Parte 15

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L'Etoile era senza ombra di dubbio il ristorante più costoso e in voga di Pittsburgh. Chic, di lusso, e frequentato dall'alta società e da persone che erano particolarmente legate alla propria immagine. Brian e Linz entrarono, entrambi elegantissimi, smoking nero lui, un lungo abito verde smeraldo lei, e si fermarono oltre l'ingresso per abituare lo suardo alla piacevole penombra della sala e per guardarsi attorno.

<Tu sei pazzo! Ti costerà una fortuna, perchè non andiamo da un'altra parte?>

Ma Brian non voleva sentire ragioni e poi, era risaputo, anche a lui piacevano le cose costose e raffinate, e se le concedeva di tanto in tanto. Non che amasse le persone che frequentavano quei posti, per lo più lo disgustavano, ma il cibo era superbo. Perchè non aveva mai portato Justin in quel posto? Ah, sì, certo perchè la loro relazione non era mai stata romantica nel classico senso della parola.

<Potrò pur decidere dove portarti a pranzo, no? Non fare tante storie e approfittane, non penso che un'occasione simile ti ricapiterà presto!E poi, dobbiamo festeggiare il vostro ritorno>

Un cameriere comparve davanti a loro, zelante; prese i loro soprabiti, porgendoli a un collega, affinchè li sistemasse nel guardaroba, e poi li accompagnò al loro tavolo. Stavano per sedersi ma, come sempre, improvvisamente Linz si irrigidì.

<Oh no! Ci sono i miei genitori!> gemette, guardando alle spalle di Brian. Senza pensarci, si voltò anche lui e solo dopo realizzò che sbaglio fosse stato. Seduti allo stesso tavolo dei genitori di Linz c'erano sua madre, sua sorella e il suo "adorato" nipote.

<Che diavolo ci fanno i tuoi genitori con mia madre e mia sorella?>

Si guardarono sconvolti. Che dovevano fare? Era ovvio che entrambi non avevano alcuna voglia di vedere le rispettive famiglie ma, come sempre, Linz fu la più ragionevole e scuotendo le spalle con impotenza si avviò verso il patibolo, seguita da un recalcitrante Brian.

<Mamma, papà che sorpresa> Quattro paia d'occhi si voltarono verso di loro, sorpresi e imbarazzati.

<Ciao mamma. Claire.> Le fece eco Brian. La risposta fu un confuso mormorio che, si supponeva, dovessero essere dei saluti. Tutti si scrutavano nervosamente, nessuno sembrava aver nulla da dire.

<Non sapevo che conosceste la famiglia di Brian. A proposito, mamma, papà vi ricordate di Brian, vero?>

Era ovvio che si ricordassero di lui, domanda retorica, lo avevano visto milioni di volte, e un altrettanto milione di volte dovevano aver sentito il suo nome in quegli anni. Dalle loro espressioni sorprese però, era chiaro che non sapevano che quell'adorabile signora che avevano di fronte fosse proprio sua madre. "Certo che Dio li fa e poi li accoppia!" pensò sarcastico Brian.

L'imbarazzo crebbe ancora, si sarebbe potuto tagliare con un coltello. <Signora Petersen, signor Petersen è un piacere rivedervi. E tu mamma, ricorderai sicuramente Lindsay>

Bran e Linz si guardarono e per poco non scoppiarono a ridere; quella situazione era al limite del comico e ancora più comiche erano le facce di quel patetico gruppo di persone che avevano la sfortuna di chiamare famiglia. Quello scambio di sguardi fu male interpretato da John, il più perfido dei nipoti di Brian che, con un sorrisino perfido e saccente, si rivolse a Lindsay.

<Non ti servirà a nulla fargli gli occhi dolci, non lo sai che è frocio?>

Quelle parole gli procurarono uno scalpellotto da parte della madre e portarono il loro imbarazzo alle stelle, mentre tutti guardavano in basso evitando qualsiasi contatto visivo. Brian e Linz invece, iniziavano a spassarsela davvero.

<Oh, non ci credo, davvero? E tu, razza di bugiardo, perchè non me lo hai detto?> la sorpresa e l'indignazione nella sua voce sembravano quasi reali, ma durò appena qualche secondo, perchè entrambi scoppiarono subito a ridere, non riuscendo a trattenersi oltre, cancellando in questo modo il sorriso di trionfo stampato sulle labbra di John.

<Sai che è frocio ed esci lo stesso con lui? Che schifo!> insistette ancora John, non contento. A nulla valsero i rimproveri della madre. Che ipocrisia poi rimproverare un ragazzino che imita solo quello che sente e che vede dagli adulti che lo circondano. Brian non raccolse la provocazione, Lindsay invece non ebbe lo stesso autocontrollo.

<Dovresti imparare a moderare i termini, marmocchio petulante, soprattutto quando non sai chi hai davanti. Non lo sai? Si da il caso che anche io sia gay.>

<Per l'amor del cielo, volete abbassare la voce? Ci stanno guardando tutti>

Solo quando la madre di Brian li interruppe si accorsero che le sue guance e quelle degli altri adulti seduti al tavolo, erano di fuoco e parevano parecchio in difficoltà. Del fatto che gli altri li stessero guardando, a Brian e a Lindsay non poteva fregare di meno ma non era la stessa cosa per le loro famiglie, così attaccate all'immagine e alla reputazione. 

<Che c'è mamma? Ti vergogni che tutti sappiano che hai un figlio gay? O forse ti imbarazza che la gente sappia che ti vergogni di tuo figlio solo perchè si scopa dei ragazzi?>

<Questo è troppo, state dando spettacolo! Andate via adesso!> il padre di Lindsay scattòin piedi irato e fulminò con lo sguardo loro e tutte le persone intorno a loro che li fissavano incuriosite da quello scambio di battute. 

<Perchè papà? Non vuoi che tutti sappiano che tua figlia è lesbica? O non vuoi che sappiano che sono sposata da 10 anni e ho due figli ma che, per la vergogna di avere una figlia lesbica, non vi siete mai degnati di venire a conoscere i vostri nipoti?>

Un brusio sempre più folte si levò nella sala dopo quello sfogo. Capire cosa pensasse la gente era impossibile, e sinceramente non era molto importante. Di certo però sarebbero rimasti sulle bocche di tutti per un po'. Tutt'altro che impressionata, Lindsay rincarò la dose. La signora Kinney e i signori Petersen sembravano aver raggiunto il limite della sopportazione e dell'imbarazzo per essere stati svergognati davanti a tutti. Non potevano smentire e non c'erano spiegazioni che potessero dare in quel contesto senza rovinare ulteriormente la propria immagine. "Sono così piccoli e insignificanti" pensò Brian guarandoli con meraviglia, come vedesse per la prima volta come erano in realtà. E pensare che un tempo gli erano sembrati onnipotenti, o meglio, per un breve periodo, molto tempo prima, la loro opinione aveva davvero contato per lui.

<Voi non capite...noi....noi> il borbottio confuso e patetico della signora Petersen venne interrotto dal grido in bambino.

<Papà, papà>

Un bambino di 4-5 anni correva per i tavoli tutto sorridente e con le braccia tese verso Brian, dietro di lui Melanie, vestita anche lei eleantissima con un taglier pantaloni blu, procedeva più lentamente, spingendo il passeggino dove riposava JR. Nel vedere il bambino le labbra di Brian si stesero involontariamente in un sorriso, mentre il suo sguardo non poteva nascondere l'amore che provava per quella creaturina che gli somigliava ogni giorno di più.

<Il mio ragazzo!> tutto venne dimenticato e la tensione abbandonata mentre si chinava per prenderlo in braccio. Gus rise felice passando le sue braccine grassocce intorno al collo del padre, che non vedeva da tanto tempo, e stringendolo forte. Quello fu il regalo più bello che Brian potesse ricevere e proprio quello che gli serviva dopo la conversazione che avevano appena avuto.

<Ma come sei cresciuto! Un altro po' e poi potrai venire con il tuo papà a rimorchiare>

Proprio non ne poteva fare a meno. Brian era nato per provocare e portare all'esasperazione le persone che gli stavano accanto, soprattutto quelle bigotte; come i loro genitori, che sussultarono a quelle parole. Lindsay e Melanie, invece, staccandosi dal caloroso abbraccio che si erano scambiate, scoppiarono a ridere. Fino a qualche anno prima, Melanie sarebbe stata la prima a criticare Brian per quel suo modo di fare, ma ormai c'era troppo abituata, aveva comincito a capirlo e, in fondo, anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente se non sotto tortura, quella canaglia dal fascino irrestistibile gli era mancata!

Brian decise che era giunto il momento di porre fine a quella discussione, ma non poteva certo mancare di farlo a modo suo.

<Io, Mel e Linz potremo non essere perfetti, potremo anche aver commesso l'enorme peccato di essere omosessuali, e chissà, forse andremo anche all'inferno, ma una cosa è sicura: siamo e saremo sempre dei genitori mille volte migliori di quello che siete stati voi. E sapete perchè? Perchè noi amiamo davvero i nostri figli, incondizionatamente, qualunque cosa saranno o decideranno di essere>

Detto questo voltarono loro le spalle e a testa alta, senza mai voltarsi, ritornarono al loro tavolo e ripresero le loro vite. Erano lì per festeggiare ed è esattamente quello che fecero senza curarsi di niente e nessuno.

Queer as folk - it's not the end yetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora