Capitolo 3.

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Quella mattina mi sono svegliata con il sole già alto nel cielo. Caroline era già chiusa in bagno e dopo aver fatto colazione è andata via. Solo allora sono riuscita a dedicarmi ad una rilassante doccia.  Mi vestito più elegante del solito: pantalone nero e camicia. Scendo giù e mi siedo sul divano del nostro salone in attesa dell'arrivo dei nostri parenti, in occasione del pranzo. Adoro le feste, soprattutto per quei pranzi con i parenti, che molte persone odiano. A me piace passare del tempo con la mia famiglia. Ovviamente non li vedo solo per le feste, ma in questi casi è tutto un po' più bello. 
"Se stai aspettando i tuoi cugini e i tuoi zii, sappi che non verranno." ed ecco che mia madre rovina tutto al suo solito.
"Come scusa?"
"Zia Mary e zio John stanno avendo problemi, e non hanno voglia di festeggiare, mentre zia Sarah e il resto della sua famiglia hanno deciso di festeggiare fuori città."
"E non potevi dirmelo subito?"

Perchè deve sempre tenermi all'oscuro delle cose? Mi sarei preparata psicologicamente prima a dover affrontare un altro pranzo solo con i miei genitori e con mio fratello. Non che mi dispiaccia passare il mio tempo con loro, ma ogni tanto piace stare in compagnia anche di altre persone.

"Oh ma non saremo soli. Mamma ha pensato bene di invitare i vicini!" interviene mio fratello, gettandosi accanto a me sul divano. Il suo tono sembrava un po' irritato.
"Noi siamo soli, loro sono soli, perché non pranzare tutti insieme? Cosa c'è di male?"
"Niente mamma, solo mi piacerebbe rendessi partecipe anche me delle cose che organizzi, dato che ogni tanto anche io vivo in questa casa!" dico con tono scocciato.
"A me invece piacerebbe che prima chiedessi il nostro parere!" continua mio fratello.

Mia madre ci volta le spalle ed esce dalla stanza, lamentandosi di noi che ci lamentiamo di lei.

"Perché dal tuo tono sembra che non sopporti i nuovi vicini?" chiedo a Christian.
"Non è che non li sopporto, non li conosco neanche. Mi dà fastidio che nostra madre organizzi queste cose senza chiederci cosa ne pensiamo."
"Scommetto che sta organizzando questo pranzo da almeno un mese!"
"Considerando che sono arrivati solo da tre settimane, direi proprio che ti sbagli!"

Ridiamo entrambi ed io gli do un piccolo schiaffo sul braccio. Mi era mancato Christian. È vero, ci sentiamo tutti i giorni, chiamandoci o semplicemente via messaggi, ma stare con lui fisicamente è tutta un'altra cosa.
Mi accoccolo sulla sua spalla e parliamo ancora un po', raccontandoci qualche aneddoto di quelle settimane che ci avevano separati, poi sentiamo suonare il campanello.

Adesso ci ha raggiunti anche nostro padre. Una volta davanti la porta ci troviamo tutta la famiglia Morris al completo davanti. Tutti più uno. Un bambino piccolo, forse sui quattro anni, di cui non conoscevo l'esistenza.
Mi soffermo su Jessica. È bella. Molto bella. Indossa un copri spalle bianco, su un vestitino aderente sul corpetto e finendo a palloncino, sopra le ginocchia, nero. Indossa dei tacchi alti, vertiginosamente alti, bianchi e neri. Risalgo lo sguardo, fermandomi sui suoi occhi. Noto che anche i suoi occhi sono fissi sui miei.
Le sorriso.
Ricambia.
Si presenta a mio padre e mio fratello mentre io faccio lo stesso con il suo e con sua sorella. Mi soffermo su questa mini Jessica. Nessuno potrebbe negare il fatto che siano sorelle. Hanno gli stessi occhi azzurri, gli stessi capelli biondi e persino gli stessi lineamenti del viso. Al contrario mio e di mio fratello che non ci somigliamo per niente.
Ci soffermiamo poi a guardare il piccolo nanetto che si nascondeva dietro una gamba di Jessica.

"Avanti, non fare il timido." gli dice lei. "Lui è Nicholas, mio figlio."

E tutti restiamo a bocca aperta. Spalancata, nel mio caso.
Il piccolo saluta tutti con la manina, adesso che lo guardo meglio,  posso notare la netta somiglianza con la madre.

Comunque sia, mia madre, per toglierci tutti dall'imbarazzo, invita gli ospiti ad accomodarsi nella sala da pranzo, dove tutto era già apparecchiato. Pranziamo tra chiacchiere e risate, un pranzo più tranquillo di quanto mi aspettassi, con il piccolo Nicholas che ogni tanto se ne usciva con qualche frase che ci faceva teneramente ridere. Qualche ora dopo ci troviamo nel salone e la visuale che avevo davanti prevedeva i nostri genitori da una parte a chiacchierare, dall'altra mio fratello che ci provava spudoratamente con Rebekah, alias mini Jessica, e poi una simpatica Nicole seduta accanto ad una tranquilla Jessica che coccolava il piccolo Nicholas, addormentatosi tra le sue gambe.

"Se ti va possiamo metterlo sul mio letto.."
"No, tranquilla.."
"Ma dai, almeno sta più comodo. E tu non hai il suo peso sulle gambe."
"Ok." mi sorride e io ricambio.

Prende il piccolo in braccio e io faccio strada, come il giorno precedente, verso la mia camera. Poggia delicatamente il piccolo e si siede ai piedi del letto mentre io avvicino la sedia della scrivania vicino a lei per sedermi.
Vorrei chiederle qualcosa sul bambino e probabilmente lei lo ha già capito.

"Dai, fai pure le tue domande." mi dice infatti ridendo.
"Non voglio metterti in imbarazzo chiedendoti cose della tua vita privata."

Lei rimane in silenzio.

"Magari un giorno mi racconterai tutto tu." Sorrido.

Mi sorride di rimando. Stavo cominciando ad abituarmi a quei sorrisi così dolci.

"Sono rimasta incinta a 16 anni. Credevo di amarlo e credevo lui mi amasse, ma quando mi lasciò sola, con un bambino ancora in grembo, capì che in realtà non mi aveva mai amata. E così mi ritrovai sola, con una gravidanza da portare avanti. Ma in realtà sola non ero. Io avevo mia madre, mio padre e mia sorella. Ma soprattutto, avevo le mie amiche. Senza di loro non so come sarebbe andata, mi sono state davvero molto vicine. Quando Nicholas è nato, ho dovuto abbandonare la mia vita da adolescente per cominciare la mia vita da madre. Non volevo essere come le altre ragazzine, che prima si divertono e poi lasciano il proprio figlio alle madri, no. Io volevo crescerlo mio figlio. E così ho fatto, senza rinunciare alla mia vita."

Sputa tutto con tranquillità, come se mi stesse raccontando una cosa qualsiasi.

Rimasi qualche secondo ad osservarla mentre giocava nervosamente con il bordo del suo vestito. Non mi ero mai trovata in una situazione del genere. Cosa si risponde in questi casi?

"E il padre del bambino non si è mai fatto vedere?"
"No. E non deve neanche provare ad avvicinarsi a mio figlio. Non glielo permetterò mai!"
"Fai bene! Neanche io gli permetterei di vedere un figlio che lui stesso ha rinnegato!"

Ride di gusto, notando la mia espressione seria nel pronunciare quell'ultima frase.

"Hey, guarda che sono seria!" rispondo, cominciando a ridere anche io.

Mi fa segno di fare silenzio per non svegliare il piccolo e poco dopo le propongo di uscire fuori per fare una passeggiata, lei non rifiutò. Parlammo del più e del meno, conoscendoci poco a poco.

"Forse ci siamo allontanate troppo.." le dico, notando che eravamo quasi arrivati al parco.
"Forse hai ragione.. Meglio cominciare a tornare prima che cominci a fare buio."

Sai di essere nel posto giusto quando non ti chiedi mai che ora è. E io quel pomeriggio non mi sono mai chiesta che ora fosse. Ci fu qualche silenzio, ma mai imbarazzante. Come il giorno prima in camera mia.

"Allora domani ci vieni a correre con me?"
"Solo se mi prometti che non mi fai affaticare troppo."
"Promesso!" mi dice sorridendo.
"Forse mi prenderai per pazza, ma non lo senti anche tu questo strano feeling tra noi? Cioè, non so tu, ma io non sono mai stata così tranquilla nel chiacchierare con una persona appena conosciuta.."

Perchè diamine le mie labbra si sono dischiuse senza il mio permesso? Da quando sono così diretta con le persone? Con le persone appena conosciute, tra l'altro.
Mi volto e noto che sta cercando di trattenere una risata.

"Mi stai prendendo in giro?"
"No, figurati" e scoppia a ridere.

Ho fatto la più grande figura di merda della mia vita. Mi allontano velocemente, ma mi sento afferrare il polso.

"Scusami, davvero! Non volevo prenderti in giro, solo che mi ha fatto ridere il modo naturale con cui l'hai detto. E comunque si, anche io sono stata bene in tua compagnia."

Mi volto e trovo quel sorriso sulle sue labbra.

"Mi stai ancora prendendo in giro?"
"Perché dovrei? Ti sto dicendo la verità. Dovresti averlo capito quando ti ho raccontato di Nicholas. Non mi piace raccontare agli estranei la mia storia, ma con te è stato diverso." lascia la presa sul mio polso e la sua mano scivola sulla mia ".. Ho avuto la sensazione che non mi avresti giudicata."
"Perché avrei dovuto giudicarti? Sei stata imprudente, è vero.. Ma hai avuto coraggio nell'affrontare la situazione, da quel poco che ho capito."

Un attimo di silenzio, poi riprendere a parlare

"Possiamo sederci da qualche parte? Non mi va di tornare a casa."
"Come vuoi."

Siamo ancora nelle vicinanze del parco, così inizio a camminare verso quella direzione. La sua mano era ancora nella mia e lo rimase per tutto quel breve tragitto verso una qualsiasi panchina. Quando ci sediamo, noto degli strani movimenti che fa con i piedi.

"Volevi sederti perché ti fanno male i piedi vero?" dico ridendo.
"Anche." mi risponde lei, facendomi la linguaccia.
"Potevi benissimo dirlo, non te lo avrei mica vietato!"

Ridiamoo entrambe e poi, solo per qualche secondo, i miei occhi incontrano l'azzurro dei suoi.

"In realtà non mi va di tornare a casa, perché mi piace passare il tempo con te, e non ti sto prendendo in giro."
"Stai flirtando con me, biondina?"
"È probabile! Ti dispiacerebbe?"
"No, figurati." Faccio spallucce.
"Scema!" mi da una spinta alla spalla, ed entrambe cominciamo a ridere.

Mi piace davvero parlare con lei. Voglio dire, io non sono una che ama parlare, ma le conversazioni con lei sono sempre scorrevoli e troviamo sempre punti in comune.

Eravamo in un mondo tutto nostro quando ci riporta alla realtà uno strano suono.

"Guarda che ti squilla il telefono" mi dice con una faccia alquanto buffa.
"A me?" e mi accorgo, prendendo il telefono dalla tasca dei pantaloni, che effettivamente mia madre mi stava chiamando.

"Che c'è mamma?"
"Che c'è mamma?' È così che mi rispondi? Siete fuori da non so quanto tempo e non vi siete neanche degnate di fare una chiamata! E Jessica ha lasciato qui il suo telefono quindi sua madre stava impazzendo!!" mi urla contro.
"Mamma calmati, non ci siamo rese conto dell'ora, adesso torniamo!"
"Non fateci stare in pensiero! Tornate presto che è buio!"
"Si mà, ciao!" e le chiudo il telefono. "Scusa ma che ora è?" continuo io.
"Che ne so.. Hai il telefono in mano, controlla!" mi risponde ovvia lei.
"Sono le nove! Com'è possibile?" saltai in piedi.
"Cosa?! Siamo state fuori tre ore?!" salta in piedi anche lei.

Ci guardiamo. Avevamo delle facce sconvolte, come se avessimo commesso chissà quale reato. Nel momento esatto in cui entrambe ce ne siamo accorte, siamo scoppiate a ridere come due sceme per qualche minuto, per poi incamminarci verso casa.

Mentre camminavamo controllai il telefono, notando qualche messaggio di Caroline, decido che le avrei risposto una volta a casa. Nell'istante in cui stavo per posare il telefono in tasca, Jessica me lo ruba dalle mani.

"Hey! Che fai?" cercai di riprendermi il telefono ma lei, essendo più alta e con quei tacchi vertiginosi riesce a tenerlo lontano dalle mie mani.
"Stai ferma un attimo! Non mi metto a leggere i tuoi messaggini, tranquilla." mi sfotte, usando un tono quasi da presa in giro. Mi fermo e aspetto che si decida a restituirmelo. Noto che stava aprendo la tastiera dei numeri e ne stava componendo uno.

"Guarda che non ti ho chiesto il numero." le rispondo con tono scherzoso.
"Lo so, ma mi andava di fartelo avere!"

Salvo il numero in rubrica. Semplicemente: Jessica.

Una volta nei pressi delle nostre case ci salutiamo e lei si dirige verso la sua.

"A domani Nic!"
"A domani Jess."
"Jess? Tutti mi chiamano sempre Jessi, sei la prima che usa questo nomignolo." mi dice sorridendo.
"Beh, così se nel bel mezzo della gente dovessi sentirti chiamare in quel modo, sapresti che sono io e che sto chiamando te!"
"Ok.. mi piace Jess!"
"A domani, buonanotte." le dico sorridendo, prima di dirigermi verso casa.

Evitai prontamente mia madre, sapevo mi avrebbe tartassata di domande e non avevo voglia. Non poteva rovinare il mio stato d'animo. Non quella sera. 
Mi ritrovo quindi in camera mia, con addosso il pigiama e già sotto le coperte. Dopo il mega pranzo, mi sembra normale non ci sia neanche l'ombra di un po' di fame, quindi evitai anche la cena.

Rispondo ai messaggi di Caroline per poi controllare i vari social network. Mi ricordo, però, che Jessica mi aveva dato il suo numero, ma che io non le avevo dato il mio. Decido quindi di scriverle. Avrebbe capito che ero io.

-Buonanotte biondina.-

Aspetto qualche secondo ed il telefono vibra tra le mie mani.

-Buonanotte Nic! :)-

Misi il telefono sotto carica e spensi l'abat jour sul mio comodino. Quella notte mi addormentai con il sorriso sulle labbra.



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Le ragazze iniziano a fare amicizia e a passare del tempo insieme, inoltre abbiamo scoperto qualcosa in più su Jessica, ha un figlio, il piccolo Nicholas.
Cosa ne pensate di questa novità? E di questo feeling che si sta creando tra le due, in così breve tempo?
Lasciatemi un commento per farmi sapere come procede la storia, secondo voi! ☺️✨
A presto 😘

Blue like the sky // 🏳️‍🌈Where stories live. Discover now