non voleva raccoglierne tutti i pezzi. Lui voleva che l'amico stesse bene, senza dover soffrire.

Era del parere che aveva sofferto fin troppo e aveva decisamente bisogno di una pausa. Una pausa di qualche mese da quel mondo così crudele.

Louis sorrise in modo soddisfatto nel vederlo così arrabbiato, quasi come se per lui fosse un obiettivo raggiunto, e mostrando tanto di canini e lingua biforcuta ricominciò a parlare. Quella volta, però, le parole non erano sue.

«Caro diario, non pensavo di poter trovare un amico così in fretta- uh, parla di te qui.» fece Louis, con tanto di versetto nella descrizione di Niall. Il biondo si era tappato le orecchie, non volendo sentire le parole che sapeva Harry non volesse che sentisse. Ciononostante il maggiore aveva continuato la lettura, fino a fermarsi. Gli occhi a vagare sulle pagine macchiate e la bocca socchiusa, quella volta priva di cattiveria.

«Zayn,» aveva detto ad alta voce, girandosi di poco, giusto per assicurarsi che il suo amico fosse rimasto. Il mulatto, ancora appoggiato al muretto, fece un cenno verso Louis, gettando la sigaretta finita a terra. «Voglio andarmene, vieni con me?» chiese il ragazzo.

Sembrava come se avesse un disperato bisogno di parlargli e Niall aveva voglia di urlargli contro di fermarsi, di dirgli che qualsiasi cosa avesse letto di così sconvolgente non gli dava il diritto di stare male perché non gli importava della sofferenza altrui.

Non disse niente per due motivi; il primo, non sapeva se avesse senso il suo confuso pensiero, il secondo, Louis e Zayn erano già spariti dalla sua vista.

Niall rimase solo davanti al portone della scuola, con l'amaro in bocca per le parole non dette.

Era triste e affranto perché sapeva che, prima o poi, Harry avrebbe notato la scomparsa del suo diario e, prima o poi, l'avrebbe anche visto nelle mani di Louis. E il suo mondo sarebbe crollato e sarebbe crollato anche lui. Non era proprio pronto a vedere il suo migliore amico cedere. Il suo cuore già doleva al pensiero.

Sunflower; Larry Stylinson.Where stories live. Discover now