La scuola a San Francisco mi piace, nessuno nota il mio aspetto fuori dal comune, nessuno mi schernisce per la mia altezza, nessuno mi chiede se ho i capelli tinti o se il pallore deriva da qualche strana malattia. Forse potrei essere azzardata, ma anche i bambini qui fanno molte meno domande.
O, più probabilmente, qui non sono così fuori dal comune. Queste persone avranno visto centinaia di albini nella loro vita, probabilmente la città ne è gremita e potremmo fondare un club per combattere i pregiudizi e proclamare la nostra libertà.
Anzi, l'ipotesi più plausibile è che questa gente sia così presa dalla propria vita da non interessarsi minimamente alla mia, com'è giusto che sia d'altronde.
Se c'è una cosa che non ho mai tollerato del Regno sono i pettegolezzi, la falsa cortesia delle comari che sorridono davanti a un caffè esibendo tutte le informazioni che sono state in grado di captare -e travisare, ovviamente. Purtroppo, l'isola è un luogo talmente piccolo che le malelingue che lo abitano, probabilmente, sono più lunghe del viale brecciato che porta al Palazzo Reale.
Per mia fortuna non sono mai stata fautrice di un pettegolezzo, i miei genitori mi hanno educata al rispetto verso gli altri e verso me stessa, per cui non ho mai diffuso false voci sul conto di qualcuno per un tornaconto personale, né ho contribuito alla rete dei pettegolezzi soffermandomi ad ascoltare -e commentare- le faccende altrui.
A quanto pare, tuttavia, non sono tutti dello stesso avviso. Da quando Veronica e Ander hanno avuto quell'acceso diverbio in corridoio e poi lei e Natalie si sono fronteggiate, gli studenti sembrano avermi notata.
Il chiacchiericcio intorno al mio armadietto diminuisce quando mi avvicino e ho sorpreso qualcuno ad additarmi, prima che ritraesse la mano, colto sul fatto. È una situazione sicuramente più tollerabile di quella del Regno, dove una volta una mia compagna di classe si trovò una A scarlatta cucita sullo zaino di ritorno dall'intervallo poiché un ragazzo con cui si era intrattenuta aveva raccontato a tutti cos'era successo tra loro.
Nonostante l'idea di vedere una lettera scarlatta affissa al mio armadietto non mi sembri così plausibile, le occhiate che spesso accompagnano il mio cammino nei corridoi sono in grado di infastidirmi in egual modo. Anzi, se si limitassero ad appiccarmi una lettera all'armadietto, senza di tanto in tanto fissarmi di sottecchi, salvo poi distogliere lo sguardo dopo una mia occhiata particolarmente gelida, forse andrebbe persino meglio
«Dovresti smetterla di ghiacciare tutti sul posto, fatina, quello sguardo così freddo e tenebroso non ti dona.»
Come se mi avesse letto nel pensiero, Ander si materializza accanto a me dando voce ai miei intenti. È un vero peccato che non sia ancora in grado di freddare qualcuno con lo sguardo, se mai dovessi imparare penso che sarebbe proprio lui la prima vittima.
Probabilmente non si è davvero materializzato, ma negli ultimi minuti sono stata così impegnata a fissare di rimando persone che non conosco da non aver prestato attenzione al suo arrivo.
«Non sopporto che la gente mi fissi» mi limito a rispondere, dedicando a lui l'ennesima occhiata glaciale della mattinata. Per fortuna è venerdì ed è ora di pranzo, questo strazio sta per finire e spero che in questo weekend trovino qualcos'altro di cui parlare.
«Già, l'ho notato» risponde con una scrollata di spalle, affiancandomi mentre attraverso il corridoio per dirigermi in mensa. Il mio stomaco brontola, reclamando il suo pasto, e io non vedo l'ora di sfuggire a quegli occhi indiscreti.
Sull'isola non avrei reagito in questo modo, mi sarei limitata a sorbire gli sguardi in silenzio, com'ero abituata a fare da tutta la vita. A San Francisco mi stavo abituando all'anonimato, non voglio che essere stata spettatrice involontaria di quel siparietto da triangolo amoroso tra Natalie, Ander e Veronica mini le mie buone intenzioni e l'augurio che mi ha fatto Anya di lasciar brillare i miei colori. Non riuscirei mai a farlo con tutte queste attenzioni addosso.
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Anche se non voglio
Teen Fiction[Completa] Grazie a un programma di scambio internazionale, una ragazza originaria di una piccola isola europea si trasferisce negli Stati Uniti per un anno, lasciandosi alle spalle la sua vecchia vita. In una città che la accoglie meglio di quanto...