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𝑨𝒏𝒏𝒐 ➠ 2022

Il rilascio di un nuovo videogioco era sempre accompagnato dalla frenesia e dall'eccitazione di migliaia di persone. In molto avevano di già provato la versione di prova e quasi tutti furono conquistati, ora aspettando con ansia che uscisse per poterlo acquistare il prima possibile. La presentazione e l'annuncio erano contornati da una lunga intervista, da una serie di foto e da una serata galante. Kim Taehyung odiava tutto quel trambusto, lo subiva passivamente, mettendo su il più bel sorriso falso che possedeva solamente perché, essendo a capo di quell'azienda, doveva far presenza e bella figura.

Erano tre anni, più di mille giorni che aveva chiuso con la sua vecchia vita. Dopo l'incidente con Jungkook non volle più nessun contatto. Quel lavoro disonesto, che portava sciagura e morte. Non poteva permettersi di mettere in pericolo le persone attorno a lui. Era stato fortunato anzi, era andata fin troppo bene. Jimin lo aggiornava costantemente sulle condizioni di quello che ormai era il suo ex fidanzato. Condizioni perfette, godeva di una buonissima salute, stava bene ed aveva ripreso a lavorare, purtroppo però sempre quel solito lavoro brutale da cui avrebbe tanto voluto allontanarlo.

Ma non ricordava niente ancora, dopo tre anni la sua memoria non si era ricostruita. A volte per strada gli passava di fianco, entrava nei suoi stessi negozi mantenendo sempre una certa distanza e si sedeva in un tavolo in disparte nel suo stesso bar per osservarlo. Jungkook era diventato ancora più bello ed ogni giorno che passava gli mancava da morire, ma niente sarebbe stato più lo stesso, i ricordi di loro due non erano più ricordi condivisi e con una sola mente una relazione non può essere tenuta in piedi.

Continuava semplicemente a sopravvivere, andava a lavoro, poi a casa, beveva del vino rosso ed ogni tanto Yoongi cercava di schiodarlo dal divano e farlo uscire per divertirsi, ma non sempre riusciva nell'impresa.

Camminò verso il red carpet, una mano alzata a salutare tutti i fotografi ed i giornalisti e poi si dedicò a farsi scattare foto con tutti i collaboratori e gli sviluppatori del videogioco. Non sapeva ancora quanto quella giornata sarebbe cambiata da un momento all'altro. Non si sentì osservato, quando in realtà un fucile da cecchino mirava ben dritto alla sua testa.

Sul tetto del palazzo di fronte, Jungkook stava incominciando a ricordare tutto. Taehyung era stato uno scemo, forse se fin dall'inizio fosse restato e si fosse presentato davanti Jungkook, la memoria a quello sfortunato ragazzo sarebbe tornata molto prima «T-Taehyung» sussurrò, così piano che il suo capo non lo sentì. La presa sul grilletto venne sempre meno ed anche il suo occhio non guardò più attraverso il mirino, ma riaprì anche l'altro osservandolo dall'altro con le lacrime agli occhi.

«Jeon, spara! Subito!» l'ordine venne mandato, ma lui non ne voleva sapere, non avrebbe messo fine a quella vita, non prima di capire cosa fosse successo negli ultimi tre anni, perché diavolo lo aveva abbandonato, sparendo dalla sua vita? Un forte senso di abbandono lo travolse, trafiggendogli il cuore con lame affilate «Non è più nel mirino» fece una pausa, non mancò mai un colpo nella sua carriera, neanche quelli più difficili, sarebbe stato difficile spiegare cosa fosse successo ed accampare una buona scusa. Continuava a guardarlo, andar via dal red carpet e sentendo il bisogno di rincorrerlo «Missione fallita»

Sentì il bisogno impellente di mettere a posto e scappare via da lì. Così fece, si mise il borsone a tracollo, si sistemò meglio il cappello con la visiera e prese a scendere le scale più velocemente che poté. Si levò addirittura l'auricolare, non poteva sopportare neanche per un minuto di più quella voce fastidiosa. Bastava già la sua mente a parlare. Gli diceva di fermarsi, di fare qualcosa, di andare là e chiedergli tutte le cose di cui aveva bisogno, le dovute spiegazioni.

Poggiò entrambe le mani al muro con forza, non poteva crederci, come diavolo aveva fatto a dimenticarsi di Taehyung per tutto quel tempo. Lo aveva sempre saputo, solo si era come congelato tutto. Okay, si disse, ho bisogno di incontrarlo.

Evitò la sicurezza ed entrò nel garage di quell'immenso palazzo. Sapeva che presto tutta quella cerimonia sarebbe finita, si stava facendo tardi e presto tutti sarebbero tornati a casa incluso Taehyung. Si accovacciò dietro la sua macchina, era ancora la stessa di un tempo ed aspettò pazientemente. Vide i primi ospiti andarsene dopo una decina di minuti e si fece via via sempre più attento. Non si era preparato nessun discorso, niente da dire, in realtà ebbe anche paura che gli si sarebbe potuta immobilizzare la lingua quando lo avrebbe avuto di fronte, dimenticandosi tutto quello che vi era da dire e che la voce non ne volesse sapere di uscire. Non capiva come sentirsi. Preso in giro? Sicuramente. Se gli mancava? Assolutamente sì. 

«Grazie ancora direttore Kim, ci vediamo domani in ufficio» quella voce lo fece tornare cosciente e si spostò di poco per non essere visto «Perfetto segretaria Lee, si riposi» i passi si fecero sempre più vicini e quando sentì la maniglia dello sportello scattare, si alzò in piedi. Con due veloci falcate lo raggiunse, gli pose una mano sulla spalla facendolo girare e per la prima volta si guardarono nuovamente negli occhi dopo dei lunghi anni. Ripresero finalmente a respirare o almeno Jungkook, perché Taehyung si spaventò oltre modo ritrovandosi bloccato contro la macchina tra le braccia di quell'uomo. Quando lo riconobbe il suo cuore mancò un battito.

«C-chi sei?» a quella domanda Jungkook corrucciò la fronte e storse il naso, fu veloce a ribattere «Taehyung non far finta di niente» fu veloce nel levarsi il cappello per rivelare meglio il suo volto «Non ti conosco» fu di nuovo l'altro a parlare e la rabbia crebbe nel corvino a dismisura.

Sbatté con violenza un pugno contro la carrozzeria e se ne fregò del dolore «Dannazione Taehyung! Basta con questi stupidi giochi, mi ricordo tutto quanto!»


𝑴𝒀 𝑻𝑨𝑹𝑮𝑬𝑻 // ᵀᵃᵉᵏᵒᵒᵏWhere stories live. Discover now