Capitolo 19 - Rivalità

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Era rimasta per circa un'ora seduta sul divano di vera pelle del soggiorno, con le gambe accavallate che tremavano. Alec era al suo fianco e cercava di distrarla parlando dei suoi studi e coccolando il suo piccolo Macchia, tramortito dal viaggio.
-Dai Cristel, fra poco usciranno vedrai- diceva.
-Non m'importa!- sbotto Cristel -Voglio solo andarmene. Quel tizio non mi piace per niente: è meschino e prepotente, e gli basta schioccare le dita per farci fuori. Hai visto come ha picchiato Marc? E con quanto disprezzo ha detto "ho deciso"? Alec quello è pericoloso, dobbiamo andarcene!-
-Senti Cristel non è il momento delle bambinate. È una persona buona, vuole bene ai suoi figli, e il fatto che Marc è stato adottato non vuol dire nulla. Il signor Da Silva vuole solo proteggerlo. E fidati della tua psicologa una volta tanto: ha un'aria cattiva solo perché deve, almeno apparentemente, essere un padrone spietato. Ma se vuoi andartene vattene pure, magari la pioggia in testa ti rinfresca le idee- Alec si stava animando. Com'ebbe finito di parlare Neymar e Marc uscirono dalla sala, seguiti da loro padre e alcuni membri della gang. L'uomo dalla barba curata e la suit bianca si rivolse alle ragazze -Io e i miei figli pensiamo che sia giusto che voi passiate la notte qui, abbiamo diverse grandi stanze per gli ospiti. Potete sistemarvi come meglio credete, e spero non vi dispiaccia la compagnia dei miei due ragazzi- indicò Neymar e Marc.
"Oh ora si fa anche l'altolocato. Che sbruffone. E poi mi chiedo anche perché Neymar si comporti a quel modo" pensava Cristel, che non aveva capito molto del discorso del capo gang.
-Io devo tornare a casa. O papà mi picchia davanti a tutti!- subito sentì forte il desiderio di aver taciuto. L'uomo le si era avvicinato tantissimo, e lei poteva sentire il profumo di fiori mescolato al tabacco -Cica, stai attenta a quel che dici. Ringraziami perché sono una persona di spirito, specie con i ragazzini, e con chi non può uccidermi. Neymar accompagnala tu, ma fa presto: non voglio che ti vedano- si allontanò dalla ragazza sollevando le mani in segno di stizza.

Allacciò la cintura di sicurezza velocemente e accese lo sterio. Neymar lo spense. Aveva il viso torvo e stava per esplodere.
-O lo stereo o canto io!-
-Cristel non è il momento. Non dobbiamo fare troppi rumori. Ho anche spento i fari, ti prego dimmi che non sei così deficiente da non capire perché.-
Cristel si fece rossa e trovò solo la forza per dire -No-.
Erano quasi nel suo quartiere quando Cristel cominciò a criticare la guida spericolata di Neymar, per poi scendere a qualche isolato da casa sua smozzicando un buonanotte forzato.

Aprì la porta con le chiavi che si era quasi dimenticata sul comodino il giorno della partenza e venne accolta dal rumore familiare della TV.
-Mamma sono tornata!- disse. Subito si ritrovò stritolata fra le braccia della madre, con suo padre che aspettava il proprio turno. A modo loro erano affettuosi, o cercavano di esserlo.
-Ora devi raccontarci tutto!- dicevano quasi in coro.
-Chiamarmi in vacanza vi faceva schifo?-
-Ma che dici Cri! Ogni volta urlavi di lasciarti vivere serena ed ora ci rimproveri?- disse il signor Enrique Rocha.
-Vabbé salgo in camera, sono stanca.-
-No Cri, portaci un minimo di rispetto. Hai fatto tutto quel che hai voluto in questi giorni e te lo abbiamo permesso. Non ti abbiamo obbligato a parlarne, volevamo solo fare quello che ci hai sempre rimproverato di non riuscire a fare. Noi volevamo....- venne interrotto bruscamente da Cristel.
-Ma volevate cosa? Siete solo dei genitori assenti, non sapete nulla di me, di dove sto, di chi frequento. Se non fosse per Alec sarei già una troia che la dà al primo che trova. Chi siete voi per me?- continuò per un buon quarto d'ora di questo passo, aspettandosi di essere sgridata, una volta tanto, o di essere messa in punizione. Avrebbe preferito quello al totale assenteismo. In realtà non riusciva a rendersi conto di quanto loro volessero essere presenti e di quanto lei avesse ostacolato ogni passo per un buon rapporto. La serata finì fra le urla generali, i vicini ci erano abituati. Cristel si chiuse in camera piangendo sul cuscino, con sua madre che batteva alla porta e suo padre che suonava una triste melodia alla chitarra nella stanza accanto, quella che la accompagnava nel suo infanile mondo onirico quando era bambina.

Used || neymar jr & marc bartraWhere stories live. Discover now