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𝑨𝒏𝒏𝒐 ➠ 2022

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𝑨𝒏𝒏𝒐 ➠ 2022

L'arte del sopravvivere la si impara da giovani, quando capisci che il mondo è veramente come te lo raccontano gli adulti, se non peggio. Vivere secondo i giusti canoni dell'etica è un obiettivo difficile da raggiungere, impossibile quasi. Tutti, nessuno escluso, nella propria vita hanno commesso qualche atto illegale, chi più, chi meno. Ovvio, a seconda delle esigenze la lancetta di alza. Più si è disperati più si sprofonda. E più si entra nel giro, più è difficile uscirne. 

Truffe, spaccio, omicidi. Le persone comuni pensano che siano eventi che accadono raramente, ma solo perché la loro vista è ristretta attorno alla loro cerchia di conoscenze; quando in realtà basta metter piede o nei bassofondi delle città, oppure nei piani alti della società per scoprire che siano cose all'ordine del giorno.

Il dono della vita umana è disprezzato, denigrato. E gli uomini pensano di poter essere coloro che decidono se concedertela o togliertela. Rientri tra le loro simpatie? Bene, buon per te. Non gli servi a niente o gli sei d'intralcio? La risposta è piuttosto palese. 

I lavori nascono dalle esigenze degli altri. Si cerca di soddisfare la domanda, la richiesta ed affermarsi come il migliore del campo. Jeon Jungkook aveva colto nel segno ed aveva capito il funzionamento del mondo, come girasse e come lo facessero girare. 

Se avesse voluto sopravvivere, avrebbe dovuto rimboccarsi le maniche e mettersi a servizio degli altri. Un'illegalità la sua, che nasce da un'esigenza ben chiara. Sparare, uccidere senza pensarci, bisogna solo concentrarsi nel prendere la mira, perché alla fine quello che importa è ricevere i soldi a fine missione e poter pagare l'affitto, le bollette e la spesa. Era fin troppo ben ricompensato quel lavoro per rinunciare a quei gruzzoletti di banconote e dare un taglio a tutto.

Jungkook era passato molto velocemente dal cercarsi il lavoro, all'essere chiamato da molti per la sua bravura. Segno del fatto che il vociare delle persone corre veloce ed arriva a molte orecchie desiderose di un mezzo per dare goduria ai propri istinti.

Games Palace, red carpet, ore 17:00. Recitava così il biglietto che gli avevano recapitato e che teneva stretto tra le mani. Lo accartocciò e se lo infilò nel giacchetto di pelle nero. Si coprì il più che poté il viso con la visiera del cappello che tirò verso il basso e si caricò in spalla un borsone contenente il fucile da cecchino che gli sarebbe servito. Dal vicoletto nel quale aveva parcheggiato, camminò lungo l'edificio, fino a trovare la porta che conduceva alle scale d'emergenza.

«Jeon, come procede?» fu il suo capo a parlare. Tenere d'occhio la situazione e far sì che tutto procedesse senza intoppi era il suo compito. Jungkook portò l'indice sull'auricolare color carne, per rispondergli «Sono appena entrato» lo sguardo era vigile e attento, il passo svelto e silenzioso. Prima avrebbe concluso la missione, prima sarebbe potuto andare a casa. Arrivò presto sul tetto di quell'edificio e fece i primi passi, constatando che fortunatamente il vento non soffiava assolutamente, un colpo di fortuna per uno come lui. Raffiche di vento volevano dire solamente una cosa: riprogrammare tutto il tiro e fare in modo che la deviazione subita dal proiettile avesse la giusta inclinazione per colpire il bersaglio.

«Mi metto in posizione» comunicò ogni suo passo, ogni singola mossa. Dall'assemblaggio del sostegno, al posizionamento del fucile. Si coricò per terra, leggermente sollevato con i gomiti e guardò attraverso il mirino, incominciando ad identificare più volti. Quando il puntatore fosse passato dal blu al rosso, avrebbe schiacciato il grilletto senza rimorso.

Ma il senso di ingiustizia si faceva sempre largo nella sua testa, in fondo-pensava-che non avrebbe dovuto essere lui quello che si sarebbe portato dietro una vita sulla coscienza, ma colui che aveva pagato fior di quattrini per fare uccidere quell'anima per quando peccatrice potesse esser stata. Il problema è che si sbagliava. La decisione finale spettava a lui, solo ed unicamente a lui. Ed il petto gli diventava ogni giorno più pesante, ma non riusciva a smettere in ogni caso.

Nella sua visuale entrò un uomo, capelli castani leggermente mossi, tirati all'indietro, circondato da un'aura di capo indiscusso. Un completo elegante gli fasciava il corpo e gli donava solamente più autorevolezza. Un sorriso quadrato a farlo brillare sotto i flash delle macchine fotografiche. Il puntatore era diventato rosso. Ecco il suo target. Kim Taehyung si chiamava. 

«Ce l'ho sotto tiro» Levò la sicura per prepararsi a tirare; nella sua mente continuava a ripetersi quel nome, Taehyung, gli sembrava così familiare, ma dove diavolo lo aveva già sentito?

Poi lo vide fermarsi, era il momento giusto, il momento propizio, non avrebbe mai e poi mai potuto sbagliare un tiro del genere. La mano dell'uomo si sollevò per grattarsi lievemente una guancia e gli occhi di Jungkook catturarono un particolare, un anello. Quell'anello. Lui lo aveva già visto, lo conosceva. 

Le carte da gioco, il vino rosso, il calice di cristallo. Ed ancora il suo sorriso, la sua risata ed i suoi abbracci.

Gli occhi si spalancarono dallo stupore, quando si ricordò di averglielo regalato proprio lui quel gioiello. Una serie di immagini gli percossero la mente come un fulmine e quell'anno che si era totalmente cancellato dalla sua mente, lo travolse con tutti i suoi ricordi, come uno tsunami. Gli vennero i brividi, la pelle d'oca, nonostante il sole cocente «T-Taehyung» sussurrò, così piano che il suo capo non lo sentì. La presa sul grilletto venne sempre meno ed anche il suo occhio non guardò più attraverso il mirino, ma riaprì anche l'altro osservandolo dall'alto con le lacrime agli occhi.

«Jeon, spara! Subito!» l'ordine venne mandato, ma lui non ne voleva sapere, non avrebbe messo fine a quella vita, non prima di capire cosa fosse successo negli ultimi tre anni, perché diavolo lo aveva abbandonato, sparendo dalla sua vita? Un forte senso di abbandono lo travolse, trafiggendogli il cuore con lame affilate «Non è più nel mirino» fece una pausa, non mancò mai un colpo nella sua carriera, neanche quelli più difficili, sarebbe stato difficile spiegare cosa fosse successo ed accampare una buona scusa. Continuava a guardarlo, andar via dal red carpet e sentendo il bisogno di rincorrerlo «Missione fallita» 

[Angolo autrice]
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto! Ogni mercoledì ci sarà un nuovo capitolo, se volete lasciate una stellina, mi farebbe tanto piacere ❤️
ILY- Ely~

𝑴𝒀 𝑻𝑨𝑹𝑮𝑬𝑻 // ᵀᵃᵉᵏᵒᵒᵏWhere stories live. Discover now