Bella casa, posso darti fuoco? -Lorenzo-

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Diana era una furia. Si, anche perché combatteva furiosamente, ma soprattutto per lo sguardo che mi rivolse un attimo prima di lanciarsi in battaglia. Quello sguardo che solo lei sa fare, come se volesse uccidermi ma avesse deciso di trattenersi. Magari perché avevo Matty in spalla, e non voleva creare danni anche a lui. Forse perché uccidere tuo fratello non è una cosa molto ben vista. Oppure, mi voleva troppo bene per farlo. Immagino che l'opzione più probabile fosse la prima: senza Matthew saremmo morti tutti e tre, e Diana non è il tipo che spreca.

Didi odia combattere (odia anche questo soprannome, a dire il vero) ma, quando è costretta, lo fa in modo impeccabile. Non ha mai sbagliato un colpo. Un incantesimo forse sì, quando stava ancora imparando la magia, ma non ha mai mancato un bersaglio dal momento in cui ha preso in mano il suo arco per la prima volta.

Si trasformò, e nella sua cassa toracica era incastrata l'impugnatura d'avorio della sua arma, un po' come succede a me con la spada. La estrasse, poi i suoi occhi rossi iniziarono a brillare intensamente, il destro si vedeva a malapena sotto i capelli che le ricadevano sul viso. Dall'impugnatura cominciarono ad allungarsi dei flettenti d'avorio. Diana posò tre dita sulla corda, tese l'arco e creò una delle sue frecce magiche: brillava di un giallo accecante.

<<Chiudete gli occhi.>> ordinò. Dopodiché, la freccia partì verso il gruppo di mostri più vicini e minacciosi. Un lampo di luce esplose, accecando chiunque in un raggio di minimo venti metri.

<<Datti una mossa, Lory!>> gridò, prima di correre verso la zona attualmente più sicura, dove tutti erano così disorientati da colpirsi a vicenda.

Non mi feci pregare oltre, e mi diedi una mossa. Con la mano destra sostenevo il peso di Matty, mentre con l'altra menavo colpi un po' alla cieca ai mostri che mi si paravano davanti. Purtroppo, non passò molto che già stavano ricominciando a vedere, non erano più storditi dalla freccia. Tutto il rumore delle armi che cadevano per terra, le esplosioni delle frecce magiche di Diana, tutti i suoni stavano cominciando ad accumularsi e a diventare troppo forti per i miei gusti. Dovetti fermarmi un secondo per l'impulso di tapparmi le orecchie, ma non appena mi distrassi per farlo, uno scheletro mi colpì e mi fece volare via la spada. Sapevo che l'elsa di IF sarebbe ricomparsa automaticamente la prossima volta che mi sarei trasformato, la mia cassa toracica la forgia naturalmente, ma mi ritrovai comunque ad imprecare, una delle cose che mi riesce meglio. Il mio avversario era disarmato quanto me, probabilmente aveva perso l'arco durante il casino della flash-bomb, ma era comunque fatto di ossa. Non è che potessi dargli un calcio nello stomaco o roba così.

<<Hey coso, ma che bel castello che avete! Non è che potrei incenerirti?>> lo scheletro piegò la testa di lato, e sembrò quasi corrugare la fronte. Magari era confuso perché quel che avevo detto non aveva molto senso, oppure non era abituato a ricevere complimenti. Non mi posi il problema ulteriormente, aumentai la temperatura del braccio e gli mollai una gomitata sulla mandibola. In un paio di secondi era scomparso in una nuvoletta di fumo. Ero vagamente consapevole di Matthew sulla mia schiena che gemeva per il dolore, probabilmente gli avevo un po' ustionato la mano, niente di grave. Diana invece sembrava più incasinata: uno scheletro nero le si parò davanti, deciso a non farla passare. Menò un fendente, e Diana lo bloccò con un calcio, poi fece ruotare la gamba scheletrica intorno alla lama, facendo leva sul polso dell'avversario per fargli cadere l'arma. In un attimo aveva già una freccia pronta, che colpì lo scheletro dritto nell'orbita vuota. Senza neanche riprendere fiato, evocò un altro proiettile magico, stavolta brillava di un verde intenso. Inclinò l'arco verso l'alto e scoccò la freccia, che atterrò verso il centro della piazza. Un enorme cupola di energia verde inizio ad allargarsi. Quella magia la conoscevo: la bolla di guarigione. I mostri che la toccavano si dissolvevano o crollavano in mucchietti d'ossa. Non aspettai che me lo dicesse Diana, sapevo che dovevo entrare nella cupola finché ero in tempo. Dentro lo scudo saremmo stati al sicuro per una manciata di minuti, se ci andava bene. Diana crollò in ginocchio appena ne ebbe l'occasione, aveva un brutto taglio sul braccio umano, e respirava a fatica. La bolla faceva il suo lavoro, la ferita si stava rimarginando piuttosto in fretta, ma per una magia del genere Diana aveva consumato un sacco di energia.

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