Capitolo 15

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Capitolo 15

Nathalie si era sempre ripromessa negli anni di affittare o vendere il suo appartamento.
Da più di 10 anni ricopriva il ruolo di 'segretaria-tutto fare' per la famiglia Agreste e da quando la sua amica Emilie era morta si era trasferita nella villa in pianta stabile.
Ogni anno puntualmente provava ad organizzare qualche appuntamento con qualche agenzia immobiliare ma alla fine lasciava tutto così com'era. Non si era mai spiegata il perché una parte di sé rifiutava di portare a termine quell'incarico, ovviamente la risposta le si palesò davanti una settimana fa.
Stando seduta sulla sua poltrona preferita con libro poggiato pigramente sulle gambe, sorseggiando una calda tisana e sbirciando fuori dalla finestra, finalmente capiva. Capiva che un posto tutto suo dove rifugiarsi era necessario.
Sorrise soffiando sulla tazza, il suo capo la prendeva spesso in giro dicendo che l'unica cosa che non riusciva ad organizzare la sua instancabile segretaria era una compra-vendita, e invece lei tergiversava perché in realtà voleva ardentemente tenere un posto tutto per sé.
Il suo cuore sapeva che prima o poi avrebbe dovuto lasciare Gabriel e se non avesse avuto quell'appartamento, con le sue cose, le sue passioni, i suoi mobili che le ricordassero chi fosse e chi voleva diventare, sarebbe stata del tutto perduta.
Gabriel...il suo Gabriel le mancava terribilmente, erano stati giorni orribili lontani da lui e da Adrien.
Si ritrovava spesso a chiedersi cosa stessero facendo e come se la stessero cavando.
La verità è che si chiedeva spesso se lui la pensava e se provava lo stesso senso di vuoto che avvolgeva la sua anima.
Nelle sue orecchie echeggiava la loro ultima conversazione, lei per lui era stata solo un passatempo per soddisfare i suoi istinti maschili, lei per lui non era niente.
Poco importava che gli avesse urlato di amarlo, lui non l'aveva fermata e questo confermava tutto quello che le aveva sbraitato dietro in precedenza. Era solo una mera attrazione, lei non doveva pretendere altro.
Una lacrima le rigò il viso, no lei era una donna forte, non doveva piangere.
Era stata una sciocca, un'illusa, cosa si aspettava da lui? Lei era cosciente del patto che avevano stipulato, ora di cosa si lamentava? Come una cretina in quegli ultimi mesi aveva alimentato la fiamma della speranza, speranza che anche lui ricambiasse i suoi sentimenti e che lasciasse perdere tutto. Invece lui era ancora più intenzionato ad ottenere i Miraculous ed a riportare Emilie tra i vivi.
Un nuvolone coprì improvvisamente il sole del tramonto ed un piccolo brivido percorse la schiena della donna, si raggomitolò su se stessa coprendosi con il caldo cardigan e si ipnotizzò nel vedere le prime gocce di pioggia sporcare la finestra. Di lì a breve sarebbe scoppiato un vero e proprio temporale.
Sorseggiò la sua bevanda rovente ed inconsciamente iniziò ad accarezzarsi il ventre piatto.
Il suono inaspettato del campanello la destò da quei dolorosi pensieri e la costrinse ad andare ad aprire la porta.
"Chi è?"
"Io..."
Il cuore della donna perse un battito e la stanza iniziò pericolosamente a girare.
"Aprimi...per favore..."
Nathalie sussultò, lui era lì e la stava pregando di aprire. Perché? Perché proprio adesso che stava provando ad andare avanti?
"Ti scongiuro, apri!"
Lentamente ed a capo chino la donna fece come gli era stato chiesto ed aprì la porta.
Gabriel Agreste era difronte a lei, lo sguardo ansioso, il volto allarmato, i capelli in disordine, sicuramente ci aveva passato più volte le dita come a voler districare un rompicapo.
Si guardarono negli occhi per un tempo che Nathalie non riuscì a quantificare finché lui sciolse quell'espressione enigmatica che aveva in un sorriso.
"Posso entrare o mi fai restare nel pianerottolo?"
La donna si spostò leggermente e con un gesto del braccio lo invitò ad accomodarsi. Perché doveva essere così maledettamente bello ed affascinante?
"Carino qui...penso di non esserci mai stato! Per fortuna che poi non l'hai più venduto..."
Nathalie rimase ferma alla porta scrutando l'uomo che aveva davanti, stava dicendo frasi di circostanza e lei sapeva quanto lui odiasse i convenevoli.
Cercò di restare lucida e di non dare adito alla parte di lei che voleva abbracciarlo e stringerlo forte.
"Posso esserti d'aiuto, Gabriel?"
"Cosa stai bevendo?"
Fantastico, continuava a tergiversare, per lei era una vera e propria tortura. Ma se voleva arrivare al punto era meglio fare la brava padrona di casa ed aspettare che lui le parlasse liberamente.
"Una tisana, ne vuoi una?"
"Hai qualcosa di più forte?"
Nathalie sbiancò e fu subito colta da un senso di panico, il suo boss non beveva mai prima di cena a meno che non fosse successa una tragedia.
"Perché è successo qualcosa? Si tratta di Adrien?"
Gabriel si girò di scatto, lei lo conosceva meglio di se stesso, valeva la pena continuare a tentennare? No, meglio dirle tutto in faccia. Come si era permessa di nascondergli qualcosa? Soprattutto se quel qualcosa riguardava la sua salute? Lo sguardo dell'uomo si fece improvvisamente duro e spigoloso.
"No, Adrien sta bene. Sei tu che devi dirmi cosa è successo! Lo pretendo! O vuoi farmi morire di crepacuore?"
Nathalie arretrò di un passo e nuovamente nell'arco di poco si cinse le braccia intorno al ventre a mo' di protezione.
"C...c...cosa avrei dovuto dirti?"
Gabriel scosse la testa e chiuse gli occhi, adesso era veramente arrabbiato.
"Davvero Nathalie? Non hai nulla da dirmi? Dannazione!"
L'uomo strinse i pugni per evitare di colpire qualcosa, e si passò nervosamente una mano tra i capelli.
Prese un respiro profondo e cercò di mantenere la calma.
"Marinette ti ha vista uscire da un laboratorio analisi, so per certo che hai fatto quelli di routine qualche mese fa, subito dopo che avevo aggiustato il Miraculos del Pavone. Non avevi più capogiri e sbalzi di pressione. Stavi bene. Adesso cos'è questa storia? Davvero ti aspetti che io non sia turbato o minimamente in pensiero per te?"
Le lacrime che la donna era riuscita a trattenere fino ad allora iniziarono a sgorgare senza freno.
Gabriel si avvicinò immediatamente a lei e la cinse stretta al petto. La lasciò sfogare mentre le accarezzava i capelli e si inebriava del suo dolce profumo. Accidenti se le era mancata!
Solo quando i singhiozzi della donna si fecero più regolari, Gabriel decise di scostarla da lui ed asciugarle con le mani il viso ancora bagnato. Le lasciò un lieve bacio sulla fronte, forse non avrebbe dovuto, forse era durato più a lungo del previsto di certo non aveva immaginato di lasciarle altri baci sugli occhi e sulle guance.
Infine incapace di resisterle assaporò le sue labbra.
Un bacio dolce e salato di lacrime e saliva: voluto e bramato passione.
Pochi istanti prima si era ripromesso di restare calmo, di non fare gesti avventati, di lasciarla parlare, spiegare e se necessario lasciarla andare definitivamente.
Come c'era arrivato adesso sul divano con lei a cavalcioni su di lui che torturava le sue labbra, il suo collo ed il suo corpo?
Le snelle gambe di Nathalie erano saldamente avvinghiate al suo bacino e con movimenti regolari la sua intimità strisciava sull'asta di lui.
L'uomo si distaccò un attimo per perdersi negli occhi lei liquidi di passione. Il fiato corto, le labbra arrossate dai baci.
Ansimante e vogliosa Nathalie fece scorrere le sue mani febbrili sul fisico di Gabriel e timidamente iniziarono a spogliarlo. Dove scopriva pelle lasciava un bacio, dove toccava voluttuosamente lui gemeva.
Non appena anche lei fu libera dai suoi indumenti, Gabriel riprese a baciarla con passione, le sue mani le strinsero con forza i glutei e li massaggiarono espertamente, spingendola più a contatto con il suo bacino.
A lei sembrò di andare a fuoco, come aveva fatto a sopravvivere senza il suo tocco?
Oramai ansimava senza controllo come la pioggia che si stava abbattendo in quel momento su Parigi.
Le mani di lui non smisero di torturarla anzi continuavano imperterrite ad esplorare, stuzzicare e vezzeggiare ogni centimetro. Rapiti dalla stessa frenesia Gabriel entrò in lei, con un unico movimento ed iniziò a muoversi furiosamente in lei, aggrappato ai suoi fianchi la cavalcava con affondi veloci e profondi.
Insieme raggiunsero l'apice in un impetuoso orgasmo, urlando i rispettivi nomi.
La foga del momento lasciò spazio ad un abbraccio silenzioso, i loro respiri si regolarizzarono presto ma nessuno dei due voleva staccarsi da quella posizione tanto meno parlare. Farlo significava rovinare tutto.
"Io..."
Nathalie provò a spezzare il silenzio ma Gabriel la strinse ancora più forte.
La donna non si aspettava tanta tenerezza, alzò lo sguardo, fece un lungo respiro e si decise a proseguire.
"Io...ho avuto un ritardo."
Gabriel corrugò la fronte...ritardo...prontamente Nathalie gli posò un dito tra le labbra e lo guardò pregandolo di non intervenire.
"Sì, il ciclo...ho avuto un ritardo ed ho ritenuto fare i giusti esami...sai che sono precisa non avrei mai dato adito ad test comprato in farmacia."
Lo stilista deglutì e spalancò gli occhi. La mascella si indurì ed il cuore aveva iniziato a battergli vertiginosamente.
Un figlio?...d...da lei?...Non può essere...erano stati attenti? No, lui di certo no...ma il punto non era questo adesso...ora perché sentiva uno strano senso di...pace e...felicità? Perché stava trattenendo il respiro nell'attesa di una sentenza, dillo Nathalie ti prego, conferma che sei incinta.
La donna abbassò lo sguardo, aveva visto Gabriel irrigidirsi, cosa si aspettava? Che attendesse trepidante un responso positivo? Che spruzzasse gioia da tutti i pori anche solo all'idea? Oramai aveva deciso, sapeva a cosa sarebbe andata incontro, non gli avrebbe dato anche questa soddisfazione. Non poteva dirgli che era incinta, a cosa sarebbe servito? Lui non l'amava e stava ancora cercando di riportare in vita la moglie. Avrebbe rifiutato sia lei che il bambino.
"...Ed era solo un ritardo...quindi falso allarme."
Gabriel rilasciò un respiro...frustrato! Sì esatto si sentiva...deluso! Aveva visto una luce di speranza, aveva percepito una ventata di aria fresca e invece ancora una volta il destino gli aveva sbattuto la realtà in faccia.
Per lui non c'era più possibilità di cambiare.
Riprese il suo sguardo freddo e rilasciò la donna, lentamente iniziò a vestirsi.
Nathalie l'aveva sentito chiaramente: Gabriel aveva emesso un sospiro di sollievo, ed ora eccolo composto come se nulla fosse che elegantemente indossava i suoi pantaloni ed abbottonava la camicia. Sereno senza alcun peso sul cuore, tranquillo. La donna si girò di scatto e si asciugò velocemente una lacrima, se avesse pianto lui avrebbe di certo capito. Maledetti ormoni!
Iniziò a rivestirsi anche lei dandogli le spalle, adesso si sentiva sporca. Non aveva saputo trattenersi nel fare l'amore con lui, velocemente era salita in paradiso per precipitare all'inferno.
Gabriel finì di allacciarsi i polsini ed afferrò gli occhiali che erano caduti a terra durante l'amplesso.
Amareggiato guardò di sottecchi la donna che amava. Sì perché a questo punto era inutile negarlo.
Assurdo si sentiva completo solo al semplice pensiero di un figlio tutto loro. Lei lo avrebbe voluto un figlio da lui? L'avrebbe tenuto? Si sentì un mero egoista ma adesso non poteva certo lasciarla andare. Doveva convincerla a restare con lui. Avrebbe riportato in vita Emilie, ma adesso sapeva che non la voleva più al suo fianco, voleva Nathalie.
"Torna a casa..."
Cosa? Le parole di Gabriel la colsero del tutto di sorpresa.
"Torna da me...io...ho bisogno di te..."
La donna si girò di scatto, lui aveva detto "casa"? Aveva detto di aver "bisogno di lei"?
Una forte speranza le illuminò il cuore. Forse poteva credere che anche lui provasse amore?
La gola le era diventata improvvisamente secca.
Gli occhi felici di lei non passarono inosservati e Gabriel continuò imperterrito la sua arringa per convincerla.
Sbagliando però completamente tutte le parole.
"Nathalie...ci siamo, manca pochissimo e presto otterremo ciò per cui abbiamo lottato per anni. Siamo vicinissimi all'obbiettivo. Emilie tornerà e noi..."
Stupida, illusa, ecco cos'era...lui aveva bisogno di lei per attuare il suo piano. Ovvio. Lo bloccò ancor prima che continuasse e gli diede nuovamente le spalle. Pensò ad Emilie, al bambino che portava in grembo, al suo futuro.
Tristamente capì che non poteva esimersi, lo doveva alla sua amica e nonostante tutto voleva la felicità dell'uomo che amava. Non importa se non includeva lei. Non poteva ancora staccarsi da lui.
"Tornerò a lavoro. Ma preferisco tornare qui la sera, ho bisogno di staccare e ricaricarmi prima della battaglia finale."
Gabriel restò ammutolito. Illuso...certo, perché non ci aveva pensato prima? Lei si era allontanata da lui, aveva avuto modo di riflettere e capire meglio i suoi sentimenti, capire che lui era solo un mostro. Quello che gli aveva dichiarato non era amore, solo ammirazione e si sa quando trovi soddisfacente qualcuno sotto le lenzuola è facile confondersi.
"Tieni questa è tua, Mayura."
Le porse la spilla del Pavone, girò i tacchi e se ne andò.
"Bene, a domani. Puntuale."
Una volta fuori la pioggia battente lo travolse. Si strinse nell'impermeabile, e decise di non aprire l'ombrello o qualcuno avrebbe potuto vedere che quelle non erano gocce ma lacrime.

It could be the End it could be the BegginingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora