Capitolo 1

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Beatrice

L’estate sta finendo e sono molte le cose che lo fanno presumere. Il mare, che fino a qualche settimana fa era quieto e calmo, è sempre più mosso e burrascoso. Sento gli schizzi delle onde sfiorarmi il corpo, mentre sono seduta su uno scoglio a guardare il tramonto, che mostra un cielo arancione con sfumature rosse e rosa. Chiudo gli occhi e ascolto il rumore del vento accompagnare quello di gabbiani che migrano. Poi li riapro e ammiro lo splendore della natura che mi circonda, anche se ho mille pensieri e preoccupazioni, appena mi isolo dalla città tutto scompare e rimane solo la felicità e la tranquillità. Non è solo il rumore delle macchine, delle persone, dei bar, ristoranti, del centro città a scomparire ma anche tutti i problemi e i pensieri. A un certo punto guardo l’ora nel cellulare: 19:34. I miei genitori si staranno chiedendo che fine ho fatto, così gli mando un messaggio, dicendogli che sto arrivando. Prendo l’ultimo bus e mi siedo accanto al finestrino, metto le cuffiette e faccio partire la mia playlist. Chissà cosa succederà domani, come andrà a scuola, forse mi perderò nei corridoi prima ancora di arrivare in classe, magari così potrei evitare gli occhi dei miei compagni e i loro giudizi. La prima superiore è l’anno che aspetto da sempre e la scuola che ho scelto mi ispira e piace: il liceo classico. I professori delle medie mi avevano consigliato lo scientifico ma ho deciso di intraprendere un percorso letterario. Non mi spaventano più di tanto gli studi che mi aspettano ma la possibilità di non trovarmi bene con i compagni. Non sono mai stata una persona molto socievole, alle medie avevo una sola amica, che quest’anno si è però trasferita a Milano con la sua famiglia. Da quel momento abbiamo perso i contatti e sono rimasta sola, con la mia famiglia, a Gallipoli, una città della Puglia che dà sul mare. Domani inizierò il primo anno al liceo e non ho idea di come sarà il primo giorno, anche se ho visto mille film al riguardo, mi sembra di essere completamente inesperta sull’argomento, eppure ho già vissuto vari primi giorni di scuola. Devo solo aspettare domani per far cessare la mia terribile paura. A un tratto mi risveglio dai pensieri e mi accorgo che sono quasi arrivata a casa, così suono il campanello, il bus si ferma e scendo, imbucandomi nella via deserta che ormai conosco a memoria. Appena apro la porta di casa sento un profumo invitante, probabilmente mamma ha preparato qualcosa al forno e io amo la sua cucina.
<<Bea vieni, ti stavamo aspettando>> dice mio padre, già seduto a tavola.
<<Com’era il mare?>> mi chiede mamma.
<<Bello, come sempre>>.
<<Pronta per domani?>>.
<<Sì, credo>>.
<<Stai tranquilla, andrà benissimo e tutti capiranno quanto sei speciale>>.
Le parole motivazionali di mamma mi sono sempre state d’aiuto ma questa volta l’agitazione le domina.
Dopo cena vado in camera mia, un luogo che mi è sempre sembrato accogliente: le pareti sono di colore giallo chiaro e il letto è in un angolo, mentre nella parete opposta della stanza c’è una finestra e la mia scrivania, l’armadio è davanti al letto, aperto e disordinato come al solito, così decido di sistemarlo, magari fare ordine nell'ambiente che mi circonda mi aiuterà a farlo anche nella mia mente. In poco tempo sono di nuovo immersa nel mondo infinito dei miei pensieri. Perché ho così paura di non essere accettata? Di non trovare amici nella nuova scuola? Forse sono tutte preoccupazioni inutili, magari domani andrà davvero tutto bene, mi farò delle amiche e la scuola sarà un passeggiata, ma se così non fosse? Se la mia classe fosse formata da gruppi di persone che già si conoscono e non avessero affatto voglia di accogliere qualcuno di nuovo, che magari non è nelle loro corde?
<<Devo smettere di pensare>> sussurro a me stessa.
Mi accorgo che sono quasi le dieci di sera ed è ora di andare a dormire, così mi preparo, lavo i denti, metto il pigiama e mi infilo nel letto, spegnendo la luce.
Passano minuti, decine di minuti, mezz’ora e non riesco a prendere sonno, mi giro e rigiro nelle coperte ma il mio cervello non ne vuole proprio sapere di dormire. Allora accendo la luce, afferro un libro dal comodino e riprendo la lettura interrotta il giorno prima. Una tra le cose che più amo fare è leggere, mi sento trasportata in un altro mondo, come se non fossi più io in quel momento ma la protagonista di una splendida storia.
Quando sono quasi le undici e trenta minuti mi costringo ad andare a dormire e mi addormento sognando di camminare in un prato a piedi scalzi, con fiori colorati attorno a me e il canto degli uccellini che mi rilassa e libera.

Il fratello della mia migliore amicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora