Epilogo - L'estate scientifica di Serse Netti

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Lo spettacolo a cui il Netti si era dedicato con ogni fibra del suo essere arrivò terzo alla rassegna Su il sipario!, su sette drammi in gara.

Il mio amico ne fu talmente contento che, dopo aver abbracciato con trasporto me, Davide e Alessio, si gettò addosso al professor Mondini. L'interessato si irrigidì e, stranito, gli batté qualche pacca sulla schiena.

Emma fu presente quando scrivemmo tutti insieme la mail per la scuola di recitazione di Milano. Vi allegammo il video di una parte scelta della commedia – quella in cui avevamo imitato lo sketch di Proietti – e prememmo il tasto "invio". Era fatta: ora al Netti non restava che soffrire, morendo un po' ogni giorno, nell'attesa di una risposta.

C'era però una cosa che, se possibile, lo angustiava ancor di più. E, dopo che l'adrenalina fu passata, cominciò ad angosciarsi ben bene nel timore della sua bocciatura.

Ricordo quel giorno, il primo di una lunga estate caldissima. Dopo la triste dipartita della mia borsa a tracolla, che aveva ceduto mesi dopo lo sforzo che le avevo richiesto a Firenze, ne avevo comprato una nuova. Me ne stavo lì a osservarla senza particolari pensieri, mentre leccavo un cono alla fragola. 

"Sono usciti i voti", ci aveva informato un messaggio di Marco, che aveva agganci all'interno del corpo docenti. Inutile dire non avevamo atteso oltre e ci eravamo precipitati a scuola.

«Ani!» mi chiamò la voce squillante di Emma. Alzai gli occhi e la vidi avanzare verso di me, con una canottiera rosa quanto il mio gelato e una minigonna verde militare.

Dietro di lei, Davide – che aveva rinunciato al chiodo di pelle – teneva sotto un braccio il Netti. Lo bloccava in una morsa ferrea e lo costringeva a camminare, con passo strascicato. Sembrava aver toccato il fondo del barile della vita.

«Ci siamo tutti» commentai, notando il Papero che teneva nella mano non impegnata. «Andiamo!»

«Sei pronto per l'ora del giudizio, Ne'?» domandò Davide, voltando il viso verso di lui.

Il Netti, malfermo sulle gambe, emise un lamento.

«No» disse, poi la su voce divenne più accorata. «No, davvero, ragazzi. Non me la sento. Voglio tornare indietro».

«Ma dai!» replicò Davide. «Guarda che se ti bocciano ti chiamano prima per dirtelo» gli spiegò, dando credito a una delle tante leggende che giravano in ambito scolastico, quelle di cui nessuno poteva distinguere il confine tra vero e finzione.

Erano un po' come quelle che giravano sui vecchi giochi Pokémon alle elementari, quando il cugino di almeno un membro di ogni classe, che possedeva la cartuccia giapponese, aveva fatto in modo di far comparire Mew in un box vuoto. 

Vidi i fogli con i voti affissi ai vetri del portone principale del liceo. Senza esitare nemmeno un istante, scattai verso le scale e corsi a leggerli. Il Netti, reticente, veniva trascinato alle mie spalle. 

Una volta individuata la mia classe, notai che a fianco al mio nome c'era una sfilza di voti positivi, assieme alla dicitura AMMESSO/A ALLA CLASSE SUCCESSIVA. La stessa sorte era toccata a Davide, e... 

«Mi hanno rimandato!» un urlo di gioia si levò in cielo, facendo voltare tutti, studenti e passanti. Il Netti alzò entrambi i pugni. «Sì! Mi hanno rimandato!» 

Io, Davide ed Emma corremmo ad abbracciarlo, nonostante l'afa insopportabile. Attirammo sguardi straniti e commenti confusi, ma non ce ne curammo. 

Il consiglio di classe aveva avuto pietà nei confronti del Netti per quanto riguardava tre materie su sei: era stato rimandato in matematica, fisica e chimica. Lo aspettava, dunque – come disse lui stesso – una calda, lunghissima estate scientifica.

Papà, voglio fare l'astronoma! - [NANOWRIMO 2020]Where stories live. Discover now