Capitolo 23

698 25 3
                                    

Dopo pranzo, io e Kacchan ci mettemmo a ripetere Storia in camera sua.
La madre ci portò anche uno spuntino: dolcetti fatti a mano ed uno dei suoi infusi.
Verso le 20 cenammo, dopodiché tornammo di nuovo in camera sua a ripetere Matematica.

Era mezzanotte circa, quando chiudemmo i libri e ci accorgemmo che fuori pioveva a dirotto.
Rimasi incantata a guardare il temporale, mentre Kacchan era in bagno a lavarsi.
Da camera sua, si vedevano gli alberi ed il mare in lontananza. Il vento era forte ed il rumore della pioggia che batteva sulla veranda mi dava l'impressione di trovarmi in un mondo completamente opposto alla normale realtà.
D'improvviso, sentii le braccia di Bakugou avvinghiarsi sulle mie spalle.
Mi diede un bacio sul collo e mi guardò intensamente.

"Piace anche a me la pioggia."
Mi sussurrò.

Sorrisi. Poggiò il mento sulla mia testa. Rimasi in silenzio ad ascoltarlo.

"Tu sei un po' come questa tempesta."
Mi disse.
"Nel momento in cui pensavo di non meritare qualcuno che mi amasse, ho conosciuto te. Come un fulmine che squarcia il cielo, mi hai portato via questa inutile convinzione che mi portavo dentro..."

Mi voltai verso di lui.

"Perché dici così?"
Gli chiesi.

"Quella crisi che ebbi a casa tua quel pomeriggio... non è stata la prima..."

"Spiegati meglio"

"Avevo una ragazza al liceo, quella col quale persi la verginità. Era molto bella. Solare, allegra, molto timida."
Si spostò e si mise al mio fianco, intrecciando le braccia al petto.
"Stavamo tornando a casa, in metro. Come al solito, mi chiedeva sempre di farle compagnia nel tragitto verso casa, visto che, essendo la sua fermata l'ultima della linea, trovandosi spesso da sola, le era capitato più volte di incontrare qualche maniaco."
Sospirò.

Portò una mano sulla fronte ed increspò le sopraccigglia.

"Un giorno, quando scendemmo alla fermata, un uomo, fuori ai bagni della stazione, stava violentando una ragazza. Rimasi pietrificato di fronte a quella scena. Avrei davvero voluto fare qualcosa, ma rimasi lì paralizzato a guardare il tutto. La ragazza gli stava urlando di fermarsi, ma le sue luride mani la toccavano ovunque. Quel dannato figlio di puttana... tzh"
I suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime.

Non volevo interromperlo. Si stava aprendo con me. Rimasi ferma ad ascoltarlo.

"La ragazza con la quale mi frequentavo, mi tirò via per il braccio. L'uomo si accorse di noi. Iniziammo a scontrarci, ma con un solo pugno, mi mise al tappeto. Riuscii a fuggire ed io non mi sono mai perdonato di essere stato così debole."
Le lacrime iniziarono a scendere.
"Quando mi ripresi, la vittima della violenza era fuggita, mentre la mia ragazza era lì che mi guardava. Mi alzai. Portai la mia ragazza nei bagni della stazione e le feci le stesse identiche cose che ho fatto a te. Quando finii tutto e ripresi lucidità, lei era a terra che piangeva. Si alzò, mi diede uno schiaffo e scappò via, urlandomi di non farmi più rivedere."

Si asciugò le lacrime con la manica del pigiama.

"Per questo volevo lasciarti quella volta. Lo avevo fatto di nuovo. Solo che tu... tu sei rimasta con me. Hai scelto me, nonostante tutto. Perché?"
Si girò a guardarmi, con le lacrime che continuavano a rigargli il volto.
"Perché sei rimasta? Io non merito di stare con te! PERCHÉ?"

Lo abbracciai. Scoppiò a piangere tra le mie braccia. Gli alzai il volto con il pollice e gli asciugai le lacrime.

"Abbiamo tutti degli scheletri nell'armadio."
Gli sorrisi.
"Al liceo mi frequentavo con un ragazzo al quale mandai una foto semi-nuda, che fece il giro di tutta la scuola. Caddi in depressione e se sono ancora viva, lo devo ad Uraraka, Jiro, Tsuyu e Iida. Il punto è che io ho superato quel trauma. Adesso sei tu che devi superare il tuo."

Bakugou alzò la testa verso di me, sbarrando gli occhi.

"Chi cazzo è 'sto figlio di puttana?!"
Urlò.

"Tranquillo, è morto in un incidente. Il karma è grande..."
Dissi io iniziando a ridere.

Rise anche lui.
Un giorno gli dirò che, in realtà, per la vergogna, la famiglia si trasferì in Irlanda e che, in quel momento, volevo soltanto farlo sorridere.

"Forse un giorno, troverò il coraggio..."
Mi disse inclinando la testa, sorridendomi.

"Quando sarai pronto, me ne parlerai. Con calma, non c'è fretta."
Gli diedi un bacio sulla fronte.

Non volevo costringerlo a parlare.
Si era fatto tardi ed il giorno dopo avremmo dovuto svegliarci presto per studiare.
Ci mettemmo sotto le coperte, stringendoci forte l'uno all'altra.
Mi sussurrò all'orecchio cose dolci e mi accarezzò i capelli. Mi addormentai nel calore delle sue braccia.

Parte dei sentimenti di Bakugou vennero a galla. Tutto ciò che si portava dentro, era una tempesta ancor più forte di quella che rimbombava fuori quella notte.

MAKE ME EXPLODEDonde viven las historias. Descúbrelo ahora