Capitolo 54

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Tra me ed Hawks calò il gelo. Non parlammo lungo tutto il tragitto e, questo, mi fece sentire leggermente a disagio. Atterrò sul terrazzo del condominio e mi fece scendere. Aveva lo sguardo rivolto verso l'alto e le mani nelle tasche dei pantaloni. Sembrava stesse cercando le parole giuste.
Mi feci avanti.

"Ti ringrazio per la cena e per avermi accompagnata a casa."
Dissi tirando su un sorriso.

"Sì, ecco... scusami per prima. Non volevo, ecco... io..."

Chiuse gli occhi ed aggrottò le sopracciglia.
Poi seguì un sospiro.

"Senti, le mie ali sono una zona molto sensibile. Non voglio giustificarmi, ma-"

"Va bene così. Non è successo niente."
Lo interruppi, fingendo un sorriso.

Agitai la mano per salutarlo ed entrai nel palazzo, senza neanche ascoltare ciò che aveva da dirmi. Scesi le scale fino ad arrivare al mio piano. Aprii la porta e notai Occhako e Jiro sedute sul divano ad aspettarmi. Sbraitarono qualcosa, ma le ignorai, rinchiudendomi in camera.
Finalmente ero da sola. Mi lanciai sul letto ed iniziai nuovamente a piangere.
Ero piena di dubbi ed incertezze. Non diedi peso al fatto che Hawks aveva provato a baciarmi, anzi: era l'ultimo dei miei problemi, quello. Ma ero in piena crisi esistenziale e non sapevo cosa avrei dovuto fare.

In fondo è lui che mi ha cacciata via.

Disse una voce nella mia testa.

Lo avrà fatto per proteggerti.

Continuò.
Come al solito, un lato di me, cercava di giustificarlo. In cuor mio, sapevo già che avrei voluto stargli ancora accanto, dimenticare tutto ed andare avanti, perché i miei sentimenti verso di lui erano arrivati ad un punto di non ritorno. Dovevo solo scegliere tra il rischiare di farmi ancora del male e l'andare avanti senza di lui.

Senza di lui.

Una fitta al cuore mi fece rannicchiare su me stessa. Cosa avrebbe fatto Kacchan al posto mio? Se la vittima fosse stata lui e non io?

Non ti avrebbe abbandonato, come hai fatto tu.

Rispose quella maledettissima vocina nella testa.
Senza rendermene conto, mi addormentai.

Il giorno seguente, mi accorsi di non aver avuto nemmeno la forza per infilarmi il pigiama. Mi alzai ed andai in bagno a farmi una doccia.
Mi tolsi i vestiti, quando poi, ad un tratto, mi bloccai. Nella mia testa, i ricordi di quel giorno in cui tardai al nostro appuntamento, raffiorarono così velocemente da farmi salire un nodo alla gola.

Hai deciso di scappare.

Già. Era più facile così, no? Almeno non avrei permesso a nessuno di farmi del male o di calpestarmi come fossi un tappetino.
Mi infilai sotto la doccia. L'acqua calda scendeva lentamente sul mio corpo, ricordandomi quei momenti in cui Bakugou si prendeva cura di me. Le sue mani che massaggiavano i miei capelli, mentre mi guardava dritta negli occhi e mi sorrideva con fierezza.

Avrebbe rischiato la vita pur di proteggerti, ma tu non saresti nemmeno riuscita a salvare la sua se non fosse stato per Hawks.

Le lacrime cominciarono di nuovo a scendere. Quella vocina era tremenda: riusciva a colpire tutte le mie insicurezze e tutti i miei dubbi in pieno centro, riuscendo a farmi sentire come se la colpa era solo ed unicamente mia.
Mi asciugai ed andai in salotto per fare colazione. I ragazzi erano andati a seguire i corsi. Mi lasciarono un bigliettino attaccato al frigo con su scritto:

«Dopo i corsi, andiamo a bere qualcosa al bar poco distante dall'accademia, per festeggiare la Vigilia. Ti aspettiamo lì. Non azzardarti a mancare che, se alle 13:01 non ti fai trovare fuori alla U.A., ti vengo a prendere a calci in culo.

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