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Le settimane seguenti brancoliamo nel buio, non sapendo cosa fare, di chi fidarci, dove andare. Dopo soli sei mesi, mi prendo una pausa dal lavoro. Georgia è uscita di casa solo per tenere il suo esame di psicologia, dove l'ho accompagnata io stesso. Tim ha deciso di mettere delle guardie alla nostra porta, ma credo di essere capace di proteggere la mia famiglia senza alcun aiuto. Non ha avuto riscontri dal suo collega riguardo il fuggitivo. Io sentivo che era vicino. L'avrei rivisto presto e questa volta lo avrei fatto fuori, senza ripensamenti. Georgia passa la maggior parte del tempo a letto, tentando di mantenersi calma. Non può permettersi di agitarsi. "Tu stai tranquilla. Me ne occuperò io". 

Lei aggrotta spesso la fronte, conoscendomi come le sue tasche

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Lei aggrotta spesso la fronte, conoscendomi come le sue tasche. "Damian, non ti azzardare ad inseguirlo. Non devi fare nulla. Ora sei un poliziotto e hai degli amici detective. Se ne occuperanno loro". Vorrei poterle dire che sono d'accordo, ma non è così. "Breznev vuole me. Non posso permettere che uccida qualcun altro, per poter arrivare a me". "Dovrà passare sul mio cadavere" dichiara lei, mettendosi a sedere. "Non sforzarti. Manca davvero poco alla nascita del piccolo e poi saremo in minoranza. Non posso perdere né te, né lui. È tutto chiaro?". Georgia fa di sì con la testa, gli occhi lucidi. "Promettimi che non farai nulla di avventato. Ti prego. Tra noi non è come l'anno scorso. Stiamo per diventare una famiglia. Io ti amo, non...". La blocco, prendendole il viso tra le mani. "Andrà tutto bene, amore. Non devi preoccuparti più di nulla".

[...]

L'ansia divampa nel mio cuore, la rabbia, i dubbi. Inizio a comprendere la mia utilità in questo mondo. Georgia sarebbe stata meglio, se non mi avesse mai conosciuto. Breznev è lo scheletro nell'armadio, che dovrò sempre portarmi dietro, come un gravoso blocco di cemento. Quando sono in presenza della mia ragazza, mi mostro invincibile, impavido, pronto ad affrontare qualsiasi cosa, se si presentasse l'occasione. Ciò nonostante, mi sento l'esatto contrario. L'estate sta per finire, quindi iniziamo a chiudere le finestre nel soggiorno, poiché di sera si innalza una leggera brezza. Tim e Anastasia vengono da noi, facendoci visita almeno due volte a settimane. "Quante volte devo dirvi che non dovete farvi vedere? Esiste Skype se volete interagire con noi". Anastasia alzò gli occhi al cielo, esasperata. "Non starò sul divano di casa mia a guardare la tua brutta faccia su uno schermo..." esclamò con ironia "...se voglio venire a trovare mio fratello e la sua ragazza, che a quanto pare aspetta mio nipote, allora non c'è motivo per cui non possa farlo". 

Soffoco una risata, facendoli accomodare

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Soffoco una risata, facendoli accomodare. Lei si getta tra le braccia di Georgia, accarezzandole la pancia. Intanto offro una birra a Tim. Il nostro rapporto è mutato dal giorno alla notte, considerando che solo l'anno scorso era l'ex della donna di cui mi stavo innamorando. Improvvisamente è diventato il ragazzo di mia sorella, subito dopo un mio collega e adesso lo considero come un fratello. Il mio migliore amico. "C'è una birra anche per me?" domanda Anya, alzando la mano. Gliela porgo, mentre Georgia sbuffa. "Grazie per la vostra solidarietà. Io non tocco un goccio di alcool da quasi sette mesi... Siate buoni con me". Anastasia ne beve solo un sorso, porgendola a Tim. "Ok, la finirà lui. Ti faccio compagnia stasera. Ci facciamo una bella tazza di latte e biscotti?". Rido ancora, seguito da Tim. Mia sorella sgrana gli occhi. "Cosa c'è? Sono sincera". 

Georgia le dà una pacca sulla spalla

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Georgia le dà una pacca sulla spalla. "Ti ringrazio per essermi amica, ma sinceramente non mi va un latte bollente in Settembre. Preferirei un calice di vino". Le porgo una bottiglia d'acqua, facendola ridere. "Avrai solo questa stasera". Mi mostra la lingua, facendo una smorfia. Trascorriamo la serata a chiacchierare, sedendoci sul divano. "Questa casa tra poco sarà troppo piccola per voi. State pensando ad un trasferimento?". Ci ho pensato, sì. Ma prima ci sono altre cose da risolvere. Prendo Tim da parte, chiedendogli ancora una volta se ha notizie. "Devi darti pace, amico. Io al posto tuo sarei contento di non avere riscontri su quello stronzo". 

"Non riesco ad essere felice, Tim. Sto per diventare padre e non posso godermi il momento, perché c'è uno psicopatico che mi dà la caccia". Tim mi dà un buffetto sul braccio. "Dai, su col morale. Tra poco, tutto questo ti sembrerà solo un terribile incubo. Tornerà tutto come prima, te lo garantisco". "Vorrei solo una garanzia da te, adesso..." inizio a dire, terminando la birra in un sorso "...promettimi che prenderemo presto quel bastardo". Lui si limita a stringermi la mano. 


𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora