Capitolo 5: Al Suo Posto

206 15 25
                                    

La cena nona andò nel migliore dei modi. Fu un disastro fin dal principio, quando i gemelli per poco non tagliarono una mano a Sirius a causa della loro mania di usare la magia anche per le cose più piccole. E terminò con una pesante litigata tra la signora Weasley e Sirius. Lui infatti voleva che Potter fosse un minimo informato su quello che l'Ordine faceva ma la donna continuava a ribattere che Silente aveva ordinato loro di non dirgli troppo.

«Non intendo dirgli più di quanto abbia bisogno di sapere, Molly» disse Sirius «Ma visto che è stato lui ad assistere al ritorno di Voldemort ha diritto più di molti altri...»

«Non è un membro dell'Ordine!» gridò la signora Weasley «Ha solo quindici anni e...»

«E ha fatto esperienze pari a quelle di molti membri dell'Ordine» replicò Sirius «e superiori ad alcuni»

«Nessuno vuole negare quello che ha fatto! Ma è ancora...»

«Non è un bambino!»

sbottò Sirius alzandosi in piedi.

«Non è neanche un adulto!» esclamò la signora Weasley «Non è James, Sirius!»

aggiunse in tono più basso.

«Mi è perfettamente chiaro chi è, grazie Molly»

ironizzò Sirius freddamente

«Non ne sono così certa!» ribatté lei «A volte, a sentire come parli di lui, è come se fossi convinto di riavere il tuo migliore amico!»

«Che cosa c'é di sbagliato?»

intervenne Potter.

«C'è di sbagliato, Harry, che non sei tuo padre, per quanto tu possa assomigliargli!» rispose la donna senza staccare gli occhi da Sirius «Vai ancora a scuola e gli adulti che sono responsabili di te non dovrebbero dimenticarlo»

«Vorresti dire che non sono un padrino responsabile?»

adesso Sirius stava veramente alzando la voce, si vedeva che non poteva passare sopra quell'offesa e sinceramente Ive ne era un po' spaventata.

«Vorrei dire che sei noto per agire d'impulso, Sirius, ed è per questo che Silente continua a ripeterti di restare in casa e...»

«Teniamo fuori gli ordini che Silente mi ha dato da questo discorso! Ive tu sei d'accordo con me, vero?»

Ive lo maledì mentalmente per averla tirata dentro quel discorso.

«Ehm... qualsiasi cosa riguarda lui non è affar mio. Infatti adesso me ne torno in camera, che domani devo lavorare... però...» disse acida mentre si alzava e riponeva la sedia sotto al tavolo «Ho provato a immaginarmi di essere al suo posto e non mi farebbe affatto piacere che mi tenessero nascoste cose che mi riguardano... dovreste provarci anche voi e ricordate che tanto lui c'é dentro comunque, più di tutti noi messi assieme»

Non aggiunse altro prima di uscire dalla cucina, mentre Remus esprimeva la sua idea sull'argomento. Aveva intenzione di andare immediatamente a dormire ma non poté trattenersi dal fermarsi alla finestra per guardare il cielo scuro puntinato dalle luci delle stelle. C'era ancora il riflesso rossastro del sole da poco tramontato ma il blu lo sovrastava avvolgendo Londra in un alone di pace e silenzio notturno. Al contrario nella testa di Ive c'era tutt'altro che pace e silenzio: con il ronzio delle voci provenienti dalla cucina di sottofondo i pensieri della Serpeverde sembravano fare a gara a chi dovesse tormentarla di più... la morte di Cedric... il ritorno di Voldemort, avvenuto anche a causa sua... la partenza di Thomas... la tristezza che Tamsin reprimeva... il ribrezzo che tutti in quella casa provavano per lei... il fatto che in quelle settimane non era riuscita a fare niente di utile per l'Ordine... e poi... quello che era successo con George Weasley prima della cena. Certo aveva sempre cercato di allontanarlo da quando lui aveva cominciato a provarci con lei... però... ci era rimasta male quando lui era uscito dalla stanza senza neanche salutarla.

 Era troppo. Non sopportava più tutto quello. Sentiva il bisogno di liberare tutto quel peso che si sentiva sullo stomaco. Sentiva il dolore, la debolezza, trasformarsi in rabbia, la sentiva irradiarsi dal petto fino a farle fremere le braccia a farle stringere la mascella. Prese una pila di libri sopra la scrivania nell'angolo e la fece cadere per terra provocando un frastuono che probabilmente gli altri avevano sentito. Ma non le importava voleva solo sfogarsi.

«Ive?»

sentì la voce di Sirius, seguita da alcuni passi. Tremava ancora e aveva il fiatone, ma cercò di restare tranquilla e si affacciò alla porta. Vide il cugino in fondo alle scale, dietro di lui c'erano Bill, Remus e il signor Weasley.

«Tutto ok...» disse la Serpeverde «Sono solo... ehm... caduti dei libri...»

li vide annuire e richiuse la porta. Prese a camminare freneticamente per la stanza mettendosi le mani nei capelli fino a che non si lasciò cadere a pancia in su sul letto e scoppiò a piangere. Fissava il soffitto con gli occhi spalancati tanto da bruciarle, mentre le lacrime scendevano lungo le sue guance e raggiungevano la coperta arancione sul quale era sdraiata. Le mani erano chiuse in pugni talmente stretti che a breve avrebbe potuto vedere il sangue scorrerle lungo i polsi e dalle labbra le uscivano sospiri spezzati dai singhiozzi.

 Rotolò fino cadere a terra, accanto al comodino. Poggiò le mani in avanti per evitare di sbattere la faccia sul pavimento poi si trascinò verso la scrivania. Si sedette appoggiando la sedia ad una delle gambe di legno scuro. Con le labbra ancora contorte dalla smorfia del pianto cominciò a raccogliere i libri uno ad uno posandoli sulla scrivania. Ma le mani le tremavano ancora e fece cadere "Pozioni Avanzate". Il volume si aprì sul pavimento e dalle pagine ingiallite fuoriuscì una lettera. Ive si asciugò le lacrime con il dorso della mano e aguzzò lo sguardo verso quella pergamena che scivolava lentamente via dal libro. Fece scattare la mano in avanti quando riconobbe quella calligrafia elegante anche se macchiata da qualche lacrima. Un singhiozzo fece fremere il suo corpo mentre la apriva, mettendosi in ginocchio. 

"Ciao Ive,

Sappiamo quanto tu abbia sofferto per il nostro Ced..."

Giocherellava con la collana che proprio Cedric le aveva regalato mentre leggeva la lettera che i signori Diggory le avevano spedito la settimana prima, dopo che lei ne aveva spedita una a loro per le condoglianze.

"... E anche se sappiamo che nulla potrà colmare il vuoto lasciato da lui, abbiamo deciso di spedirti questo oggetto molto particolare che abbiamo trovato tra le cose di nostro figlio. Pensiamo che volesse regalartelo per il compleanno dato che abbiamo trovato un biglietto indirizzato a te..."

L'oggetto era uno Specchio-Pravenator, tanto bello quanto potente e utile. Riusciva ad attirare tutte le sensazioni negative e ad incanalarle in per rallegrare il suo possessore. "Non funziona evidentemente" fu il primo pensiero di Ive mentre fissava il proprio riflesso nello specchio, si era alzata e aveva cominciato ad accarezzare la cornice di legno pregiato con tutte i suoi intagli. Ma poi scorse l'altra lettera nella stessa busta di quella dei signori Diggory. Era il biglietto di Cedric.

"Buon compleanno a te che con quegli occhi color ghiaccio mi hai completamente ipnotizzato, mi hai fatto perdere la ragione, mi hai fatto scoprire un mondo tutto nuovo. 

Buon compleanno.

Ti amo,

Ced."

Forse era quello che lo specchio stava facendo per rallegrarla. Forse stava cercando di ricordarle che anche se il finale non era stato quello che una storia da fiaba dovrebbe avere, anche se tutto era finito nel peggiore dei modi... anche se Cedric era morto il loro intenso, se pur breve, amore era stato una delle cose più belle che Ive avesse mai avuto in vita sua, anzi forse la più bella in assoluto.

__________

Holaaaaa!

So che è tardi ma ho passato la giornata a fare i compiti :( e ho avuto tempo per scrivere solo adesso.

Che ne pensate del capitolo?

Fatemi sapere tutto nei commenti :)

bye

_silvia


||Ive Lestrange, The Nightmare's Mystery (l'Ordine della Fenice)||Where stories live. Discover now