Epilogo

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                               Epilogo

“Ancora! Ancora! Ancora! Ti pregoooo Marinette…daiii…raccontami ancora una storia di Chat Noir e Ladybug! Per favoreee!!”
Adrien e Marinette si scambiarono un veloce sguardo complice ed entrambi sorrisero arrendevoli.
“Ma piccolo, non credi possa bastare per stasera? I patti erano chiari: un solo racconto degli eroi di Parigi e poi a nanna…tu…furbetto te ne sei fatte raccontare ben quattro di storie da Marinette! Forza sotto le coperte!”
Per tutta risposta il bimbo fece una linguaccia in direzione del biondo ed iniziò a saltellare qua e là sul letto.
“Dai! Dai! Dai!”
Il modello si avvicinò al volto della fidanzata, le lasciò un bacio sulla guancia e piano le sussurrò all’orecchio.
“Hai notato come mio fratello dica sempre prima Chat Noir e poi Ladybug?”
Ghignò sornione e la corvina provò ad allontanarlo. Nulla da fare l’aveva agguantata e non aveva intenzione di lasciarla andare. Per fortuna ci pensò il bimbo a correre in suo aiuto lanciando il cuscino in faccia al fratello maggiore.
Adrien si alzò di scatto, simulò una finta faccia arrabbiata ed agguantò il piccolo che non aspettava altro di iniziare una goliardica lotta a suon di pernacchie e solletico.
“Mi ricordi amore mio, perché abbiamo accettato di fare da babysitter a questo monello?”
“Perché è il tuo adorabile fratellino ed è l’anniversario di matrimonio di tuo padre e Nathalie! Avevano tutto il diritto di festeggiare senza figli!”
Adrien si arrese e si accasciò a letto cingendo il bimbo in un dolce abbraccio.
“Vinto! Ho vinto! Un'altra storia adesso!”
Marinette rise di gusto e Adrien scosse il capo rassegnato!
“Emilien Agreste! Questa è la tua vocina? Cosa ci fai ancora sveglio?”
Dal corridoio si sentì la voce autoritaria di Gabriel, segno che presto avrebbe varcato la soglia della cameretta.
Il bimbo si tappò la bocca con la mano ed il fratello maggiore lo strinse maggiormente a sé.
“Presto infiliamoci qui sotto e chiudiamo gli occhi!”
Adrien fece appena in tempo ad infilarsi con lui sotto le coperte che Nathalie ed il padre si affacciarono alla porta. Marinette seduta garbatamente sulla poltrona accanto al letto fece un occhiolino in direzione dei Sig.ri Agreste.
“Ma no Gabriel, hai sentito male! Emilien e Adrien, stanno dormendo già da un po'…”
Lo stilista trattenne a stento una risata e con veloci falcate si avvicinò al letto. Con un solo gesto tolse il lenzuolo e lì sotto, ancora abbracciati, trovò entrambi i figli che se la ridevano sotto i baffi.
“Ah…beccati! Siete ancora svegli!”
Solleticò entrambi prima di prendere il piccolo Emilien in braccio.
“Cosa devo fare io con te? Piccola peste! Eppure me lo avevi promesso che saresti andato a letto in orario e non avresti tenuto in ostaggio tuo fratello e Marinette!”
Il bimbo abbracciò forte il padre e gli fece gli occhi dolci, poi si divincolò ed andò dritto tra le braccia della madre.
“Non è colpa mia papà! Te lo giuro mamma!”
Nathalie gli accarezzò la testolina mora e lo strinse a se’.
“Ah no, e di chi sarebbe?”
“Di Marinette ed Adrien, loro conoscono delle storie bellissime su Chat Noir e Ladybug e io voglio sentirle tutte!”
Gabriel sistemò il letto del piccolo mentre Nathalie lo posava dolcemente sopra.
“Ah beh certo…allora è sicuramente colpa loro! Ora però si dorme. Saluta Adrien e Marinette.”
“Voglio un bacino a panino, Adrien!”
Il biondo sorrise, prese per mano la sua ragazza, si avvicinarono uno da un lato, uno dall’altro e simultaneamente diedero un bacio sulle guancie ad Emilien.
“E ora lo voglio da mamma e papà.”
Gabriel alzò gli occhi al cielo rassegnato ed insieme alla moglie scoccarono un sonoro bacio al figlio.
“Adesso, buonanotte!”
“Sì papà!”
Emilien afferrò il suo pupazzo preferito e si girò su di un fianco, chiuse gli occhi e in una manciata di minuti crollò in un sonno profondo.
Lo stilista spense le luci lasciandone solo una soffusa ed invitò gli altri nel salotto adiacente.
“Come è andata la serata ragazzi? Avete tribolato parecchio?”
“Ma no Gabriel, figurati! Emilien è adorabile!”
“Parla per te signorina…io e Tikki siamo stati costretti a restare tutta la sera nascosti nella tua borsetta! Non sono riuscito a fare neanche mezzo spuntino…anzi ora che ci penso…Adrien! Camembert! All’istante!”
Il kwami sgusciò fuori dalla pochette di Marinette e svolazzò finalmente libero nell’aria verso il suo portatore reclamando un pezzo di formaggio.
Il biondo alzò gli occhi al cielo, oramai abituato alla lingua tagliente del gattino nero.
Anche Nooroo, Dusuu e Tikki si unirono all’espressione di rassegnazione fatta da Adrien.
“Mi dispiace Plagg…quindi non avete avuto un attimo di tregua!”
Nathalie estrasse fuori del cibo per tutti e grattò dolcemente il pancino di Plagg.
“Oh non ti preoccupare, conosci questo buzzurro, si lamenta sempre!”
La donna sorrise verso la piccola coccinella.
“Sei sempre molto buona Tikki!”
“E’ la verità! Questo gattino è un ingordo! Era già bello che sazio, Marinette ci aveva lasciato del cibo!”
La piccola kwami della fortuna fece una linguaccia in direzione di Plagg, poi continuò serena a chiacchierare con Nathalie.
“Emilien è un bambino così dolce ed intelligente! E’ un vero peccato non potersi ancora manifestare!”
Nooroo era pienamente d’accordo.
“Già, ci piacerebbe molto poter interagire con lui!”
“Sii e magari giocarci…sarebbe davvero divertente!”
Anche Dusuu era della stessa opinione.
“Parlate per voi! Meno male che non ci può ancora conoscere! Pensate alle tirate di orecchie o baffi, o al solletico o al fatto che ci tratterebbe come degli animaletti di peluche…no, no meglio così fidatevi!”
Ovviamente Plagg doveva dire la sua ed i portatori si misero a ridere.
Gabriel si arrestò un momento e rimase volutamente indietro per osservare il gruppetto che aveva davanti.
Se qualcuno gli avesse descritto questa scena lo avrebbe preso per pazzo, non poteva credere ancora quanto fosse stato fortunato e non c’era giorno che non ringraziava per come erano andati gli eventi.
“Tutto bene papà?”
Adrien fu l’unico ad accorgersi che lo stilista si era fermato, Marinette e Nathalie erano già in salotto.
L’uomo annuì e si avvicinò al figlio dandogli una pacca sulla spalla, gli mise un braccio intorno alla nuca e così insieme si avviarono verso il salotto.
“Sì, va tutto bene. Stavo ripensando a tutto quello che abbiamo passato. Guardaci adesso! Non oso immaginare cosa sarebbe successo se io avessi scelto il male o se Lila avesse vinto la battaglia.”
Adesso anche l’attenzione di tutti gli altri era rivolta verso di lui.
“Papà, non devi neanche pensarlo. Hai vissuto un momento buio della tua vita ma ne sei uscito.”
Marinette diede subito manforte al fidanzato.
“E’ paradossale Gabriel ma se tu non fossi diventato Papillon, noi non avremmo mai avuto i nostri poteri e non ti avremmo mai potuto aiutare a superare il dolore e la rabbia che avevi dentro di te.”
Nathalie si alzò e si avvicinò a lui, gli diede un dolce bacio a stampo e lo guardò amorevolmente negli occhi.
“Adrien e Marinette hanno ragione…senza contare che non ci sarebbe stata questa famiglia.”
Gabriel si sedette sulla poltrona e cercò di restare composto ed impassibile ma i suoi occhi erano lucidi, commossi. Era tutto vero e lui si sentiva tremendamente fortunato.
“Avete ragione, grazie.”
Anche gli altri preso posto a sedere e Nathalie si avvicinò al mobiletto dei liquori. Sapeva bene oramai i gusti di tutti e con naturalezza preparò velocemente qualcosa da bere.
Una volta finito porse un bicchiere di scotch a suo marito e ad Adrien, poi si avvicinò alla corvina e le diede un calice di vino, lo stesso che si era versata per lei.
Prese elegantemente posto vicino al marito e sospirò.
“A proposito ragazzi, c’è una cosa che volevo chiedervi da tempo. Avete avuto più notizie di Lila?”
Adrien sorseggiò il liquore ambrato e scosse la testa con il capo.
“No Nathalie. Sappiamo soltanto che il padre è stato mandato a lavorare al consolato italiano in America e che lei ha lasciato Parigi. Quando è partita era ancora molto debilitata.”
Gabriel annuì.
“All’inizio, viste le sue condizioni pensavo che il Miraculous si fosse nuovamente rotto ma era del tutto integro.”
Marinette poggiò il bicchiere sul tavolino e si accomodò meglio sul divano.
“Anche io ho pensato la stessa cosa, ricordo bene che aveva scaraventato Dusuu a terra e ho creduto che lo avesse fatto anche con la spilla. Appurando invece che tutto era perfettamente integro ho fatto qualche ricerca consultando il libro dei Miraculous. Nonostante tutto saperla in ospedale era angosciante e volevo capire se in qualche modo avrei potuto aiutarla. Così ho scoperto che la debolezza fisica ed i vuoti di memoria sono stati scatenati dall’enorme quantità di energia negativa: usare il potere del Pavone mentre era Akumizzata l’ha quasi annientata.”
“Vuoti di memoria?”
“Sì .Sfortunatamente per lei ma fortunatamente per noi non ricorda assolutamente nulla di quella che era prima della battaglia.”
Adrien guardava distratto il suo bicchiere.
“Pare che i suoi ricordi risalgono al suo arrivo al liceo Dupont. Si è fatta visitare dai migliori medici ma sembra che gli ultimi sei, sette anni siano completamente cancellati.”
“E le potrebbe tornare la memoria?”
Nathalie non dissimulò la sua preoccupazione e Marinette la guardò dolcemente.
“Non so dirti se questa perdita di memoria sarà permanente o meno. So per certo che non le permetteremo più di farci del male. E’ tutto diverso ora.”
Gabriel si alzò e si versò nuovamente da bere.
“Marinette ha ragione. Non preoccupiamoci inutilmente, tesoro. Ragazzi un secondo giro?”
Adrien scrollò la testa e reclinò gentilmente l’offerta.
“Devi già portare Marinette a casa? Dai, infondo non abbiamo fatto così tardi, prendete un’altra cosa e poi andate…”
Marinette posò la sua mano in quella del biondo e si voltò verso Gabriel.
“Sì certo che possiamo fermarci ancora un pochino! Adrien è super protettivo come sempre e non vuole che io faccia tardi!”
Adrien incrociò le braccia al petto e guardò con fare di sfida la corvina.
“La verità è che non voglio essere sgridato da Sabine! Marinette le ha promesso una mano in negozio domani per l’apertura…e sappiamo benissimo che la mia ragazza non è mattiniera!”
“Io adoro il fatto che Marinette dorma un sacco e non la svegliano neanche le cannonate! E’ un lato molto felino!”
Plagg si beccò uno scappellotto da Tikki che lo guardò furente.
Gabriel si mise a ridere ed alzò le mani in segno di resa.
“Non insisto, se vi trattengo poi rischio di essere sgridato anche io da Sabine!”
Nathalie rise divertita.
“Vado a prendervi i soprabiti.”
“Grazie ma non devi Nathalie, conosco la strada oramai…”
La donna non fece caso alla protesta della ragazza, sbucando poco dopo fuori con i capi in mano, aiutò Marinette ad indossare il cappotto e nel mentre fece un occhiolino complice ad Adrien.
“Visto che Adrien ha interrotto le nostre chiacchiere, domani passi per un tè cara?”
“Volentieri! Non ho lezioni domani pomeriggio, anzi quasi quasi approfitterei di Monsieur Agreste, lo stilista.”
“Hai qualche nuovo progetto per l’accademia, e vuoi un mio parere?”
“Sì magari Gabriel, sono bloccata su alcuni accessori e…”
“Ok basta così, andiamo! Papà, ne parlerete domani!”
Adrien prese per mano la fidanzata e la condusse fuori verso la sua auto sportiva.
“Che modi…guarda che metto io una buona parola con mia madre.”
Il biondo alzò gli occhi al cielo e le aprì la portiera da vero gentiluomo, per poi posizionarsi al posto di guida.

“Perché tu e mio figlio avevate una strana aria di combutta poco fa?”
Nathalie guardò per un attimo il marito negli occhi ed inclinò la testa di lato.
“Non ricordi assolutamente nulla della conversazione di questa mattina a colazione, vero?”
“E’ avvenuta prima o dopo il mio caffè?”
“In effetti prima ma…”
Gabriel rise di gusto.
“Sto scherzando amore, ricordo tutto benissimo. Secondo me Marinette ne sarà entusiasta!”
Nathalie si accucciò al marito e seguì con lo sguardo la macchina del figliastro allontanarsi.
“Sarà una meravigliosa sorpresa.”

Uno strano silenzio si era creato tra Adrien e Marinette una volta saliti in macchina.
Mille emozioni attraversavano il cuore dell’eroina di Parigi che guardava distrattamente dal finestrino le luci che si alternavano lungo il marciapiede.
“Tra casa tua e casa mia ci sono esattamente 104 lampioni.”
Marinette si girò incuriosita verso Adrien. Che il suo ragazzo fosse imprevedibile lo sapeva da un pezzo ma quell’affermazione era proprio bizzarra.
“Cosa?”
Per nulla scomposto il modello prese la mano sinistra della sua ragazza e la portò alla bocca. Le baciò lentamente e dolcemente le nocche, inspirando il dolce profumo della sua Lady.
“Eri così assorta, seguivi così attentamente i pali ed il loro bagliore che credevo li stessi contando.”
Divertita la corvina si voltò completamente verso di lui.
“In effetti ero un po' sovrappensiero! Ma perché, scusami, tu li hai contati?”
Adrien fece spallucce.
“Ho iniziato a contarli per gioco mentre di nascosto a mio padre mi trasformavo e venivo da te. Sai con il mio bastone mi davo lo slancio e mi divertivo a saltellarci sopra. Una sera mi sono chiesto quanti fossero e in quanto tempo ci avrei messo a percorrere il tragitto: 104 lampioni, 104 secondi. Tra l’altro è la strada più veloce per arrivare a casa dei tuoi.”
Marinette sorrise ed arrossì, immediatamente le si creò il solito nodo alla lingua.
“D-da-davvero t-tu hai lampionato i conti? C-cioè no…voglio dire…davvero tu hai contato i lampioni?”
Adrien rise di gusto e si morse il labbro inferiore.
“Ti adoro quando balbetti e sì…l’ho fatto veramente. Marinette?”
“Sì?”
“A cosa stavi pensando? E ti avverto che non me la bevo se dici che non era nulla di importante.”
La corvina abbassò lo sguardo e prese un grosso respiro.
“Stavo solo ripensando alle storie che abbiamo raccontato questa sera ad Emilien ed ai discorsi fatti con tuo padre.”
“E…?”
La ragazza fece per aprire la bocca ma la richiuse subito dopo. Adrien la incalzò teneramente.
“Ti manca un po' di avventura, Ladybug?”
“Non proprio…è che ricordare certe cose…è bello e allo stesso tempo strano…mi fa un certo effetto!”
“Ti capisco, anche a me manca quell’adrenalina…”
Adrien si fece subito serio e premette sull’acceleratore e la ragazza fu sbalzata leggermente indietro.
“Ultimamente penso che la mia vita sia…come dire…monotona.”
Fu come un sussurro ma Marinette lo sentì forte e chiaro. Si accomodò meglio sul sedile del passeggero e cercando di rimanere tranquilla, nonostante l’ansia che la stava inevitabilmente assalendo, provò ad indagare.
“Monotona? La tua vita? Perché dici così Adrien? E’ vero adesso è un pochino più…come dire…normale. D’altronde non ci sono super cattivi da combattere…ma…ecco…io…non la definirei di certo monotona…”
Adrien decelerò un poco, sembrava pronto a svoltare verso l’angolo della pasticceria Dupain-Cheng ma non lo fece e proseguì dritto. Lanciò uno sguardo fugace verso la fidanzata, tutta presa a parlare e a torturarsi le mani: non si era minimamente accorta del cambio di rotta.
Con tono riflessivo, continuò imperterrito il suo ragionamento.
“Sento di essere ad un punto statico, fermo! Guarda i nostri amici: loro hanno trasformato la loro vita ‘normale’ in qualcosa! Alya e Nino si stanno per sposare, Luka e Kagami stanno aspettando un bambino, Kim è arrivato a gareggiare a livelli olimpionici ed ha come allenatrice speciale Alix, Chloè ha preso in gestione l’hotel del padre creando un vero e proprio brand e sta per aprirne un paio di nuovi in Costa Azzurra. Max è diventato astronauta come la madre e ora sta nello spazio. Noi, invece, cosa stiamo facendo di veramente concreto?”
Puntò le sue iridi verdi in quelle azzurre della ragazza e fermò la macchina.
Marinette abbassò la testa ed iniziò a torturarsi le mani.
“Noi?...Q-quindi…la monotonia, la staticità che senti…è…n-nel nostro r-rapporto?”
“Non posso negare che sia così.”
La corvina sentì come una sorda pugnalata al cuore, incapace di reagire si concentrò sul vestito. Non riusciva più a guardare il modello negli occhi.
“Ma così è una tortu…”
Tikki tappò con la zampetta la bocca di Plagg e lo intimò con lo sguardo di stare buono e zitto.
Adrien fece un lungo respiro e con due dita sollevò il volto della sua ragazza.
“Tu pensi troppo Marinette…Meglio se scendi.”
La ragazza aveva già gli occhi lucidi, ma provò a cacciare indietro le lacrime. Vincolata dal gesto del ragazzo incrociò i loro sguardi e ciò che vide la mandò totalmente in tilt. Adrien aveva uno sguardo dolce e pieno d’amore, assolutamente in contrasto con le parole che aveva appena proferito.
La corvina aprì la portiera e scese veloce dall’auto.
“Oh s-sì certo…m-mia madre…scendo…mmm, ci sentiamo…domani?M-ma…dove…siamo?”
Per un breve istante la ragazza pensò seriamente che il biondo volesse lasciarla lì sola e lo guardò confusa. Conosceva questo quartiere residenziale non era di certo lontano da casa sua, ma perché l’aveva lasciata proprio davanti a questo edificio?
In un attimo si sentì avvolgere dalle braccia possenti del suo ragazzo.
Adrien strofinò il naso sul collo della fidanzata e con voce roca la invitò a seguirlo.
“Non penserai mica che ti voglia abbandonare qui! Non ti ho riaccompagnato a casa perché voglio prima mostrarti una cosa!”
Si svincolò dall’abbraccio e la condusse all’interno della palazzina, fece un breve cenno di saluto con il capo al portiere e con passo sicuro si avviò verso l’ascensore.
La ragazza si lasciò trascinare, incapace di replicare. Continuava a guardarsi intorno provando a capire.
Quando le porte dell’ascensore si chiusero davanti a loro finalmente Marinette recuperò un po' di senno e decise di affrontare Adrien.
“Vuoi spiegarmi? Il discorso che hai fatto…e ora questo…e…perché hai quell’aria maliziosa da Chat Noir…?”
In tutta risposa Adrien la cinse nuovamente a sé e la baciò appassionatamente.
Si staccò dal bacio solo per condurla davanti alla porta dell’attico.
Ghignò ed estrasse dalla tasca una chiave ed aprì con gesti sicuri e senza alcuna difficoltà il portone.
Fece poi un piccolo passo indietro e da vero gentiluomo con una riverenza invitò la corvina ad entrare.
“Coraggio My Lady…entra…”
Con passo leggero quasi titubante Marinette si addentrò nell’appartamento e si guardò intorno.
Restò completamente senza fiato, davanti a lei si estendeva un grande salotto vuoto all’americana con angolo cottura a vista, incorniciato da un' enorme vetrata che dava sulla città. La gigantesca finestra era in realtà una porta scorrevole che faceva accedere ad un immenso terrazzo con vista mozzafiato sulla Tour Eiffel.
Adrien non aveva volutamente acceso alcuna luce, lasciando che la torre illuminasse la stanza.
Era rimasto appoggiato allo stipite della porta, concentrato a carpire ogni singola emozione della sua ragazza che si guardava estasiata intorno. Aveva visto in lei confusione, stupore, interesse ed era più che certo che adesso la sua Lady stesse collegando la casa ad ogni singola parola che si erano detti. Era Ladybug dopotutto e di certo non le mancava l’intuizione.
Marinette si voltò verso di lui e sorrise felice, poi silenziosa e curiosa proseguì il giro dell’attico.
Il salone nascondeva due porte a scrigno, una dava accesso alla zona notte l’altra ad un bagno di servizio vicino alla cucina.
La corvina decise di affacciarsi nel corridoio immaginando che avrebbe condotto alla camera patronale ma fu stupita nel constatare che al di là vi erano ben altre 4 stanze e due bagni.
Il suo cervello stava velocemente connettendo tutto ed aveva quasi timore a dire a voce ciò che pensava.
Preferiva di gran lunga continuare a sognare perché lei in quel sogno ci credeva davvero.
“Ti piace My Lady?”
Marinette annuì e gli fece segno di avvicinarsi a lei. Lo abbracciò ed agganciò i loro sguardi.
Il biondo gongolava ed aveva un sorriso ebete stampato sulla faccia. Sapeva che lei aveva capito, ma lei non gli avrebbe dato questa soddisfazione e non si sarebbe esposta. Voleva sentirselo dire da lui.
“Che significa che senti della monotonia nella nostra storia? E questo attico di chi è?”
Adrien le diede un dolce bacio sulla fronte. Poi stringendola a se’ più forte decise che non poteva più aspettare e che era arrivato il momento giusto.
“Significa Marinette che non mi basta più quello che stiamo vivendo. Non mi basta più svegliarmi nella mia cameretta ed abbracciare il mio cuscino quando invece vorrei abbracciare te. Non mi basta più addormentarmi con te nella mente, dopo averti riaccompagnata a casa. Significa che sono pronto ad una nuova avventura insieme, qui, nel nostro attico. A casa nostra. Voglio viverti di più, sempre, ogni giorno della mia vita. Nella buona e nella cattiva sorte, in salute e malattia…finché morte non ci separi.”
Marinette deglutì a fatica ed una lacrima di commozione le bagnò la guancia.
Adrien la raccolse con una lieve scia di baci.
Impacciato sciolse il loro abbraccio e si grattò la nuca. Sembrava avesse ancora sedici anni.
Con un colpo di tosse richiamò a se’ Tikki e Plagg che sgusciarono fuori dal suo taschino con una scatolina di velluto blu.
I due kwami la fecero fluttuare nell’aria ed abbracciarono velocemente Marinette per poi sparire, era giusto che i due ragazzi avessero la loro privacy.
La scatolina si aprì magicamente e rivelò un solitario con un semplice ma brillante diamante al centro del cerchio.
Adrien fece un lungo respiro e prese le mani della corvina.
“Marinette Dupain-Cheng, vuoi sposarmi?”
Marinette non esitò neanche un istante.
“Sì Adrien, assolutamente ed indiscutibilmente…Sì! Sì! Sì!”
La corvina buttò le braccia al collo del modello e per poco non fece cadere l’anello che fu prontamente recuperato dal biondo ed infilato al dito anulare sinistro della oramai ufficiale fidanzata.
Il bacio che seguì aveva tutto un nuovo sapore: quello che fino ad ora era stato un desiderio ora stava diventando pura realtà.

“Banale! Pensavo che dopo anni sotto la mia attenta guida e supervisione Adrien formulasse una domanda più originale!”
“Plagg, smettila…guardali come sono carini e dolci!”
Il gatto nero alzò gli occhi al cielo e trascinò la coccinella fuori in terrazza.
“Dove mi porti? Non andiamo a festeggiare con loro?”
“Oh Tikki! Alle volte dimentico quanto tu sia…ingenua…il mio ragazzo avrà anche fatto una proposta mediocre e ordinaria ma…sicuramente ha pensato ad un seguito…come dire…godereccio!”
Tikki sbarrò gli occhi e spalancò la bocca scioccata. Plagg si fece una grassa risata e la condusse in un angolo riparato del terrazzo. Una piccola candela illuminava due calici in miniatura.
“Champagne per loro…champagne per noi…finalmente a breve staremo di nuovo sempre insieme mon amour!”
La piccola coccinella sorrise e si accoccolò al suo gattino.

“Mi hai fatto prendere un colpo Adrien Agreste! Il discorso strano in macchina, il farmi scendere in mezzo alla strada davanti ad un palazzo che non conoscevo. Pensavo volessi mollarmi lì e farla finita! Sappi che mi vendicherò!”
Adrien rise di gusto e provò a darle un bacio a stampo, mentre la corvina si divincolava dall’abbraccio.
“Ma non sarebbe stato altrettanto d’effetto!”
Marinette si finse offesa e voltò la testa di lato.
“Non ti perdonerò tanto facilmente!”
Lui iniziò a solleticarla e se la caricò di peso su una spalla come se fosse un sacco di patate.
“Secondo me invece, dimenticherai ogni cosa, dopo che vedrai meglio la casa. Guarda quanti metri quadri da arredare a nostro…tuo piacimento!”
La corvina rise divertita e tentò inutilmente di svincolarsi.
Il biondo iniziò un vero e proprio tour fino ad arrivare davanti l’ultima camera infondo al corridoio.
Spalancò la porta e lanciò letteralmente la ragazza verso il pavimento.
Marinette sbalordita da quel gesto cacciò un urlo e chiuse gli occhi pensando di finire con il sedere a terra e farsi male. Non si aspettava di certo di atterrare su un morbido materasso con lenzuola di seta.
Si tirò su con i gomiti e vide la camera patronale, la camera che avrebbe condiviso per il resto della sua vita con Adrien. Come il resto della casa era ancora spoglia: c’era solo il letto a baldacchino a due piazze sotto di lei che troneggiava nella stanza.
Mise bene a fuoco intorno a lei e vide Adrien accendere candele di varia misura sparse per terra. Ora erano avvolti da una luce calda e fioca. Poco distante da loro c’era un piccolo tavolino.
Il biondo armeggiò con una bottiglia e sentì il tappo volare per aria.
“A noi!”
Si sedette meglio sul letto ed aspettò che il fidanzato le porgesse il flûte pieno di bollicine.
“Mi hai perdonato?”
Marinette lo guardò maliziosa.
“Forse… sai mio Chaton…le candele, il letto a baldacchino, lo champagne…tutto questo mi ricorda qualcosa, sai?”
Il biondo si avvicinò ad un soffio da lei e sorrise furbetto.
“Ah sì? Cosa…ti ricorda?”
“Mmm…sembra che tu abbia voluto ricreare una certa atmosfera…come a voler rivivere una notte per noi importante…molto importante…dì un po' hai qualche secondo fine?”
Adrien continuò a fare il finto tonto.
“Io? Non so cosa stai insinuando…io sono un bravo ragazzo…”
Marinette appoggiò un dito sul mento e socchiuse gli occhi, tornando indietro nei ricordi.
“Se non sbaglio…anche quella sera mi avevi fatta penare…tanti giri di parole che pensavo mi volessi lasciare per poi dirmi che mi volevi e che mi amavi!”
“Aspetta, aspetta…sei tu che hai travisato le mie parole andando in panico e mi pare anche che ho rimediato con un bel massaggio…e con…”
Adrien iniziò a percorrere delicatamente con le dita il corpo della corvina, salì dalla caviglia fino alla coscia.
Si avvicinò pericolosamente al collo di lei e lambì un piccolo pezzetto di pelle.
“Se non ricordo male il mio tocco ti piacque particolarmente…”
Marinette chiuse gli occhi persa in quella carezza, Adrien ghignò, sapeva di averla in pugno.
Era pronto a continuare quando la ragazza lo bloccò e sgusciò dalla sua presa.
“In effetti…è tanto che non mi fai un bel massaggio…direi che puoi rimediare!”
Adrien la guardò sornione.
“Ai tuoi ordini My Lady!”
Il biondo si alzò e scomparve per un attimo, pronto a riapparire con in mano un flacone di olio profumato. Marinette spalancò la bocca divertita e scese dal letto anche lei.
“Ma guarda un po' che coincidenza! In una casa vuota…dell’olio per massaggi!”
Adrien fece spallucce e con un gesto inconscio si morse il labbro inferiore.
“Che posso dire? L’ho trovato per puro caso!”
“Gattino fortunato!”
La corvina era ad un passo da lui, gli si avvicinò sensualmente prese con forza la camicia del ragazzo per attrarlo a sé. Con la lingua tracciò il contorno delle labbra di lui senza fretta, lentamente, per farlo morire piano piano. Adrien rapito da quel gesto aveva chiuso gli occhi per approfondire il bacio ma la ragazza era come scomparsa.
“Marinette?...dove? Non puoi lasciarmi qui come un pesce lesso!”
Dal bagno si sentì nitidamente la vivace risata della ragazza.
“Mi rinfresco ed arrivo subito Mon Chaton…”
Il biondo ne approfittò per slacciarsi i polsini della camicia ed arrotolare entrambe le maniche.
Era tutto intento a preparare che per poco non si strozzò quando Marinette uscì dal bagno.
Si era completamente denudata ed aveva sciolto i capelli. A coprirla solo il bianco asciugamano di lino che grazie alla luce fioca delle candele creava un velo di trasparenza: era di una bellezza disarmante.
Il modello deglutì e resto il più possibile impassibile mentre la ragazza lo superava ed andava a sdraiarsi a pancia in giù.
Adrien fece un lungo respiro per riprendere il controllo di sé ed evitare di saltarle letteralmente addosso.
Le si avvicinò con premura e fece scivolare la salvietta lungo i fianchi di lei, lasciando così coperti solo i glutei.
Prese l’olio profumato, versò poche gocce sulle sue mani e con fermezza cominciò a sfregarsi i palmi.
Sollevò con una delicatezza infinita un piede della ragazza e da lì iniziò a massaggiare adagio prima sotto la pianta poi tra le dita.
Riservò lo stesso trattamento anche all’altro piede per risalire con dolce insistenza lungo i polpacci.
I muscoli della corvina si rilassarono al suo tocco che si fece sempre più audace.
Il modello cominciò un andamento ondulatorio arrampicandosi con le dita fino alle cosce per poi ritrarle e scendere nuovamente ai polpacci ed ancora un’altra volta tornare alle cosce.
Il respiro di Marinette era attento ad ogni movimento e spostamento delle sue mani.
Adorava lasciarsi andare ma restare sempre in allerta di qualche sensuale movimento.
Salendo con le dita il ragazzo arrivò ai glutei, li sfiorò impercettibilmente e decise di proseguire la sua corsa verso la schiena.
Afferrò nuovamente la boccetta e fece cadere alcune gocce direttamente sulla pelle nivea della ragazza che sussultò leggermente.
Adrien si dedicò amorevolmente al collo e alle spalle coccolandoli con gesti calmi e cadenzati. La ragazza era tutta un brivido di piacere oramai. Le possenti mani del ragazzo tracciarono delle linee invisibili lungo tutta la spina dorsale, per poi premere e massaggiare con ritmo incessante il resto della schiena.
Marinette mugugnò qualcosa, voleva di più, voleva diventare parte attiva del gioco ma Adrien non era dello stesso parere.
Con un gesto abile girò la ragazza e in un attimo inchiodò il suo sguardo verde con quello azzurro di lei.
“Le tue mani sono magiche, Minou…”
Il biondo ghignò soddisfatto.
“E non hanno ancora finito…chiudi gli occhi My Lady.”
Marinette ubbidì arrendevole alle parole di lui e soprattutto al suo tocco.
Adrien si prese un momento per osservarla, l’asciugamano poggiato solo sul pube della ragazza lasciava in bella vista il seno ed i capezzoli turgidi per l’eccitazione.
Il modello trattenne a stento l’erezione ma si sforzò il più possibile di restare lucido.
Le sfiorò nuovamente i piedi, poi le caviglie e su fino ai polpacci.
Era arrivato il momento di risalire tra le cosce della ragazza e questa volta le avrebbe dedicato molte più attenzioni.
Marinette sentì il telo scivolare via da lei come una carezza e percepì nitidamente lo sguardo ardente del fidanzato. Questo la accese immensamente: era totalmente eccitata e bagnata.
Le mani di lui iniziarono una lenta e continua danza: arrivarono all’interno coscia e salirono a sfiorare le grandi labbra di lei vogliose adesso di un appagamento.
La corvina si lasciò scappare un gemito di piacere ed inarcò la schiena, si stava donando completamente e voleva che il modello cogliesse l’attimo.
Adrien non se lo fece ripetere due volte, la chiamò impercettibilmente per attirare la sua attenzione e lascivo le avvicinò la sua mano alla bocca.
Con dolce malizia Marinette gli leccò le dita e dopo avergliele ben lubrificate liberò la mano.
Il biondo aveva socchiuso gli occhi immaginando altro al posto delle dita, ma non era ancora il momento di pensare a sé stesso: era determinato a far godere al massimo la sua Lady.
Guardandola intensamente negli occhi inserì in lei il medio e l’anulare ed appoggiò il pollice sul clitoride, iniziando così un’intensa stimolazione multipla: la penetrava e la stuzzicava con le dita mentre con l’altra mano giocava e palpava i seni, strizzandole i capezzoli.
Ora aveva pieno potere su tutti i centri del piacere di lei e da lento aumentò il ritmo, diventando sempre più vigoroso e profondo.
Marinette iniziò a gemere sempre più forte e tra gli ansimi sussurrava roca “ancora…oh si…di più…”
Tremava e vibrava sotto di lui e in preda a spasmi di piacere lo pregò di placare quella tortura e di farla sua.
Adrien ghignò malizioso e scosse la testa in segno di diniego, non aveva ancora finito. Voleva portarla all’estasi estrema e fu in quel momento che  scomparve tra le gambe di lei e lambì con la lingua il clitoride.
Lo succhiò e lo leccò finché non sentì la ragazza esplodere in un orgasmo sconvolgente.
“Ora…My Lady…puoi avermi…”
La corvina, ancora spossata ed ansimante, lo ammirò con sguardo ardente mentre con grazia ed eleganza lui si spogliava completamente e si insinuava tra le sue gambe divaricandole completamente.
Incatenando i suoi occhi a quelli della fidanzata, Adrien lasciò finalmente a Marinette la possibilità di  impugnare la sua asta ed accarezzarlo. La corvina si leccò le labbra e sollevò leggermente il busto per catturare la bocca del suo fidanzato. Le loro lingue iniziarono a scoprirsi ed esplorarsi in un bacio famelico e insaziabile. Il biondo non poteva più aspettare e neanche lei.
Fece scivolare il suo membro gonfio e turgido dentro di lei ed eccitatissimo iniziò a spingere tenendola per le caviglie, cavalcandola sempre più nel profondo, beandosi del soave suono dei suoi gemiti.
Improvvisamente uscì da lei e Marinette lo fulminò con lo sguardo: stava per raggiungere nuovamente l’apice e lui ne era perfettamente conscio.
“Non è ancora il momento di venire My Lady…voglio prenderti anche così…”
Veloce e abile la mise a carponi ed in un solo colpo la penetrò di nuovo.
Tenendola per i fianchi, Adrien la dominò più a fondo, fondendo i loro copri, i loro respiri ed i loro cuori.
Marinette sentiva montare in lei la voglia di urlare e di venire, alzò il busto e voltò la testa di lato in cerca nuovamente della bocca calda di Adrien. La trovò e le loro lingue avide iniziarono un’estenuante danza. 
La schiena di lei era ora abbandonata addosso al petto caldo e possente del modello che continuava imperterrito ad accentuare le spinte.
“Amore…giriamoci…stenditi…io…sto…per…fammi venire…sul tuo seno…”
Quello era in assoluto il modo preferito in cui Adrien amava terminare i loro rapporti ma questa volta la corvina non si mosse di una virgola anzi assecondò di più le spinte.
“No…dentro di me, voglio sentirti venire fino all’ultima goccia…vieni per me amore…vieni insieme a me…”
Quelle parole mandarono Adrien completamente fuori di testa e contemporaneamente a Marinette fu squassato da un copioso e pulsante orgasmo.
Il modello restò ancora qualche minuto dentro la sua amata in attesa che i loro respiri si regolarizzassero e poi lentamente sciolse la loro unione, facendo scivolare Marinette sotto le coperte e cingendola saldamente a sé.
La corvina si accoccolò a lui ed iniziò ad accarezzargli delicatamente la schiena.
Il respiro del biondo si fece sempre più regolare e calmo, stava quasi per addormentarsi quando Marinette, in panico, scattò seduta sul letto. Rapidamente scese, quasi inciampando con le lenzuola e prese la direzione del bagno.
“Ma…cos?”
“Oddio Adrien! Perdonami…ma io devo tornare a casa…mia madre…apertura negozio, domani…hai presente? Ma non ti preoccupare…vado da sola…”
Adrien era ora appoggiato sui gomiti, la testa da un lato ed un sorriso sornione stampato in faccia, guardava divertito la corvina fare avanti ed indietro tra il bagno e la stanza mentre cercava di vestirsi il più velocemente possibile.
“Amore…ehi…amore…Marinette! Ferma!”
La ragazza si bloccò con solo la biancheria intima addosso e lo guardò incuriosita.
“Cosa?”
“Vieni qui e stenditi di fianco a me.”
La ragazza alzò le braccia al cielo.
“Ma non mi hai sentito, non posso!”
“Certo che puoi, amore! Tua madre era mia complice e sapeva perfettamente che ti avrei rapita per una notte intera.”
“Come? Lei…sapeva…di questo?”
“Certo! E anche tuo padre! Mi serviva una scusa…e sono un bravo ragazzo…ho chiesto loro la tua mano!”
“T-tu hai fatto…cosa??”
Marinette scosse la testa divertita.
“E i tuoi?”
“Anche loro sapevano tutto. Perché pensi Nathalie ti abbia invitata per il tè domani, vorrà sapere ogni cosa!”
Marinette mise le mani sui fianchi e assottigliò gli occhi.
“Tu…tu…”
Adrien gattonò a carponi sul letto raggiungendo la fidanzata ancora in piedi, allungò un braccio e la trasse a sé, facendo cadere entrambi tra le lenzuola.
La strinse a sé ed iniziò a baciarla bramoso e nuovamente voglioso.
“Io…io! E ora se vuoi…posso farmi perdonare anche per questo…”
Lei prese il viso di lui tra le mani e baciò le sue labbra poi invitò la sua bocca a lambirle il collo.
“Mmm…tranquillo Signorino Agreste…sconterai tutto…in fin dei conti adesso hai a disposizione un’intera vita insieme per farti perdonare!”

FINE

It could be the End it could be the BegginingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora