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KUROO'S POV
Erano passati tre giorni e volevo che il tempo si bloccasse per rivivere sempre quei momenti. Quei bei e tranquilli momenti in cui sentivo che tutto stesse andando per il meglio.

< Kuroo ma che fai? Stai andando fuori dalla pista! > O forse non tutto...

In quel momento ero seduto a gambe incrociate sul pavimento della stanza di Kenma mentre lui era steso a pancia in giù sul suo letto. Stavamo giocando ai videogiochi, già. Quando lo proposi mi sembrò un ottima idea, fino a che non scoprii che facevo davvero schifo, ma così schifo che la prima volta che Kenma mi passò il telecomando della Wii lo impugnai al contrario. E questo particolare non sfuggì al gattino. Ormai anche lui aveva capito quanto fossi scarso. Ma almeno si era messo di impegno per farmi migliorare.

< È ovvio! Come si fa ad andare dritto con questo coso? > Gli chiesi.
< Devi tenere anche il telecomando dritto, tu lo stai tenendo in verticale! > Mi sgridò, era la prima volta che lo sentivo parlare con un tono di voce che non fosse sussurrato. Probabilmente gli stavo davvero dando sui nervi.
< Aaaah ora ho capito. Ma non potevi scegliere un gioco più semplice? Questo è impossibile!> Mi lamentai.
< Kuroo è il primo livello di Mario Kart. >

Quindi questo è solo il primo livello? Ah, cazzo

< Possiamo fare una pausa Kenma? Ti prego, non mi sento più le dita. > Lo scongiurai, erano le quattro di pomeriggio e stavano giocando dalle dodici di mattina. Ero stanchissimo e anche molto affamato.

< Va bene. > Acconsentì il ragazzo, mentre si girava di schiena e iniziava a giocare con la psp.
< Dato che abbiamo saltato il pranzo, che ne dici di andare in mensa? > Proposi, dopo aver sentito il mio stomaco brontolare per l'ennesima volta.

Il gattino non sembrava neanche aver ascoltato ciò che avevo detto. Così provai a toccargli il braccio per attirare la sua attenzione, ma i suoi peli rizzarono in aria e lui sobbalzò, allontanandosi di botto.

Ci rimasi un po' male, anche se sapevo che era solo una reazione istintiva del suo corpo. Deciso che sarei andato con più calma.

< C-cosa c'è? > Era sempre così, appena finivamo di giocare o di parlare del suo amato albero, lui tornava a balbettare. Ma io ero estremamente felice che riuscisse a parlare, era una grande vittoria per me e credevo che lo fosse anche per lui.

< Andiamo a mangiare qualcosa? > Chiesi di nuovo.
< No-non ho fame. > Mi rispose semplicemente, per poi tornare a concentrarsi sul gioco.
< Ma quando sono arrivato qui tu ti eri appena svegliato e abbiamo saltato il pranzo, come fai a non avere fame? >
< Si-sinceramente quando gi-gioco non penso a mangiare. > Mi rispose non curante.

Mmm questo non mi piace

Con una mossa da sono-più-agile-di-un-fottuto-leopardo riuscii a sfilare dalle mani di Kenma la psp e me la misi in tasca.
< Ehi che fai?! >

Eccolo di nuovo che parla sicuro di se.

Gli sorrisi.
< Andiamo in mensa, ti ridarò il tuo amato giocattolo solo dopo che avrai mangiato. > Gli dissi, ridacchiando per la sua espressione infuriata.

Non sapevo neanche io perché mi stessi preoccupando così tanto per lui. Alla fine dopo un mese non l'avrei più rivisto. Forse perché mi incuriosiva tanto, o anche perché mi sembrava quasi sempre infelice.

The ethereal tree // KurokenWhere stories live. Discover now