50. Non mi fido più.

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Jillian:

«Robert, ho bisogno di un consiglio».

Lo guardo dallo specchietto retrovisore e lui punta i suoi occhi su di me.
«Mi dica, signorina Smith».

«Tu riusciresti a perdonare una persona che prima ti lascia dicendoti di non essere innamorata, poi non ti parla per mesi e ad un certo punto, al suo compleanno, ti dice che ti ama e che vuole stare con te?»

«Penso che lui abbia capito cosa prova per lei un po' in ritardo, ma è sincero. Giusto?»

«Sì, lo è. Ma cavolo!» Grido, agitando le braccia. «Si è deciso adesso a dirmelo! Ora che io stavo cercando di dimenticarlo, lui mi dice: ti amo». Imito la sua voce profonda. «Io... Io non ho parole!
Vorrei picchiarlo! Mi ha fatto soffrire e ora non può pretendere che con due semplici parole, tutto si risolva!
E poi... Poi ieri si è avvicinato tantissimo, mi ha dato quel bacio sulla fronte e a me è mancato il respiro, sono diventata tutta rossa e... Aaaaaah!» strillo, frustrata. «Che rabbia!
Perché non riesco a essere forte come vorrei??!»
Mi agito sul sedile, irrequieta.

È da ieri che sto pensando a tutte queste cose, mi serviva qualcuno per sfogarmi e ora mi rendo conto di sembrare una pazza.

«Siete stati lontani per tanto tempo e ora è normale, provare queste cose», risponde, calmo e composto, come sempre.
«Anche se tra voi il rapporto è cambiato, il signor Brown, ha fatto e farà sempre parte della sua vita»

«Sì, lo so ed è proprio questo che mi fa arrabbiare così tanto. Io l'ho evitato perché lui mi ha lasciato e lui mi ha evitato per lo stesso motivo! Ci siamo visti ogni santo giorno a lavoro e mai una parola, a parte il saluto.
E ora non può tornare tutto come prima, come se non fosse successo niente! Accidenti, sono arrabbiata con lui e furiosa con me stessa perché quando si avvicina io...» Divento rossa e guardo i palazzi dal finestrino della macchina. «Io non ci capisco più niente, Robert», dico più calma. «Vorrei baciarlo e picchiarlo allo stesso tempo».
Abbasso lo sguardo e metto le mani in grembo, facendo un lungo respiro.

«È innamorata, signorina e ha tutto il diritto di essere confusa. Si prenda un po' di tempo, prima di decidere che cosa fare».

Alzo lo sguardo. «Sì, è ciò che ho intenzione di fare, ma io conosco Jamie. Lui mi provocherà, ne sono sicura! Come ha fatto ieri con quel bacio sulla fronte!»

Robert ridacchia divertito e ferma l'auto davanti all'azienda, per poi girarsi verso di me e guardarmi con un sorriso affettuoso.

«Allora lei faccia finta che sia un gioco. Lo provochi allo stesso modo cercando di non cedere».

Corrugo la fronte. «Cosa vuoi dire?»

«Nel senso che a noi uomini piacciono le donne che non si lasciano subito andare, ma che anzi, ci fanno impazzire prima di ottenere ciò che vogliamo».
Robert diventa tutto rosso e scuote la testa a disagio. «Signorina, mi scusi. Non sono affari miei. Io non dovrei parlare di certe cose».

Sorrido e tolgo la cintura di sicurezza. «No. Ho capito cosa intendi. Devo dimostrare a Jamie di essere forte e che non può vincere sempre lui!»

Robert annuisce e sorride. «Esatto. Quando poi si renderà conto di non riuscire più a giocare, allora vorrà dire che l'ha perdonato del tutto».

«Grazie, Robert. Ti adoro!»

Lui ride di gusto e io apro lo sportello. «A dopo e grazie ancora per i consigli».

«Di niente, signorina. Le auguro buona giornata».

«Anche a te, Robert», sorrido ed esco dalla macchina, dopodiché chiudo lo sportello e mi avvio a passi veloci verso l'azienda, determinata a fare esattamente come mi ha detto.

Io, tu e uno stage. (Primo libro)Where stories live. Discover now