IX. Dubbi e speranze

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Il viaggio di ritorno verso Briony Lodge fu quieto, ma per motivi diversi da quelli dell'andata. Se prima la mia mente fremeva con l'aspettativa di andare ad una avventurosa ricerca di una persona sparita e avvolta nei segreti del passato, ora mi sentivo come vuota e mi sembrava quasi che i miei pensieri fossero stati risucchiati dalla mia mente. Guardavo fuori dal finestrino, ma allo stesso tempo non vedevo niente.

Ero delusa. Delusa di non aver trovato niente a Westcliff House e delusa della mia mancata reazione e rigidità durante ciò che era successo nella biblioteca della casa. Mycroft Holmes aveva previsto per me una carriera come spia nei servizi segreti e se un tempo questo era stato nei miei sogni dove mi immaginavo nei panni di donna fiera, indipendente e intelligente come Irene, ora non ero così sicura.

A Londra la tempesta si era calmata e qualche raggio di pallido sole si batteva con le nuvole per illuminare la città. Una volta entrata a Briony Lodge mi tolsi il cappotto e i miei stivaletti e mi ritirai direttamente nella mia camera. Ancora frustrata, l'unica cosa che avevo voglia di fare era un bagno caldo per togliermi di dosso tutta l'umidità che avevo assorbito durante la nostra piovosa visita a Malborough. Mary propose un the che tutti gli altri accettarono grati, ma io, già a metà delle scale, decisi che l'avrei saltato.

Solitamente ero abbastanza ordinata, ma quel giorno mi svestii e lasciai gli indumenti in un piccolo mucchio davanti al mio letto. Avvolta nel mio accappatoio di seta aspettai impaziente che la vasca si riempisse e sbuffai perché sembrava metterci un'eternità.

Una volta immersa tra le bolle di sapone dal profumo di vaniglia feci qualche respiro profondo e cercai di non pensare a niente concentrandomi solo sulla sensazione dell'acqua calda che avvolgeva il mio corpo. Purtroppo, come spesso accade, quando si prova consciamente a non pensare a niente, si finisce per avere la testa più piena che mai.

Nella mia frustrazione persi completamente il senso del tempo. Mi accorsi che ero stata a fissare un punto impreciso della parete del bagno per quasi un'ora, quando fui riscossa da qualcuno che bussava alla porta della mia camera. "Mila?" sentii Irene. "Sí?" risposi, mentre cercavo di uscire dalla vasca il più in fretta possibile. Mi infilai di nuovo il mio accappatoio e mi avvolsi i capelli bagnati in malo modo in un turbante.

Uscii dal bagno lasciando una lunga fila di impronte bagnate sul pavimento e con la sensazione di essere più stanca di prima. Irene era seduta sulla poltroncina blu vicino alla finestra e notai che aveva raccolto e ripiegato i vestiti che avevo buttato per terra davanti al letto. "Hai bisogno di me?" chiesi, mia madre scosse il capo: "No. E tu?" Mi andai a sedere davanti alla mia vanità e sciolsi il turbante dal quale uscì la mia massa di capelli bagnati e annodati: "mmh-mmhh" feci scuotendo la testa anche se ovviamente il mio mugugno non convinse mia madre.

Si avvicinò a me, prelevò la spazzola dalle mie mani e iniziò a pettinare le mie lunghe ciocche bionde: "E da quando in qua salti il the e la possibilità di riempirti di biscotti e scones?" mi chiese. Alzai le spalle: "Non so, non mi andavano" feci.

Irene fece il giro della sedia per guardarmi in viso, notai che aveva un'espressione preoccupata. "Sei turbata... quello che è successo oggi a Malborough... mi dispiace, non sarebbe dovuto accadere" mi disse. Spalancai gli occhi quando capii i suoi dubbi: "Ma no mamma! Non è per quello e sicuramente non devi fartene una colpa. È solo che... io ecco... io non ho fatto niente, non ho reagito minimamente e sono stata ferma impalata come una sciocca quando c'erano quattro persone che mi puntavano addosso delle rivoltelle. Mycroft Holmes dice che potrei un giorno lavorare nei servizi segreti, ma sinceramente non so se è poi un'idea così brillante visto che chiaramente l'unica cosa che sono in grado di fare è pietrificarmi."

Con mia grande sorpresa Irene rise squillante e mi abbracciò forte incurante dei miei capelli bagnati. "Ah Mila! I geni non nascono, vengono creati, modellati e cresciuti. Nessuno sviluppa talento da un giorno all'altro e anche quando si inizia a migliorare, non si smette mai di imparare, neanche dopo anni ed anni di esperienza. Inoltre posso assicurarti che Mycroft ha il 0,001% di possibilità di sbagliare, anzi, si potrebbe dire che ha sempre ragione" mi disse Irene sorridendo.

Sherlock, Lupin e io - Un'ultima missioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora