Sangue. Questa la prima cosa che mi viene in mente quando Ander dice che dovremmo parlare. Vedo i cocci del cristallo sul prato verde che circonda la villa di Veronica e mi chiedo se affogherò nel mio sangue prima che lui possa aprire bocca.
Lo spero, sinceramente, almeno sarà veloce e indolore. E soprattutto non potrò ricordarlo. Preferisco che finisca in uno sbuffo di fumo repentino che si diradi presto piuttosto che trascinarmelo dietro per settimane.
Poi penso al cristallo, a quanto sia fragile, eppure viene considerato delicato. Si maneggia con cura, carezzandolo con le medesime accortezze che si riservano ad un neonato. Si ostenta come un premio, una coppa da mostrare agli accoliti per vantarsi della sua bellezza.
A nessuno pare interessare la sua fragilità, nessuno si preoccupa delle crepe invisibili che lo spaccano dall'interno, aspettando solamente quella goccia che faccia traboccare il vaso per mostrare i cocci ai commensali.
Come dite? Adesso nessuno vuole più ostentarlo? Nessuno vuole ammirarlo? Perché è rotto, e delle schegge nessuno vuole prendersi cura, hanno troppa paura di pungersi.
«Non hai niente da dire?» domanda Ander, interrompendo i miei pensieri. Peccato, non mi sono ancora dissanguata, avrò calcolato male i suoi tempi di reazione.
Tiene ancora il mio mento intrappolato tra le sue dita per costringermi a voltarmi nella sua direzione, ma le mie iridi rifuggono le sue, ostinate.
«Almeno hai detto a Natalie che sono un gran baciatore? Non vorrei che la mia reputazione sia rovinato da una bella e innocente europea» sghignazza per attirare la mia attenzione.
Gli rivolgo un'occhiata affilata ma, di fronte alla sua espressione divertita, non riesco a trattenere un sorriso. Mi sciolgo sotto i suoi occhi nocciola, così profondi che potrei farci un tuffo senza toccare il fondo persino con i tacchi che Natalie mi ha costretto a indossare.
«Non pensavo che ti sarebbe piaciuto così tanto il Wave Organ» inizia prendendola alla larga. Nella testa rimbomba ancora lo sciabordio delle onde che si infrangono contro le tube, i gorgoglii bassi e i sibili acuti che hanno cullato le mie membra e la melodia inedita che ha accompagnato la danza delle nostre labbra.
«È un posto magico» rispondo in sussurro, e lo penso davvero. La musica, il mare, la brezza, la salsedine... tutto di quel posto trasuda magia.
«Beh sei una fatina, immagino tu te ne intenda di posti magici» mi prende in giro lasciando finalmente andare il mio viso. Non distolgo lo sguardo, imprimo i miei occhi nei suoi per rimproverarlo, ma invano.
Il suo viso diviene serio e mi fissa insistentemente, ma ho l'impressione che gli costi molto fare questa domanda: «Tu... non avevi mai baciato nessuno, vero?».
Mi sferza la pelle e sento i cocci ai miei piedi frantumarsi in schegge di dimensioni sempre minori, a ricordarmi quanto io sia stata sola per la maggior parte della mia vita. Non c'è accusa nel suo tono, né scherno né rimprovero né altro, è una semplice insinuazione che tuttavia ha il potere di incatenarmi alla sedia su cui sono seduta.
D'un tratto mi sento nuda sotto il suo sguardo e non è per le cosce scoperte o per il vestito scollato, mi ha sfilato il cappotto e il cuore e li ha riposti con cura sul tavolo, scrutandoli con occhi attenti.
«Ci ho riflettuto dopo... Ho pensato a quel venerdì a casa in cui mi hai detto di non avere amici sull'isola. Però se non hai amici non è detto che non abbia mai baciato nessuno, ho pensato, ma poi... Sei troppo rigida per metterti a baciare gli sconosciuti» conclude con una risatina.
Non mi guarda negli occhi ma non rifugge il mio sguardo, suppongo che voglia lasciarmi il giusto spazio per metabolizzare e abituarmi alla sua maniera così schietta di parlare. Non sa che mi sono abituata da tempo, forse ho iniziato proprio il primo giorno che ci siano incontrati, tra una scintilla lanciata nell'aria e un sorriso irriverente.
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Anche se non voglio
Teen Fiction[Completa] Grazie a un programma di scambio internazionale, una ragazza originaria di una piccola isola europea si trasferisce negli Stati Uniti per un anno, lasciandosi alle spalle la sua vecchia vita. In una città che la accoglie meglio di quanto...