Parte 19

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Disperazione. Sì, era sull'orlo della disperazione o meglio sull'orlo di un esaurimento nervoso. Come si poteva vivere il dolore di una perdita così grande e prendersi cura di un neonato senza uscire fuori di testa?

Pannolini, pappe, urla, pianti, bagnetti e ancora pianti e ancora urla e ricomincia di nuovo, ci voleva una pazienza infinita che al momento stentava ad avere. Erano questi i pensieri di Justin mentre si alzava dal letto nel cuore della notte per andare a preparare la pappa a uno strillante Daniel. Erano passate solo due settimane da quanto era successo e già si sentiva esausto. Due settimane, solo due settimane.
Era strano, perchè quel giorno nella sua memoria gli sembrava così lontano. Era entrato nella sala parto con Daph perchè, anche se lei non glie lo aveva detto, sapeva che lei aveva bisogno di lui. Erano state lunghe ore di grida, dolore, e poi sangue, di organi che cominciano a cedere uno dopo l'altro... e di morte. E di nascita. Ricordava perfettamente il momento in cui il cuore di Daphne aveva smesso di battere, aveva creduto di morire anche lui. Partecipare al suo funerale da solo, era stata una tortura e, per quanto sbagliato, aveva desiderato che in quella bara, al posto di Daphne, ci fosse qualcuno che se lo meritasse davvero.
Il tempo per pensare e soffrire si era esaurito praticamente ancor prima di cominciare perchè suo figlio – faceva ancora una certa impressione dirlo ma quella era ormai la realtà – era entrato nella sua vita. Justin lo guardò sorridere mentre posava il biberon ormai vuoto e il suo cuore si sciolse. Somigliava incredibilmente a Daphne: stessi occhi, stesso sorriso. Lo rimise nella culla con cautela, e uscì dalla stanza.
Stava per tornare a dormire quando lo sguardo gli cadde su una busta che Daph gli aveva dato il giorno prima del parto. Era ancora chiusa, dopo la sua morte non aveva avuto la forza di aprirla, un po' per paura di quello che avrebbe trovato, e un po' perchè era stato troppo occupato per poterci pensare davvero. La prese e si sedette sul letto, era arrivata l'ora di aprirla. Lo fece con le dita che gli tremavano. Dentro c'erano diversi fogli e Justin dovette leggerli più volte per capire di cosa si trattasse.

C'era il testamento di Daphne, in cui era scritto che affidava suo figlio a Justin e a Brian, il che era già di per sè incredibile. C'era la rinunzia alla patria podestà del padre, un certo Devon Stern, che Justin non aveva mai sentito nominare, ancora una volta in favore suo e di Brian. Daph aveva mentito, aveva sempre saputo esattamente chi era il padre di suo figlio, ma non aveva voluto dirglielo. Era evidente comunque che chiunque fosse, quell'uomo non voleva saper nulla di Daniel. Se Daphne doveva aver avuto i suoi motivi per non dirglielo, e poteva accettarlo, ma perchè coinvolgere Brian? Quello era uno scherzo crudele, non avrebbe dovuto farlo. Più cercava di dimenticarlo, più qualcosa sembrava ripirtarlo indietro e legarlo a lui. Come avrebbe fatto a dirglielo? Bastava solo l'idea di rivederlo per far perdere un battito al suo cuore e dargli un principio di attacco di panico. Se l'avesse rivisto non era sicuro che avrebbe avuto il coraggio di lasciarlo andare, non di nuovo. 

Cazzo, aveva proprio bisogno di bere qualcosa o farsi qualcosa, o qualcuno, ma per il bene suo e di Daniel, aveva deciso di smettere e da quando era arrivato,  aveva detto addio alla vita notturna. E poi, l'indomani sarebbe stato un grande giorno, la mostra sarebbe finalmente stata inaugurata. Per fortuna, era riuscito a dipingere i quadri che gli servivano per completare la collezione e sperava proprio di riuscire a venderne alcuni altrimenti mantenere sè stesso e il bambino sarebbe presto diventato molto difficile. Si sentiva anche un po' in colpa nei confronti di Em e Linz; da quando erano arrivati, li aveva visti solo una volta e per poco; loro erano stati molto occupati visto il breve preavviso che gli aveva dato, e lui non si era sentito in grado di affrontarli e di ascoltare quello che gli avrebbero detto. Ma l'avrebbe fatto l'indomani, loro e tutti gli altri. A quanto pareva infatti, sarebbero venuti tutti...tutti eccetto Brian. Voleva vederlo, cielo se voleva vederlo, ma non era pronto a farlo. E se avesse cambiato idea all'ultimo minuto e fosse venuto? Non sarebbe certo stato atipico per Brian. Oddio... al solo pensiero il cuore gli batteva all'impazzata e le mani gli sudavano. Spasimava per quel momento, non vedeva l'ora e pregando che arrivasse quel momento; vederlo, anche solo per un attimo. La sua testa, però, lo metteva in in guardia. C'erano troppe cose in ballo, e adesso non era più solo e non aveva ancora deciso cosa fare con Brian riguardo al testamento di Daphne. Brian non voleva bambini, Gus era stato più che sufficiente e, sebbene conoscesse Daphne, non si può certo dire che fossero grandi amici. Il risultato è che se ne sarebbe fregato, e se ne sarebbe andato, lasciandolo nuovamente da solo. Sarebbe stato abbastanza forte da sopravvivere ad un'altra separazione? O lo avrebbe implorato di restare con lui, a dispetto di tutto? 

Queer as folk - it's not the end yetWhere stories live. Discover now