12 Capitolo (3^parte)

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«C'è qualcosa che non mi convince. Non ci resta molto tempo prima del salto nel tempo. Guiderò io i cavalli per tornare a Temple.» Saltò giù e richiuse lo sportello. «Tu resta in carrozza, qualunque cosa
succeda.»In quell'istante si udì una detonazione. Io d'istinto mi chinai.
Sebbene fosse un rumore che avevo sentito solo nei film, compresi all'istante che si era trattato di uno sparo. Si sentì un flebile grido, i cavalli nitrirono, la carrozza ebbe uno scossone in avanti, poi si fermò dondolando.
«Abbassa la testa!» mi ordinò Gideon e io mi sdraiai precipitosamente sul sedile.Ci fu un secondo sparo. Il silenzio che seguì era intollerabile.
«Gideon?» mi rialzai e guardai fuori. Gideon aveva sguainato la spada davanti al finestrino sul lato del prato. «Ti ho detto di tenere giù la testa!»Grazie al cielo era ancora vivo. Ma non per molto, probabilmente. Due uomini erano spuntati dal nulla, entrambi vestiti di nero, un terzo si stava avvicinando a cavallo dall'ombra degli alberi. Impugnava una pistola argentata.Gideon affrontò i due uomini contemporaneamente, tutti combattevano in silenzio; a eccezione degli ansiti e del clangore delle lame, non si sentiva un suono. Per qualche secondo osservai affascinata la bravura di Gideon. Sembrava la scena di un film, ogni affondo, ogni colpo, ogni salto erano perfetti, come se gli stunt-man avessero provato la coreografia per giorni e giorni. Quando però uno degli uomini lanciò un grido e cadde in ginocchio, mentre il sangue gli sgorgava dal collo come da una fontana, tornai in me. Non era un film, era la realtà. E, sebbene le spade fossero armi micidiali (l'uomo colpito era riverso a terra e si agitava lanciando grida disumane), mi sembrava che non avessero molte chance contro una pistola. Perché Gideon non portava la pistola? Sarebbe stato tanto facile portarsi un'arma così comoda da casa. E dov'era il cocchiere, perché non combatteva al fianco di Gideon?
Intanto l'uomo a cavallo era arrivato ed era sceso di sella. Con mio stupore lo vidi sguainare la spada e lanciarsi su Gideon. Perché non usava la pistola? L'aveva gettata nell'erba, dove non serviva a nessuno.
«Chi siete? Che cosa volete?» domandò Gideon.
«Le vostre vite», rispose l'uomo giunto per ultimo.
«Ebbene, non le avrete!»
«Ce le prenderemo, potete fidarvi!»
Il combattimento che si svolgeva oltre il finestrino sembrava di nuovo un balletto imparato a memoria, mentre il terzo uomo,
quello ferito, era immobile a terra e gli altri gli giravano intorno.Gideon parava ogni affondo, come se intuisse in anticipo le
intenzioni degli avversari, ma era chiaro che anche gli altri avevano ricevuto lezioni di scherma fin da bambini. A un certo punto uno di loro gli sfiorò la spalla con la spada, mentre lui era occupato a difendersi dal colpo dell'altro.Solo un'agile rotazione laterale evitò che il fendente gli staccasse il
braccio. Udii lo schianto del legno che si spezzava, quando la spada si conficcò nella carrozza.Non poteva essere vero! Chi erano quei tizi e che cosa volevano da noi?
Tornai a rannicchiarmi sul sedile e sbirciai dal finestrino sull'altro lato. Nessuno si era accorto di quanto stava accadendo? Possibile che fosse normale essere aggrediti in pieno pomeriggio in mezzo a Hyde Park? Il combattimento sembrava durare ormai da un'eternità.Sebbene Gideon si difendesse con coraggio, chiaramente non riusciva ad avere il sopravvento. I suoi due avversari lo incalzavano sempre di più, e alla fine avrebbero vinto.Non avevo idea di quanto tempo fosse passato dal primo sparo, né quanto mancasse ancora al nostro salto nel tempo. Forse troppo per sperare di svanire nel nulla sotto gli occhi degli aggressori. Non ce la facevo più a restare seduta in carrozza ad assistere impotente all'omicidio di Gideon.Forse potevo sgusciare fuori dal finestrino e andare a chiamare aiuto?
Per un istante temetti che la mia enorme gonna non passasse dall'apertura, ma un attimo più tardi mi trovavo sul vialetto di
sabbia, cercando di orientarmi.Dall'altro lato della carrozza provenivano ora ansiti, imprecazioni e lo spietato clangore delle spade.
«Arrendetevi», ansimò uno degli sconosciuti.
«Mai!» rispose Gideon.Avanzai cauta verso i cavalli. Rischiai di inciampare in qualcosa di
giallo. Trattenni a stento un grido. Era l'uomo con la finanziera gialla. Era scivolato dal sedile a cassetta e giaceva supino nella
sabbia. Orripilata vidi che gli mancava una parte della faccia e che aveva gli abiti insanguinati. L'occhio ancora intatto era spalancato e fissava il vuoto.Il primo sparo aveva colpito lui. Era uno spettacolo raccapricciante, e mi sentii salire in gola un conato di vomito. Non avevo mai visto un morto in vita mia. Che cosa avrei dato per essere seduta al cinema e poter chiudere gli occhi per non guardare!Questa però era la realtà. Quest'uomo era morto e la vita di
Gideon era davvero in pericolo.Un tintinnio mi strappò alla paralisi. Il gemito di Gideon mi fece tornare finalmente in me. Prima di capire ciò che facevo, avevo afferrato la spada sul fianco del morto e l'avevo sguainata.Era più pesante di quanto pensassi, ma mi fece sentire subito meglio. Non avevo idea di come usare quell'arma, ma era affilata e appuntita, questo almeno era sicuro.I rumori del combattimento continuavano come prima. Gettai
un'occhiata oltre l'angolo e vidi che i due uomini erano riusciti a spingere Gideon con le spalle contro la carrozza. Qualche ciocca gli era uscita dalla coda e gli ricadeva disordinata sulla fronte. Aveva la manica della giacca strappata, ma per fortuna non vidi sangue da nessuna parte. Era ancora illeso.Mi guardai intorno un'ultima volta, ma non trovai nessuna possibilità di aiuto. Soppesai la spada sulla mano e avanzai decisa. Se non altro la mia apparizione avrebbe distratto i due uomini,
concedendo forse un po' di vantaggio a Gideon.In realtà però accadde l'esatto contrario. Siccome i due uomini combattevano rivolgendomi le spalle, non si accorsero di me, mentre Gideon spalancò gli occhi terrorizzato dalla mia comparsa.
Per una frazione di secondo si distrasse e questo bastò a uno degli sconosciuti vestiti di nero per mettere a segno un altro fendente, quasi nello stesso punto in cui la manica era già strappata. Stavolta sgorgò del sangue. Gideon continuò a combattere come se niente fosse.
«Non resisterete ancora a lungo», esclamò l'uomo in tono di trionfo, incalzando Gideon con rinnovato impeto. «Pregate, se ci
riuscite. Tra poco vi troverete al cospetto del creatore.»Afferrai l'elsa della spada con entrambe le mani e mi precipitai in
avanti ignorando lo sguardo raccapricciato di Gideon. Gli uomini non mi sentirono sopraggiungere, si accorsero della mia presenza solo quando la spada affondò oltre gli abiti neri nella schiena di uno di loro, senza la minima resistenza e quasi in silenzio. Per un terribile istante pensai di aver mancato il bersaglio, ma poi l'uomo emise un rantolo e lasciò cadere l'arma a terra, poi si schiantò nell'erba come

un albero reciso. Solo mentre cadeva, mollai l'impugnatura della

spada.

Oddio.

Gideon approfittò di quel momento di confusione per colpire

l'ultimo avversario, facendo stramazzare a terra anche lui.

«Ma sei impazzita?» mi gridò mentre con un piede scagliava

lontano la spada del suo avversario e gli appoggiava la punta della

propria al collo.

L'uomo perse subito la sua baldanza. «Vi prego... risparmiatemi la

vita», disse.

I denti cominciarono a battermi forte.

Non è successo per davvero. Non ho appena infilzato un uomo

con la spada.

L'uomo colpito da me emise un rantolo. L'altro sembrava sul
punto di piangere.

«Chi siete e che cosa volete da noi?» domandò gelido Gideon.

«Ho eseguito solo gli ordini. Per favore!»

«Chi vi ha mandato?» Una goccia di sangue sgorgò sotto la punta

della spada premuta alla gola dell'uomo. Gideon aveva le labbra

serrate, come se faticasse a tenere ferma la spada.

«Non conosco il suo nome, lo giuro.» La faccia contorta dalla

paura cominciò a svanire davanti ai miei occhi, il verde dei prati

turbinò vorticosamente intorno a me e quasi con sollievo mi lasciai

cadere in quel gorgo e chiusi gli occhi.

Ruby RedOnde histórias criam vida. Descubra agora