Capitolo 13

1.9K 59 5
                                    

Luca

La sveglia suona ma non ho la forza di alzarmi, ieri sono andato a dormire molto tardi, il sonno mi divora; e non riesco a sollevarmi dal letto anche per Bea, sono giorni che provo a chiamarla, mandarle messaggi, fermarla in giro per parlarle ma lei continua ad evitarmi. Mi sento malissimo all’idea di aver rovinato tutto quello che stavamo instaurando, forse ho corso troppo o forse mi sono semplicemente illuso, qualunque sia il motivo non mi sono mai sentito tanto giù per una ragazza, credo di non essere mai stato così perché non mi sono mai davvero innamorato, sono uscito con le ragazze che volevo ma ero sempre io a lasciarle dopo poco e non ci sono mai stato male, con Bea è stato tutto diverso, dentro di me qualcosa è scattato, un sentimento nuovo. Penso di essermi innamorato di lei, anche se da parte sua non è lo stesso. Non voglio forzarla ma desidero sapere la verità, se realmente non le interesso soffrirò ma la lascerò in pace, ma se così non fosse?
Devo alzarmi, prepararmi e smetterla di far ingarbugliare i pensieri nella mia testa. Non faccio colazione nemmeno oggi, ho lo stomaco chiuso, esco di casa, prendo il mio motorino e volo a scuola deciso a scoprire la verità.

Finalmente finisce la terza ora, suona l’intervallo e scatto fuori dalla classe.
<<Luca! Ma dove vai?>> gridano i miei compagni, ma sono già lontano.
Alcuni studenti mi guardano come se fossi impazzito ma non importa, ho un obbiettivo e non mi fermerò finché non l’avrò raggiunto. Trovo la classe di Bea dopo qualche minuto di ricerche, le bidelle mi hanno guardato con aria stranita quando gli ho chiesto dove si trovasse la 1C ma non mi preoccupo nemmeno di questo.
La porta è chiusa, ma come… è intervallo… forse si sono chiusi in classe per non sentire il rumore dei corridoi, ma è comunque intervallo. Dunque posso entrare, anzi meglio bussare.
<<Avanti>> risponde una voce decisa e severa. Non credevo ci fosse ancora la professoressa, dovrebbe lasciarli riposare, è ora della pausa.
Tutti gli occhi si sollevano dai fogli nella mia direzione, stanno finendo un compito in classe. Cerco Bea e quando i nostri sguardi si incrociano la vedo arrossire, abbassare lo sguardo e spostarsi una ciocca dei lungi capelli mossi dietro l’orecchio.
<<Scusi, il professor Armani mi ha chiesto di chiamare Beatrice Rosso>>.
<<Beatrice puoi andare, visto che hai già consegnato il compito>>.
Si alza in silenzio, si muove tra i banchi, mi lancia uno sguardo diritto negli occhi e mi segue fuori dall’aula. Chiudo la porta e la precedo:<<Ovviamente non dobbiamo andare dal professor Armani>>.
<<Davvero? Non l’avrei mai detto>>.
Improvvisamente spunta un sorriso sul mio volto, non succedeva da giorni. Bea ha finalmente fatto una battuta e ha riso, ma appena si accorge che la sto guardando raggiante torna seria.
<<Sei bella quando ridi, dovresti farlo più spesso>>.
<<Perché mi hai cercata?>> chiede ignorandomi.
<<Devo sapere la verità>>.
<<La verità su cosa?>>.
<<Questo>> rispondo stringendola in un forte abbraccio.
Sento l’emozione scorrermi nelle vene, una fiamma si sta riaccendendo dentro di me e mi attraversa il corpo velocemente. Tengo ancora Bea tra le mie braccia e sento la sua testa appoggiata al mio petto. Sento che si sta sciogliendo dalla rigidità ma dopo poco fa un passo indietro.
<<Non dirmi che non hai sentito niente, lo so che hai provato qualcosa, lo percepisco>>.
<<Luca io...>>.
<<Sento che quando sei con me sei felice, perché neghi quello che provi?>>.
<<Io...>>.
Non riesce a parlare e i suoi occhi diventano lucidi.
<<Io devo andare via>>.
Detto ciò si gira, asciuga una lacrima e rientra in classe con la sua incredibile forza d’animo.

Beatrice

Ancora ho in testa lo spassionato gesto di Luca, quel abbraccio ha effettivamente significato qualcosa per me ma non posso ammetterlo, perché se lo facessi e le cose andassero male soffrirei tantissimo. Lui è il James Dean della scuola e io non sono nessuno, è una cosa irrealizzabile. Meglio non pensarci, magari fosse facile però.
<<Bea vieni, devo darti una notizia!>> grida mia madre dalla cucina.
Almeno mi libererò dai pensieri per qualche minuto. Mi alzo e dirigo da lei.
<<Che c’è?>> chiedo.
<<Questo weekend andremo dalla zia Matilde e ci saranno anche molti altri parenti>>.
No! Sta scherzando spero, io non ho la minima intenzione di passare due giorni con quella megera della zia Matilde, è finta e cattiva.
<<Posso restare a casa?>> tento.
<<Assolutamente no>>.
<<Ma ho una verifica sabato, non posso saltare scuola!>>.
<<Tu verrai con noi, fine della storia>>.
Che nervoso! La rabbia sta esplodendo dentro di me al momento. Non voglio andarci.
Chiamo Lucia per avvisarla e trovo un po’ di conforto a parlare con lei, almeno Lucia mi capisce.
<<Vieni da me, i tuoi non vogliono lasciarti sola, tu chiedigli se puoi dormire a casa mia>>.
<<Non acconsentirebbero mai>>.
<<Passameli>>.
<<Eh?>>.
Cosa vuole fare?  A volte sa essere imprevedibile.
<<Magari entro oggi>> aggiunge visto che mi attardo a passargli mia madre.
Quando le porgo il telefono sono troppo curiosa di sapere cosa si stanno dicendo, che situazione assurda. L’attesa si sta facendo snervante e Lucia sa essere pazza quando vuole. Dopo qualche infinito minuto mia madre mi restituisce il telefono e io le lancio uno sguardo impaziente, ha intenzione di comunicarmi la sua decisione o no?
<<Va bene, puoi andare da Lucia, a patto che tu mi informi regolarmente>>.
<<Grazie, grazie, grazie!!!>> dico saltandole al collo in un abbraccio.
<<Torneremo domenica sera, ti passiamo a prendere lì, d’accordo>>.
<<D’accordo>>.
Se non ci fosse Lucia a questo mondo sarei persa. Non riesco a credere che sia riuscita a convincerla, esigo sapere come ha fatto. Appena torno in camera la richiamo per avere avere maggiori spiegazioni.
<<L’ho fatta parlare con mia madre, che l’ha tranquillizzata e detto che non c’è nessun problema ad ospitarti>>.
<<TU SEI UN MITO>>.
<<Lo so>> risponde teatrale.

Il fratello della mia migliore amicaWhere stories live. Discover now